
Il Coronavirus sta mettendo in crisi officine e distributori di ricambi. Con GiPA facciamo un bilancio su Coronavirus e Independent Aftermarket. Ecco cosa succederà (o potrebbe succedere) a officine e distributori
I primi effetti dell’emergenza Coronavirus sull’industria automotive in Europa sono le immatricolazioni auto in picchiata. Ma cosa succederà ad officine e distributori aftermarket in un periodo di crisi così ampio? In Italia a marzo le immatricolazioni sono state in calo del -85% a causa degli stabilimenti fermi (qui la lista aggiornata di tutte le aziende ferme), sia di produttori di autoveicoli sia di componentistica. Un problema che riguarderà anche il settore dell’IAM (Independent Aftermarket) se i produttori di componentistica daranno la priorità alle auto nuove. Nell’emergenza Covid-19 IAM ed OES (Original Equipment Services) hanno più aspetti in comune di quanto si creda e nei prossimi mesi si scoprirà quale dei due prevarrà sull’altro oppure se IAM e OES dovranno unire le forze per superare la crisi. Dalle proiezioni di GiPA (specializzata in studi per il settore auto), in un Webinar riservato a pochi giornalisti specializzati tra cui SicurAUTO.it, sono venuti fuori gli scenari possibili per l’Independent Aftermarket dopo il Coronavirus.
CORONAVIRUS E INDEPENDENT AFTERMARKET: -18% DI FATTURATO NEL 2020
Prima di ripercorrere tutte le ipotesi di quello che succederà (o potrebbe succedere) a officine e distributori aftermarket o di primo equipaggiamento, partiamo dalle certezze. Se la produzione di veicoli e componenti automotive è ferma, le officine possono restare aperte ma sono praticamente vuote. Il flusso di lavoro è rimasto invariato solo per chi fa prevalentemente assistenza alle aziende di trasporto, ai corrieri e ai mezzi di soccorso. Tuttavia, per l’aftermarket in generale, a marzo 2020 il fatturato ha registrato un -65% rispetto al 2019. Aprile sarà ancora peggio, con un -92% (siamo davanti alla prima vera crisi per l’IAM). La ripresa non sarà immediata, in base al sentiment dei protagonisti della filiera, GiPA ipotizza:
– Maggio al 55% dell’attività;
– Giugno all’84%;
– Luglio al 91%.
Le officine che resteranno aperte ad agosto potrebbero realizzare un recupero. Resta una forte incognita sulla rotazione stagionale pneumatici, perché in tanti potrebbero evitare di farla se il lock-down sarà lungo. Le previsioni dicono che l’aftermarket chiuderà il 2020 a -18,3% (precedente stima: -19,3%).
CORONAVIRUS E OFFICINE INDIPENDENTI ALLE PRESE CON BATTERIE E PNEUMATICI
Da un’indagine effettuata da GiPA su 500 automobilisti, risulta che la percorrenza media si è ridotta del -89% tra prima del Covid-19 e ad il pieno dell’emergenza. Alla ripartenza però potrebbe essere proprio il fermo delle auto a dare slancio alle officine indipendenti. Ma solo a partire da settembre 2020 con un ritorno ai livelli del 2019. Le officine dovranno prepararsi in estate a una pioggia di interventi e richieste di soccorso per batterie scariche, rovinate dal fermo auto (come avevamo anticipato già da tempo), e servosterzi elettrici in tilt, oltre alla manutenzione ordinaria rinviata nei 3 mesi precedenti. Per le officine che riusciranno a resistere saranno mesi difficili ma ci sarà la possibilità di riscattarsi. “Restare aperti, magari a regime ridotto – è l’invito agli autoriparatori di Marc Aguettaz, GiPA Italy Country Manager – per essere pronti a ripartire” piuttosto che azzerare l’attività. Una ripartenza che potrebbe mettere in crisi invece le officine indipendenti che hanno puntato nella diffusione attesa dell’auto elettrica, investendo soldi che sfortunatamente potrebbero non aver il ritorno sperato.
CORONAVIRUS: AUTO ELETTRICHE E CO2, COSA SUCCEDERA’?
Con un potere di acquisto molto ridotto, secondo GiPA, i consumatori saranno spinti a rivalutare i programmi dopo il Coronavirus: chi contava di andare in vacanza non ci andrà, come chi voleva comprare un’auto nuova non lo farà. L’emergenza Coronavirus è indubbiamente, quindi, la prima vera crisi dell’IAM. Senza incentivi statali le concessionarie venderanno meno auto nuove e se Bruxelles (come è probabile) asseconderà la richiesta di congelare il tetto dei 95 g/km di CO2 per le Case auto, andrà in frantumi il sogno elettrico. Nonché i piani dei Costruttori, che avrebbero venduto auto elettriche solo per evitare sanzioni sulle emissioni medie, e quelli degli autoriparatori indipendenti, che hanno investito in ristrutturazioni, attrezzature e formazione per l’auto elettrica e ibrida, anticipando un trend rimandato di almeno 5-10 anni dal Coronavirus. Le immatricolazioni di auto nuove torneranno ai livelli pre-crisi nel 2025, secondo le previsioni più ottimistiche di GiPA. Un vuoto che avrà pesanti effetti anche sulle stesse reti di assistenza ufficiali. Intanto però i Costruttori tornerebbero a vendere auto tradizionali, sicuramente diesel, e tecnologie già disponibili per smaltire scorte, azzerando ricerca e innovazione per ridurre i costi (leggi: Con il Coronavirus Elettrificazione addio? Forse torneremo al Diesel).
IAM E OES: LE IPOTESI POST CORONAVIRUS
La fase della ripartenza dopo il Coronavirus creerà anche potenziali condizioni di intesa o rivalità ancora più accentuata tra OES e IAM. La differenza la farà chi sarà più bravo ad uscire dalla crisi. Per gli OES la sfida sarà capire se dare priorità alla fornitura per le auto nuove o ai ricambi “datati”. Indubbiamente il mercato dell’aftermarket indipendente (IAM) è molto più ampio e quindi gli autoriparatori e i distributori non dovrebbero soffrire carenza di parti. Ma alcune attività come le carrozzerie potrebbero dover far fronte a una minore disponibilità di ricambi originali soprattutto durante l’estate. Inoltre, se la fase 2 dell’emergenza Coronavirus richiederà un protocollo sanitario specifico, gli autoriparatori potrebbero essere chiamati a una mole di lavoro ulteriore. Gestire gli spazi di accoglienza, far funzionare al meglio gli appuntamenti, sanificare i veicoli in accettazione sono solo le ipotesi più verosimili.
INDEPENDENT AFTERMARKET E ORIGINAL EQUIPMENT: COSA CAMBIERA’
Rimandare l’elettrico potrà dare ossigeno ai Costruttori, ma la ridotta capacità di acquisto degli italiani rallenterà anche il rinnovamento del parco circolante tra il 2020 e il 2022. Senza incentivi, infatti, le reti di assistenza delle Case auto potrebbero nel medio-lungo termine scomparire e il confine che separa IAM e OES assottigliarsi sempre di più. Le Case auto che non disporranno già di un Network di officine potrebbero accordarsi con Network indipendenti. Un‘ipotesi che, secondo GiPA, ridefinirebbe i confini dell’Independent Aftermarket, incluse le norme Pass-Thru, fronte di scontro tra Costruttori e Autopriparatori indipendenti sull’accesso alle centraline elettroniche di bordo.
Il allegato, come PDF, la presentazione GiPA con ulteriori dettagli.