Stop alle auto ICE in UE, Breton: “a rischio 600 mila posti di lavoro” Il commissionario al Mercato Interno e all’Industria UE certifica i rischi occupazionali legati allo stop alle auto ICE in UE nel corso dei prossimi anni

Stop alle auto ICE in UE, Breton: “a rischio 600 mila posti di lavoro”

Il commissionario al Mercato Interno e all’Industria UE certifica i rischi occupazionali legati allo stop alle auto ICE in UE nel corso dei prossimi anni

4 Novembre 2022 - 06:11

Lo scorso mese di giugno, il Parlamento UE ha dato l’ok allo stop alla vendita di auto ICE. Il programma fissa per il 2035 la fine della commercializzazione di auto benzina, diesel e ibride. A partire da questa data, in tutti i territori UE sarà possibile acquistare solo auto elettriche. Il programma definito dall’UE è, però, ancora tutto da scrivere nei dettagli e i fattori che potrebbero, in un modo o in un altro, modificare i target di azzeramento delle emissioni del settore auto sono diversi come, ad esempio, la rete di colonnine di ricarica ancora poco sviluppata. C’è poi la questione della riconversione dell’industria automotive che potrebbe essere sull’orlo di una bolla occupazionale. Come evidenziato da Thierry Breton, commissionario al Mercato Interno e all’Industria UE, attualmente sarebbero a rischio 600 mila posti di lavoro a causa del passaggio del settore alle auto elettriche.

LE STIME DI BRETON SULLE CONSEGUENZE OCCUPAZIONALI DELLO STOP ALLE AUTO ICE IN UE

Le parole di Thierry Breton sono chiare e lasciano poco spazio all’interpretazione. Secondo quanto riferito dal commissario UE, infatti, nel processo di elettrificazione del settore auto andranno persi 600 mila posti di lavoro in UE. Le conseguenze di una riduzione così marcata dei posti di lavoro sull’economia europea rischiano di essere davvero significative. Breton sottolinea: “Non stiamo parlando solo delle grandi case automobilistiche – che sicuramente ce la faranno – ma stiamo parlando dell’intero ecosistema e della produzione di energia elettrica”. L’intera filiera automotive rischia di dover fare i conti con conseguenze potenzialmente drammatiche dal punto di vista occupazionale. Senza le giuste contromisure al crollo dei posti di lavoro, lo stop alle auto ICE in UE potrebbe essere ridiscusso.

UNA BOLLA OCCUPAZIONALE PER L’UE CON LO STOP ALLE AUTO ICE?

Il rischio di una bolla occupazionale legata allo stop alle auto ICE in UE non è un tema nuovo. Già negli ultimi mesi, infatti, si è parlato in più occasioni di questa questione. L’evoluzione del mercato automotive, infatti, potrebbe portare ad una drastica riduzione degli occupati nel settore. Nel corso del recente evento La Capitale Automobile Consumer si è parlato di quest’argomento evidenziando come in UE ci sarebbero 4 milioni di posti di lavoro a rischio nel settore automotive. Da notare, inoltre, che, secondo una recente indagine di Uilm e Està, in Italia ci potrebbero essere 110-120 mila posti di lavoro a rischio. Le stime di Breton, quindi, potrebbero essere addirittura conservative. L’elettrificazione del settore potrebbe trasformare completamente l’industria automotive europea.

APPUNTAMENTO AL 2026 PER UNA REVISIONE DEL PIANO SULLO STOP ALLE AUTO ICE IN UE

Il programma che porterà allo stop delle auto ICE in UE prevede una serie di step intermedi. Il più importante è fissato per il 2026. Tra pochi anni, infatti, l’UE dovrà verificare lo stato di avanzamento del programma di transizione con l’obiettivo di valutarne la sua reale fattibilità. Secondo Breton: “Dovremmo avvicinarci a quella data di revisione nel 2026 senza tabù”. Al momento, diversi Stati membri dell’UE hanno avanzato proposte in merito ad una revisione del programma. È il caso della Francia che vorrebbe continuare con la vendita di auto ibride plug-in anche dopo il 2035. La Germania, invece, sta valutando la possibilità di puntare sugli E-Fuel che, però, come mostra una recente ricerca sulle potenzialità future del settore non sarebbero sufficienti a colmare il fabbisogno UE. Dall’Italia, invece, è arrivata la proposta di puntare sulla neutralità tecnologica come recentemente confermato dal neo ministro dell’Ambiente Picchetto Fratin.

STOP ALLE AUTO ICE IN UE: C’E’ ANCHE IL PROBLEMA DELLE MATERIE PRIME

Il rischio di un crollo dei livelli occupazionali è solo una delle problematiche connesse allo stop alle auto ICE in UE. Nel corso dei prossimi anni, infatti, il settore delle quattro ruote dovrà fare i conti con diversi problemi da risolvere. Come evidenziato dal commissario UE, infatti, entro il 2035 saranno necessarie molte più materie prime: “avremo bisogno di 15 volte più litio entro il 2030, quattro volte più cobalto, quattro volte più grafite, tre volte più nichel“. Senza il giusto quantitativo di materie prime a disposizione dell’industria, lo stop UE alle auto ICE potrebbe essere insostenibile. Da non sottovalutare è anche la questione dell’energia. La crisi energetica in corso ha confermato le difficoltà di produrre energia elettrica con costi sostenibili. In futuro, con il passaggio ad una mobilità elettrica, sarà necessario produrre ancora più elettricità con un’attenzione particolare ai costi.

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