Elkann e De Meo: “Auto europea rischia di sparire, ecco come evitarlo” Foto: Sébastien Soriano/Le Figaro

Elkann e De Meo: “Auto europea rischia di sparire, ecco come evitarlo”

John Elkann e Luca De Meo parlano del futuro dell'industria automobilistica europea sottolineando i rischi del settore senza un'inversione di rotta

 

John Elkann e Luca De Meo parlano del futuro dell'industria automobilistica europea sottolineando i rischi del settore senza un'inversione di rotta

6 Maggio 2025 - 13:30

John Elkann e Luca de Meo, rispettivamente presidente di Stellantis (nonché AD ad interim in attesa del nuovo CEO) e AD del gruppo Renault, quindi due tra le figure chiave dell’industria automobilistica del Vecchio continente, hanno lanciato un monito sul futuro dell’auto europea, ritenendolo fortemente a rischio e considerando il 2025 un anno chiave per invertire la rotta, perché forse dopo non ci sarà più tempo. I due dirigenti d’azienda ne hanno parlato nel corso di un’insolita intervista congiunta al quotidiano francese Le Figaro, spiegando tra le altre cose che la transizione elettrica dovrebbe essere guidata dal mercato e non imposta per legge, con chiaro riferimento allo stop alla vendita di auto termiche dal 2035.

AUTO EUROPEA SEMPRE PIÙ A RISCHIO

Il titolo dell’articolo di Le Figaro, “Il destino dell’industria automobilistica europea si decide quest’anno“, la dice lunga sulla volontà di Elkann e de Meo di considerare il 2025 un anno cruciale: “Quest’anno per la prima volta la Cina produrrà più dell’Europa e degli Stati Uniti messi insieme“, ha sottolineato il presidente di Stellantis, “di conseguenza l’Europa deve scegliere se vuole ancora essere una terra di industria automobilistica o un semplice mercato. Tra cinque anni, a questo ritmo di declino, sarà troppo tardi. L’Europa è l’unico dei grandi mercati mondiali che non ha ritrovato il suo livello pre-Covid“.

A rincarare la dose il CEO di Renault de Meo (che molti avrebbero voluto come successore di Tavares proprio in Stellantis, ipotesi però irrealizzabile), secondo cui “il livello attuale delle vendite è un disastro” e inoltre “c’è in gioco una questione strategica anche per gli Stati, visto che il settore rappresenta 400 miliardi di entrate fiscali in Europa“.

LE PROPOSTE DI ELKANN E DE MEO PER RILANCIARE L’INUSTRIA AUTOMOTIVE EUROPEA

Ma quali sono le soluzioni per fermare il declino dell’auto europea? Per de Meo occorre innanzitutto “una regolamentazione differenziata per le piccole auto: ci sono troppe regole concepite per auto più grandi e più costose, il che non ci permette di fare piccole auto in condizioni accettabili di redditività. Stellantis e Renault Group, che insieme pesano il 30% del mercato, condividono la stessa scuola di pensiero che prevede di produrre e vendere auto popolari in Europa e per l’Europa. Ci sono poi i marchi premium (con ovvio riferimento ai tedeschi, ndr), per i quali l’Europa conta certamente, ma la cui priorità è l’esportazione. Da vent’anni è la loro logica che ha dettato la regolamentazione del mercato“.

Non a caso John Elkann ha citato “normative europee che tendono a rendere le auto sempre più complesse, pesanti e care“, riducendo l’accessibilità a un’ampia fascia di popolazione e la disponibilità di vetture nei segmenti di fascia bassa. “Le regole europee sono pensate per auto di fascia alta e penalizzano le vetture piccole“, ha confermato Luca de Meo. “Non si può trattare una citycar da 3,80 metri come una berlina da 5,5, e non è affatto un caso che tra il 2015 e il 2025 il costo di una Clio sia aumentato del +40% e gran parte del rincaro, circa il 90%, sia dovuto agli oneri normativi“.

IL PASSAGGIO ALL’ELETTRICO LO DECIDE IL MERCATO

Non crediate che siamo nostalgici del XX secolo“, hanno poi concluso i due manager italiani, “siamo industriali del XXI secolo, capaci di offrire al maggior numero di persone una gamma di prodotti completa, dal tutto elettrico all’ibrido e al termico di nuova generazione, come dimostrano i prodotti che abbiamo lanciato di recente. Tuttavia, così come è scritta, la direttiva 2035 è sbagliata perché il mercato non compra quello che l’Europa vuole che noi vendiamo. A queste condizioni non riusciremo a sostituire la totalità dei volumi attuali con l’elettrico. Tutti i paesi del mondo che hanno un’industria automobilistica si organizzano per proteggere il loro mercato, tutti tranne l’Europa: e quindi alla Commissione UE chiediamo non aiuti ma politiche industriali forti, le stesse che stanno adottando in Cina, negli Stati Uniti e nei Paesi emergenti“.

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