Auto aziendale: come si dividono le spese tra datore e lavoratore?

Auto aziendale: come si dividono le spese tra datore e lavoratore?

La divisione delle spese tra datore e lavoratore in relazione all’uso dell’auto aziendale è fondamentale per ragioni fiscali ed economiche

7 Luglio 2022 - 03:07

Non un semplice benefit perché l’auto aziendale rappresenta anche un innegabile vantaggio fiscale. Ai benefici di carattere pratico, soprattutto quando il veicolo è concesso a uso promiscuo e dunque per uso allargato alle ragioni personali, si aggiungono quelli economici che si intrecciano inevitabilmente con la questione delle imposte da pagare. Il punto da approfondire è anche un altro. Come si dividono le spese tra datore e lavoratore nel caso di assegnazione dell’auto aziendale? La risposta è meno scontata di quel che apparentemente potrebbe sembrare. Lo è perché l’Agenzia delle entrate è intervenuta in maniera precisa a chiarire il trattamento da riservare ad alcune voci di spesa. In particolare sui costi per il pedaggio e il carburante per le auto aziendali. E la questione è finita anche sul tavolo dei giudici. Facciamo quindi chiarezza in base alle più recenti determinazioni.

AUTO AZIENDALE A USO PROMISCUO, MODALITÀ SEMPRE PIÙ DIFFUSA

Uno dei casi più comuni di assegnazione dell’auto aziendale è per uso promiscuo. In buona sostanza, il dipendente utilizza il mezzo sia per ragioni lavorative e sia per motivi personali. Ad esempio nel fine settimana per concedersi una gita fuori porta con la famiglia. Oppure per andare a fare la spesa o qualunque altro tipo di attività slegata dal lavoro. Siamo davanti a un vero e proprio fringe benefit di valore economico. In questo caso, le spese di gestione dell’auto sono generalmente a carico del datore di lavoro. Quest’ultimo si sobbarca i costi relativi a:

– bollo auto e assicurazione;

– tagliando;

revisione.

La variabile è piuttosto rappresentata dalle spese del carburante o dell’energia elettrica per la ricarica di una eventuale batteria. Questi costi possono infatti essere assegnati anche al lavoratore, almeno per la parte relativa agli spostamenti privati.

Auto aziendali

 

AUTO AZIENDALE, PERCHÉ È IMPORTANTE LA DIVISIONE DELLE SPESE

C’è un motivo in più per cui è così importante la divisione delle spese tra datore e lavoratore in relazione all’uso dell’auto aziendale. Si tratta della tassazione. Dal punto di vista strettamente fiscale, per il lavoratore l’utilizzo dell’auto aziendale è una forma di reddito da tassare. Dal lato aziendale, le spese affrontate possono essere dedotte. Non tutte e solo nel rispetto di alcuni requisiti ben precisi. Ancora più esattamente, la tassazione dell’auto aziendale si calcola in misura forfettaria. Gli elementi considerati sono

– il tipo di veicolo;

– la marca;

– il modello;

– l’alimentazione;

– la cilindrata;

– la potenza;

– il livello di emissioni inquinanti secondo la logica che più le auto impattano sull’ambiente e più elevate sono le imposte.

In pratica, a parità di percorrenza, la cifra finale varia in base all’auto. Punto di riferimento sono le tabelle Aci, aggiornate di anno in anno, che prendono a base il 30% di una percorrenza annua di 15.000 chilometri.

Auto aziendali

CARBURANTE E PEDAGGIO CON AUTO AZIENDALE: LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE

In questo contesto si inserisce una importante sentenza della Corte di Cassazione in relazione alle spese per l’auto aziendale. Per i giudici i costi per il rifornimento del carburante e per il pagamento del pedaggio autostradale possono essere disconosciuti dall’Agenzia delle entrate e recuperati a tassazione se l’amministrazione può dimostrare l’utilizzo del veicolo per ragioni personali del lavoratore. Si tratta della motivazione con cui la Suprema Corte – con l’ordinanza 26551 del 23 novembre 2020 – ha rigettato il ricorso del contribuente. Quest’ultimo non aveva presentato le prove che attestavano lo spostamento con altri mezzi e né aveva dimostrato l’uso dell’auto per scopo di lavoro lungo le tratte percorse. La società aveva dedotto i costi dell’auto aziendale per uso promiscuo concessa al lavoratore, includendo anche le spese di carburante e pedaggi. Tuttavia per l’Agenzia delle entrate (le cui tesi sono state accolte dai giudici), questi costi non erano riferiti all’attività di impresa.

Incidente con auto aziendale

L’AUTO AZIENDALE E IL PRINCIPIO DELL’INERENZA

Il principio chiave di cui ha tenuto conto nel rigettare il ricorso è stato quello dell’inerenza dei costi associati all’uso dell’auto aziendale. Per la Cassazione “attiene alla compatibilità, coerenza e correlazione degli stessi non ai ricavi in sé, bensì all’attività imprenditoriale svolta idonea a produrre redditi”. Nei casi poco chiari, la prova dell’inerenza ovvero “dell’esistenza e natura della spesa, dei relativi fatti giustificativi e della sua concreta destinazione alla produzione quali fatti costitutivi su cui va articolato il giudizio di inerenza, incombe poi sul contribuente in quanto soggetto gravato dell’onere di dimostrare l’imponibile maturato”.

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