
La partita dei dazi UE sulle auto elettriche cinesi è appena iniziata: la Germania vuole proteggere i suoi interessi nel mercato cinese e tenterà di bloccare gli aumenti
La partita dei dazi UE sull’import di auto elettriche cinesi è appena iniziata e fino al 4 luglio 2024, giorno in cui dovrebbero entrare in vigore gli aumenti che hanno portato le tariffe doganali fino al 48%, potrebbero cambiare molte cose. Lo dimostra per esempio il fatto che la Germania, uno dei Paesi più influenti dell’Unione Europea e da sempre contrario al provvedimento anti-Pechino, ha già iniziato a muovere i fili per bloccare i dazi o quanto meno per ammorbidirli. Il Governo tedesco è messo sotto pressione dalle potenti case auto del Paese che hanno grandi interessi sul mercato cinese e vedono malvolentieri non solo i dazi ma anche le possibili ritorsioni che le Autorità della Cina hanno già minacciato nei confronti dei produttori europei.
GERMANIA OTTIMISTA SUL BLOCCO DEI DAZI
Secondo le indiscrezioni che girano nelle ultime ore, i funzionari di Berlino sono comunque ottimisti sul fatto che l’UE possa trovare una soluzione nei colloqui diretti con il Governo cinese che si terranno da qui al 4 luglio, e che ci sia dunque spazio per un accordo prima dell’applicazione provvisoria dei dazi (diventeranno poi definitivi a novembre dopo la ratifica degli Stati membri). L’ottimismo dei tedeschi nasce soprattutto dal fatto che anche altri Paesi UE, ad esempio Svezia e Ungheria, sono dichiaratamente contrari ai dazi verso le auto elettriche cinesi, così come la quasi totalità dei marchi automobilistici, compresa Stellantis. Tuttavia, dicono sempre da Berlino, l’accordo si potrà trovare solo se tutte le parti in causa spingeranno per ottenerlo.
A tal proposito il ministro dell’economia tedesco Robert Habeck ha affermato, subito dopo l’annuncio dei dazi, che bisogna assolutamente fermare questa pericolosa escalation tariffaria. confermando che si recherà in Cina la prossima settimana per discutere la questione con i funzionari governativi locali.
DAZI UE VERSO LE AUTO CINESI: A QUANTO AMMONTANO
Ricordiamo che i dazi decisi dall’UE prevedono aumenti da un minimo del 17,4% fino a un massimo del 38,1% a seconda dei marchi coinvolti. La Commissione europea ha deciso infatti di applicare ‘dazi individuali‘ in base al livello di collaborazione offerto dalle case cinesi durante l’indagine anti-dumping e alla quantità di sussidi ricevuti dallo Stato. Quella maggiormente stangata risulta la SAIC Motor, che tra gli altri produce anche le MG, mentre BYD è stata meno colpita. Da notare che si tratta di misure ‘compensative’ che pertanto si aggiungono alla tariffa ordinaria del 10% già applicata sull’import di auto elettriche di qualsiasi provenienza. Per cui nel peggiore dei casi la tariffa doganale sull’import in Europa di auto elettriche cinesi può diventare del 48,1%.
LA RISPOSTA DI PECHINO: DAZI SULL’IMPORT DI AUTO EUROPEE DI GROSSA CILINDRATA?
In questo scenario la Cina non ha nessuna intenzione di subire senza ribattere e infatti, secondo l’emittente statale CCTV, starebbe già valutando una dura risposta ai dazi europei accelerando le pratiche per aumentare le tariffe doganali sui veicoli a benzina di grossa cilindrata provenienti dall’UE e dall’USA. In questo caso sarebbero maggiormente colpiti proprio brand tedeschi come Audi, BMW e Porsche (Volkswagen). In particolare gli aumenti, anche in questo caso provvisori, riguarderebbero l’import di motori superiori a 2,5 litri con dazi fino a un massimo del 25%. Una mossa giudicata in linea con le regole del WTO e con gli sforzi di Pechino per promuovere la transizione green e abbattere le emissioni di carbonio.
Tra l’altro secondo i calcoli della China Passenger Car Association, l’UE esporta ogni anno verso il Dragone auto con motori di grande cilindrata per un valore totale di 18 miliardi di dollari, una cifra ritenuta superiore al valore dei veicoli elettrici spediti dalla Cina nel Vecchio Continente. Le ritorsioni di Pechino però non si fermerebbero alle automobili: sarebbero infatti in corso di valutazione aumenti delle tasse doganali sulle importazioni di brandy e di carne di maiale dall’Europa.