UE avvia un’indagine anti-dumping sulle auto cinesi

UE avvia un’indagine anti-dumping sulle auto cinesi

La Commissione UE avvia un'indagine anti-dumping sull'importazione di auto elettriche cinesi. Se sarà riconosciuta la concorrenza sleale verranno imposti dei dazi

13 Settembre 2023 - 13:30

La notizia era nell’aria da mesi e adesso l’ha confermata Ursula Von der Leyen durante l’annuale discorso sullo stato dell’Unione Europea, l’ultimo come presidente dell’esecutivo comunitario prima delle elezioni del 2024. La Commissione UE ha aperto un’indagine anti-dumping sulle importazioni di auto elettriche cinesi al fine di raccogliere tutte le informazioni necessarie per arrivare, se fosse riconosciuta la concorrenza sleale, a imporre dei dazi. L’avvio dell’indagine rappresenta una vittoria politica per la Francia di Macron, che ha spinto molto sulla linea dura verso Pechino, e una sconfitta per la Germania, che invece era nettamente contraria.

UE: INDAGINE ANTI-DUMPING SULLE AUTO CINESI. VON DER LEYDEN PARLA DI CONCORRENZA SLEALE

Von der Leyen ha spiegato che “i mercati globali sono invasi da auto elettriche cinesi particolarmente economiche perché il loro prezzo è tenuto artificialmente basso da enormi sussidi statali. Questa tendenza provoca distorsioni di mercato. Per questo annuncio che la Commissione europea sta avviando un’indagine anti-sovvenzioni sui veicoli elettrici provenienti dalla Cina. L’Europa è aperta alla concorrenza; non a una corsa al ribasso. Dobbiamo difenderci dalle pratiche sleali”. Von der Leyen ha ricordato l’esempio del fotovoltaico, quando l’industria europea del settore, un tempo dominane, è stata letteralmente spazzata dalla concorrenza cinese e oggi risulta sostanzialmente sparita.

UE: INDAGINE SULLE AUTO CINESI MA MANTENERE DIALOGO CON PECHINO

L’UE non avrebbe comunque l’intenzione di iniziare una ‘guerra’ commerciale contro la Cina. La presidente della Commissione ha infatti specificato che “è essenziale mantenere aperta la porta della comunicazione e del dialogo con la Cina. Vi sono infatti anche temi su cui possiamo e dobbiamo cooperare. Ridurre i rischi senza disaccoppiarsi: questo sarà il mio approccio con i leader cinesi al vertice UE-Cina alla fine di quest’anno”. Nei giorni scorsi anche l’associazione europea dei produttori di automobili (ACEA) aveva ribadito la necessità di proteggere l’industria dell’auto dall’invasione cinese mantenendo comunque un approccio equilibrato. Questo perché l’apertura del mercato cinese ha fruttato anche notevoli benefici a molti produttori europei, ed è destinata a continuare a farlo.

UE indagine anti-dumping auto cinesi

INDAGINE ANTI-DUMPING: VITTORIA POLITICA DELLA FRANCIA

Proprio per quest’ultimo motivo la Germania si era sempre opposta a qualsiasi iniziativa che potesse alimentare tensioni con la Cina, visto che i tedeschi sono presenti da tempo sul mercato cinese con gli impianti produttivi di diversi costruttori. La Cina è inoltre un importante mercato di sbocco per le esportazioni della Germania e tra le principali destinazioni per i suoi investimenti esteri. Ma l’annuncio dell’indagine anti-dumping dimostra invece che è passata la linea francese, assai meno conciliante verso il ‘pericolo’ cinese. Del resto nelle scorse settimane Macron, per difendere l’industria automobilistica del suo Paese, aveva dichiarato di voler introdurre nuovi incentivi per auto elettriche che escludessero però le vetture prodotte in Cina.

Adesso bisognerà vedere come reagirà la Cina alla mossa dell’Unione Europea. Va tenuto presente che il mercato europeo è considerato strategico dai produttori di auto cinesi, elettriche e non, anche perché quello interno inizia a mostrarsi saturo. D’altro canto un’auto elettrica su due nel mondo circola grazie a una batteria made in China. Insomma, una ‘guerra’ commerciale non conviene a nessuno, vedremo se le diplomazie riusciranno a trovare un punto d’incontro.

CHE COS’È LA PROCEDURA ANTI-DUMPING

In attesa di scoprire gli sviluppi futuri, ricordiamo brevemente in cosa consiste la procedura anti-dumping. Serve a proteggere il mercato comunitario di un determinato prodotto (in questo specifico caso il mercato automobilistico) dai danni al sistema produttivo derivanti dalle importazioni di beni offerti a prezzi inferiori ai prezzi degli stessi beni venduti sul mercato d’origine. La procedura è regolata dal diritto comunitario ed è condotta dalla Commissione europea, d’ufficio o dietro presentazione di un ricorso da parte dei soggetti interessati. In caso di accertamento dell’esistenza di un comportamento di dumping, la procedura prevede l’applicazione di dazi all’importazione, ossia dazi che sono diretti ad innalzare il prezzo finale del bene importato fino al livello dei prezzi vigente nel mercato d’origine della merce, a meno che non sia possibile concludere con le aziende produttrici dei beni importati un accordo di prezzo minimo che abbia lo stesso effetto.

dazi antidumping sono applicati se, nel corso del procedimento, vengono accertate quattro condizioni:

  • esistenza della pratica di dumping, cioè quando il prezzo di vendita di un prodotto esportato nel mercato comunitario risulta inferiore al prezzo dello stesso prodotto vigente sul mercato d’origine della merce;
  • l’esistenza di un importante pregiudizio a carico dei produttori comunitari derivante dal dumping;
  • esistenza di un nesso causale tra il pregiudizio e il dumping (ossia il danno dell’industria europea deve essere causato dalle importazioni in dumping);
  • interesse della comunità: i benefici derivanti dall’introduzione del dazio devono essere superiori ai costi che ne deriverebbero (ad esempio a carico dei consumatori).

La procedura anti-dumping normalmente si chiude entro un anno dal suo inizio, anche se il termine perentorio è di 15 mesi. Dopo 60 giorni dall’avvio della procedura possono essere imposti dazi provvisori, mentre quelli definitivi sono decisi dal Consiglio dei ministri dell’Unione Europea, su proposta della Commissione e dietro consultazione con gli Stati membri. Il regolamento di imposizione dei dazi resta in vigore per 5 anni, a meno che le parti interessate, o la Commissione d’ufficio, non richiedano l’avvio di una procedura di revisione.

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