
Anche in Italia si sta diffondendo la figura dello Psicologo del Traffico, ma chi è? Quali sono le sue aree di intervento? Vediamolo insieme
Da qualche anno anche in Italia sta prendendo piede la figura dello Psicologo del Traffico. Figura che, invece, nel contesto europeo è già da tempo considerata ormai un ambito classico della psicologia. Ma cosa fa? Lo psicologo del traffico è un professionista che, se consultato, può portare ad un incremento della qualità degli interventi messi in atto in questo ambito. Basandosi sulla ricerca, può mettere in luce la presenza/assenza di evidenze scientifiche per determinati interventi e apportare suggerimenti per migliorarne la qualità e l’efficacia. Inoltre, il suo intervento può collocarsi nel percorso formativo di tutti gli agenti che si trovano a vivere il sistema strada. Quali sono, dunque, i principali obiettivi e le sue aree di intervento?
PSICOLOGIA DEL TRAFFICO: GLI OBIETTIVI
La Psicologia del traffico rappresenta un ambito di ricerca e di intervento professionale della psicologia consolidato a livello internazionale, ma ancora poco diffuso in Italia. Obiettivo principale è la tutela della salute pubblica nell’ambito della circolazione stradale e nel miglioramento nella qualità della mobilità. Essa si focalizza:
– sulle condotte degli utilizzatori della strada, sui processi psicologici che le sostengono e sulle caratteristiche delle infrastrutture;
– cerca di minimizzare i rischi per la salute connessi all’uso dei vari mezzi di trasporto;
– mira a ridurre gli incidenti e incrementare la sicurezza.
È intesa come branca della più generale psicologia dei trasporti di persone e cose, non solo su strada ma anche nelle ferrovie, aviazione e marina. Essa si occupa, quindi, anche dei problemi umani e sociali connessi con la mobilità sostenibile.
PSICOLOGO DEL TRAFFICO: LE AREE DI INTERVENTO
Lo psicologo del traffico è un laureato magistrale in Psicologia, abilitato all’esercizio della professione ed iscritto all’Albo degli psicologi nella sezione A. Si tratta quindi di un professionista che studia il comportamento di guida in modo scientifico, con una formazione specifica. Gli ambiti di applicazione sono vari e includono diverse attività. I principali ambiti sono:
– valutativo e riabilitativo: effettua valutazioni di idoneità alla guida (serve una specifica formazione nell’ambito della sicurezza stradale secondo l’art. 119, comm. 9., C.d.S);
– educativo: attiva percorsi di educazione stradale e interventi nell’ambito della mobilità;
– consulenza, insegnamento o formazione a esperti del traffico. Può collaborare, inoltre, nello sviluppo delle leggi o dei quiz per l’esame teorico di conseguimento della patente;
– perizie dopo incidenti stradali sia per il reo che la vittima;
– preventivo con la creazione di campagne di prevenzione per una guida sicura e la progettazione e valutazione di veicoli e infrastrutture.
LO PSICOLOGO DEL TRAFFICO NEL CONTESTO EUROPEO
Obiettivo dell’Unione Europea è la riduzione stabile del numero degli incidenti stradali con morti e feriti. Gli incidenti stradali portano sempre ad una perdita enorme di risorse economiche ed individuali, oltre che dolore personale e familiare. Nonostante ciò sono evitabili. Questa riduzione degli incidenti stradali è possibile se le conoscenze e i metodi della psicologia traffico, assieme alle conoscenze della medicina del traffico, vengono applicate in misura maggiore di quanto avviene attualmente. Solo così si possono raggiungere e consolidare gli obiettivi della riduzione degli incidenti stradali a lungo termine. Questo ambito di ricerca si è particolarmente sviluppato nell’Europa Centrale e del Nord raggiungendo standard molto elevati per esempio in Germania e in Austria, ma anche in Spagna e Francia. E in Italia? Quali sono le attività per cui lo psicologo del traffico è chiamato ad agire?
LA DIFFUSIONE DELLA PSICOLOGIA DEL TRAFFICO IN ITALIA
Come ambito professionale di recente definizione in Italia, invece, si fa riferimento ad alcuni contesti operativi che cominciano lentamente a delinearsi:
– Aziende Sanitarie all’interno delle Commissioni mediche patenti.
– Centri di riabilitazione e servizi socio-sanitari dedicati.
– Dipartimenti di Prevenzione.
– Scuole medie di primo e secondo grado per progetti dedicati all’educazione stradale.
– Servizi di Comuni che attivano progetti di educazione alla mobilità.
– Servizi di formazione per l’abilitazione di insegnanti e istruttori di autoscuole, consulenze a periti assicurativi, a mobility manager, ecc.
Soltanto nel 2007 è stata istituita l’Unità di Ricerca in Psicologia del Traffico presso l’Università Cattolica di Milano. Una professione relativamente giovane dunque e ancora poco diffusa. Ma soprattutto, con quale potenziale sviluppo in un futuro prossimo?
Contributo a cura di Marianna Martini – Psicologa del Traffico