Comportamenti alla guida: la pressione del tempo sulla sicurezza

Comportamenti alla guida: la pressione del tempo sulla sicurezza

“Sono in ritardo”, “devo correre”, “non riuscirò mai a fare tutto”. Chi non si è mai trovato a pronunciare queste frasi almeno una volta?

10 Febbraio 2023 - 08:41

Nella società di oggi siamo in continua apprensione per il tempo che scorre, con la paura di essere continuamente in ritardo e la conseguente sensazione di essere sotto pressione. Guidare però è un’attività complessa e i tempi degli spostamenti non dipendono solo da noi e dalla nostra fretta. Per questo motivo è necessario mettersi alla guida con il giusto atteggiamento: solo così possiamo evitare errori di valutazione e comportamenti inadeguati. La sicurezza dei nostri tragitti, infatti, dipende da molti fattori.

COMPORTAMENTI ALLA GUIDA: STRESSATI E IN COSTANTE PERICOLO

Nel linguaggio comune, molto spesso, il termine “stress” viene utilizzato in modo improprio e confuso con la percezione di uno “stressors”. Con il primo s’intende la risposta del nostro organismo allo stimolo stressante, mentre lo stressors definisce una situazione-stimolo qualsiasi che può accadere, sia essa positiva o negativa. La reazione che costituisce lo stress investe tutto l’organismo ed è estremamente utile perché favorisce l’adattamento della persona agli improvvisi avvenimenti negativi, contribuendo alla propria sopravvivenza e viene chiamata eustress. Quando invece la reazione di stress è troppo intensa o lo stimolo negativo è prolungato, le variazioni dell’organismo possono diventare stabili, predisponendo l’individuo a difficoltà. In questi casi si parla di stress cronico o distress. La risposta dell’organismo agli stressors si sviluppa in 3 fasi:

Allarme: l’organismo tenta di riconoscere lo stimolo e cerca di adeguarvisi;

Resistenza: il corpo e la mente intervengono attraverso una complessa reazione biologica;

– Se lo stimolo stressante persiste, l’organismo esaurisce le sue energie, ed entra nell’ultima fase, detta esaurimento.

LA FRETTA: ACERRIMA ALLEATA DELLA VELOCITÀ

Viaggiare anche a pochi chilometri orari oltre il limite consentito può essere fatale. Considerando i tempi di reazione e gli spazi di arresto dei veicoli, infatti, la velocità elevata può comportare l’investimento di un pedone o un tamponamento. Molti incidenti stradali sono provocati da conducenti che non hanno comportamenti spericolati ma che purtroppo riflettono abitudini di velocità inadeguate e comuni alla maggior parte degli utenti della strada. La velocità inadeguata associata alle distrazioni diventano quindi le principali cause degli incidenti stradali. Conseguentemente la velocità va costantemente adeguata a:

  • Raggio di visibilità;
  • Condizioni della strada e metereologiche;
  • Ostacoli o pericoli prevedibili.

A 65 Km/h l’autovettura percorre nell’intervallo psicotecnico (tempo di reazione) 18 metri, poi altri 25 metri in frenata. A 50 Km/h l’autovettura percorre nell’intervallo psicotecnico 14 metri e circa 15 metri di frenata, ovvero 10-15 metri in meno. Se ne deduce che eccessi di velocità apparentemente modesti incidono pesantemente sulla capacità di fermare un’auto. Pochi chilometri orari in più possono fare la differenza, perché raddoppiando la velocità i metri necessari a fermarsi triplicano!

SICUREZZA ALLA GUIDA: FRETTA E VELOCITÀ A SCAPITO DEI PIÙ DEBOLI

Quando siamo di fretta sembra proprio che chi occupa la nostra corsia sia colpevole di farci perdere tempo. Perché entriamo in competizione? Il Sistema Competitivo o agonistico si attiva quando si rende necessario definire delle posizioni di dominanza o sottomissione in presenza di una risorsa limitata, il tempo. Le emozioni che si provano sono la collera, la paura se penso che l’altro abbia maggiori capacità, se sono sconfitto compare vergogna, che sua volta è seguita da umiliazione e tristezza. Nel vincitore si passa dalla collera a un sentimento di orgoglioso trionfo, che può mescolarsi con il disprezzo nei confronti dello sconfitto. Se decidiamo di fare una manovra avventata per vincere la sfida della precedenza e guadagnare qualche secondo in più, potremmo esporre il più debole in strada a grossi rischi. Per passare dalla competizione all’agire cooperativo, si deve creare un periodo intermedio, dove emergano tolleranza e fiducia, dove può farsi strada un principio morale: il dovere di difendere il più debole in strada. Il principio di difesa del più debole ci farà sentire più giusti, interi e connessi con l’altro.

Contributo a cura di Marianna Martini – Psicologa del Traffico

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