Comportamenti al volante: se la guida è lo specchio dell’anima Ami fare più attività e impegnarti in mille progetti? Vivere “a cento all’ora” potrebbe ripercuotersi sulle tue abilità di guida. Lo dice uno studio

Comportamenti al volante: se la guida è lo specchio dell’anima

Ami fare più attività e impegnarti in mille progetti? Vivere “a cento all’ora” potrebbe ripercuotersi sulle tue abilità di guida. Lo dice uno studio

21 Luglio 2022 - 08:07

In quest’epoca storica l’essere multitasking, saper cioè svolgere più attività contemporaneamente, sempre essere un dono. Il nostro cervello, per quanto sviluppato, ha risorse limitate che deve ripartire sui vari compiti a seconda dell’importanza che attribuisce loro. Questo porta indubbiamente a commettere degli errori che, trovandosi alla guida, possono essere fatali. In ottica preventiva, il nostro comportamento al volante potrebbe, però, essere predetto dal nostro stile di vita. Sembrerebbe, infatti, che un trasgressore sia tale anche nella quotidianità, dal cibo che mangia all’attività fisica che svolge. Uno studio sostiene che chi vive al limite, guida al massimo. Scopriamo come.

QUANDO LO STILE DI VITA RIFLETTE IL COMPORTAMENTO ALLA GUIDA: LO STUDIO

Già in passato alcuni studi avevano segnalato un’associazione tra condanne alla guida, incidenti e comportamenti quotidiani come mangiare cibo spazzatura o consumare bevande alcoliche. Ciò suggerirebbe che i comportamenti rischiosi nella guida e nella vita possono avere una base psicologica comune. In uno studio innovativo, sono stati combinati i dati psicologici, genetici e biochimici con i registri della polizia e delle assicurazioni. Gli 817 partecipanti allo studio (49,2% maschi, 50,8% femmine) hanno compilato alcuni questionari per misurare fattori come l’impulsività e l’aggressività. Associando questi risultati ai database della polizia e delle assicurazioni, i ricercatori hanno iniziato a scoprire alcuni dei collegamenti associati alla guida rischiosa. 137 conducenti che erano stati ammoniti per aver superato i limiti di velocità tendevano ad avere tempi di reazione più rapidi. Questi avevano anche ottenuto punteggi più alti sull’aggressività fisica e verbale, dichiarato di praticare un’attività fisica assidua e consumare maggiormente cibi spazzatura.

PERSONALITÀ E ECCESSO DI VELOCITÀ: QUALI INFLUENZE?

Alcuni studi hanno cercato di individuare il profilo del perfetto trasgressore al volante, altri di sentenziarne una diagnosi. Ma non è una diagnosi che causa una guida rischiosa, sono i comportamenti che compongono la diagnosi. Alcuni conducenti, per personalità o storia personale, possono essere più inclini agli incidenti perché sono abituati a correre rischi, ad una maggiore iperattività, impulsività o distrazione. O ancora ad una maggiore vulnerabilità a fattori che interferiscono con la guida. Oltre che dall’incapacità di tenere a freno l’iperattività cerebrale, infatti, tale comportamento può dipendere, all’opposto, dal non riuscire ad attivare i normali freni inibitori. In fondo accelerare troppo equivale a frenare troppo poco e ciò non solo al volante, ma anche nella vita. Giocare d’azzardo, bere troppi alcolici, abusare di droghe potrebbero essere così predittori di comportamenti a rischio come non allacciare le cinture o eccedere in velocità.

SE LA PREVENZIONE INIZIASSE DALLA MENTE: L’IDONEITÀ PSICOLOGICA ALLA GUIDA

Per predire che tipo di comportamenti sceglierà una persona bisognerebbe analizzare le regioni tipicamente implicate nelle funzioni esecutive. Controllo, memoria esecutiva e attenzione sono tutte funzioni superiori impiegate in compiti complessi, nuovi o nei quali è implicato un processo di decisione. Come appunto la guida di un’auto. A queste va aggiunta l’area ventromediale della corteccia cerebrale prefrontale che, se compromessa, è implicata nei comportamenti privi di controllo, lasciando intatte le facoltà intellettive. Si tratta di soggetti prefrontali, tipicamente incuranti delle conseguenze future delle loro azioni e con una marcata incapacità di prendere decisioni. Questo profilo ben si adatta al guidatore spericolato che non pensa assolutamente alle conseguenze che la sua guida può provocare. Questi esempi, seppur necessitino di ulteriori conferme scientifiche, ci portano in un’unica direzione. L’idoneità alla guida non può più esimersi da un’accurata valutazione della mente, nonché delle storia di guida del conducente.

SICUREZZA STRADALE: CONOSCERE LA STORIA DI GUIDA PER RIDURRE IL NUMERO DI INCIDENTI

L’Estonian Psychobiological Study of Traffic Behavior è uno studio a lungo termine che ha iniziato a raccogliere dati nel 2001. Si ritiene che, ad oggi, sia l’unico studio a lungo termine al mondo a seguire i conducenti considerandone la psicologia e la biologia. La storia di guida è considerata, così, un’eccellente piattaforma per studiare la regolazione comportamentale. La maggior parte delle persone, infatti, guida e le sanzioni o gli incidenti sono dati oggettivi, che rimangono nei database. Incrociando i risultati si può giungere ad associazioni significative tra comportamenti rischiosi nel traffico e una serie di comportamenti legati allo stile di vita. Queste scoperte permettono di portare alla luce fattori concomitanti altrimenti sottovalutati e confezionare campagne di prevenzione efficaci per la diminuzione del numero di incidenti stradali.

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