Auto elettriche: il futuro incerto di 120 stabilimenti in Europa Secondo gli analisti i Costruttori non faranno profitti dalle auto elettriche e il futuro degli stabilimenti “tradizionali” sarà decisivo per i conti delle Case

Auto elettriche: il futuro incerto di 120 stabilimenti in Europa

Secondo gli analisti i Costruttori non faranno profitti dalle auto elettriche e il futuro degli stabilimenti “tradizionali” sarà decisivo per i conti delle Case

10 Luglio 2019 - 04:07

L’industria dell’auto è al bivio. Continuare a investire miliardi nello sviluppo delle auto elettriche o tentare un rilancio delle alimentazioni tradizionali. In un mercato che fatica ad accettare il cambiamento la sorte degli stabilimenti europei è sempre più incerta. Secondo la società di consulenza AlixPartners, ci sono oltre 120 impianti che producono componenti per motori a combustione in Europa. Dai piani dei costruttori molti di questi siti dovrebbero essere convertiti per ospitare, in tempi, brevi la produzione di auto elettriche. Del resto, come fanno notare in Volkswagen, non ha senso rallentare le catene di montaggio dei motori a combustione ma serve raggruppare le attività. Nel complesso i principali brand dell’auto hanno investito oltre 225 miliardi di dollari nell’elettrificazione della loro offerta e rischiano di non trarne profitti. Cerchiamo di capire perché il settore dell’auto rischia uno stallo senza precedenti.

LE INCERTEZZE

Secondo gli analisti il settore dell’auto è pronto a scommettere nel rilancio della tecnologia dei motori a combustione. In questo modo sarebbero in grado di soddisfare i nuovi requisiti anti-inquinamento nel giro dei prossimi due anni. Il dieselgate del 2015 ha innescato profondi cambiamenti nel settore con l’opinione pubblica e i legislatori sempre più attenti al tema dell’ambiente. L’inasprimento globale delle normative sulle emissioni mette sotto osservazione speciale le tecnologie benzina e diesel. Ecco allora che le aziende che hanno difficoltà a soddisfare i prossimi standard potrebbero, già nei prossimi 12-24 mesi, abbassare i prezzi per evitare il tracollo finanziario. In generale l’industria automobilistica ha quasi smesso di sviluppare motori a combustione di nuova generazione. Nei fatti le risorse economiche sono limitate e vengono destinate alla costruzione di auto elettriche e a guida autonoma.

I CONTI NON TORNANO

Tuttavia, i veicoli elettrici sono ancora un prodotto di nicchia. A conti fatti lo scorso anno ne sono stati venduti 1,26 milioni su un totale degli 86 milioni di auto. In tutto il mondo parliamo dello 1,5% del mercato. Secondo gli analisti, entro la metà del prossimo decennio, le auto elettriche raggiungeranno per poi superare per immatricolazioni le varianti con motore a combustione. Ciò significa che ci sarà ancora domanda di motori convenzionali conformi agli standard sulle emissioni. In questo senso i marchi ed i fornitori capaci di offrire queste tecnologie potrebbero evitare il collasso. La capacità produttiva dei motori a benzina e diesel, dovrebbe aumentare grazie all’impulso di fusioni tra le aziende automotive. Ford ha annunciato la chiusura di due fabbriche di motori in Europa e tagli per 12.000 dipendenti. Volkswagen, uno dei maggiori produttori di motori a combustione, prevede la sua ultima generazione entro il 2026.

LE RIORGANIZZAZIONI

E’impressionante quanto i costruttori stiano investendo nell’auto elettrica. Alix Partners ci dice che, entro il 2023, ci sono in campo 225 miliardi di dollari per l’elettrificazione dei prodotti. A questi vanno aggiunti circa 50 miliardi per la guida autonoma. Il totale di 275 miliardi è quasi la metà dei 553 miliardi che i costruttori hanno incassato dal 2014 al 2018. Facile capire che c’è in corso una erosione dei profitti e la minore redditività dell’auto elettrica pesa sui bilanci. Volkswagen ha fatto sapere che sta riorganizzando 16 stabilimenti in Europa per costruire veicoli elettrici. Si partirà con 33 diverse auto elettriche con in arrivo entro la metà del 2023. Trasformare le linee di produzione è una priorità. Stefan Sommer, responsabile acquisti di Volkswagen, ha detto a Reuters: “Non ha senso che le fabbriche funzionino solo al 40% della capacità. “L’industria automobilistica è obbligata a decidere dove raggruppare determinate attività.”

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