Produzione auto a picco: 1/3 degli impianti europei è sottoutilizzato

Produzione auto a picco: 1/3 degli impianti europei è sottoutilizzato

La produzione delle auto in Europa in forte calo: 1/3 degli stabilimenti produce meno di metà auto di quanto potrebbe

16 Settembre 2024 - 17:30

La preannunciata chiusura di uno o due stabilimenti Volkswagen in Germania, e sarebbe la prima volta nella storia, per non parlare delle difficoltà che stanno attraversando le carrozzerie Mirafiori di Stellantis, sono due delle tante testimonianze della crisi dell’industria automobilistica europea, la cui produzione sta cadendo a picco. Secondo un’analisi di Bloomberg su dati di Just Auto, infatti, l’anno scorso quasi 1/3 dei principali stabilimenti delle cinque maggiori case automobilistiche europee (BMW, Mercedes-Benz, Stellantis, Renault e VW) sono rimasti sottoutilizzati, producendo meno della metà delle autovetture che avrebbero potuto realizzare. Un dato oggettivamente sconfortante (e preoccupante).

LA CRISI DELLA PRODUZIONE AUTO IN EUROPA

Le vendite annuali in Europa sono ferme a circa 3 milioni di auto sotto i livelli pre-pandemia, lasciando fabbriche vuote e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro. Un inaspettato rallentamento della domanda di veicoli elettrici, assai inferiore delle stime previste, e la maggiore concorrenza di mercati come Stati Uniti e Cina, hanno costretto i produttori europei a tagliare i costi per restare competitivi. “Le case automobilistiche europee stanno lottando per spartirsi una torta che diventa sempre più piccola“, ha detto a Bloomberg Matthias Schmidt, un analista automobilistico indipendente.

Il rischio di chiudere molti impianti in Europa è aumentato negli ultimi anni poiché la carenza di lavoratori ha fatto aumentare le spese della manodopera e i costi dell’energia, già di per sé elevati, sono schizzati ulteriormente a causa della guerra in Ucraina. Senza una decisa inversione di tendenza sarebbe a rischio l’intera economia europea, dato che l’industria automobilistica rappresenta oltre il 7% del prodotto interno lordo dell’UE con più di 13 milioni di posti di lavoro. Non tralasciando che gli stabilimenti di assemblaggio di automobili rappresentano spesso il punto di riferimento di un’intera comunità, garantendo lavoro a innumerevoli aziende dell’indotto.

La situazione sembra particolarmente grave in Germania, dove le case automobilistiche e della componentistica appaiono indietro nella transizione verso l’elettrico, dopo essere state leader per decenni nell’industria dell’auto con motore a scoppio.

COME STANNO ANDANDO LE CASE AUTOMOBILISTICHE EUROPEE

Il tasso d’utilizzo di cui uno stabilimento automobilistico abbia bisogno per generare profitti può variare a seconda di una serie di fattori, ma è comunque giusto supporre che uno stabilimento che funziona a meno del 50% della sua capacità sia in perdita, come ha dichiarato Michael Dean, analista di Bloomberg Intelligence.

Attualmente il quadro è disomogeneo. Ad esempio Mercedes-Benz, che era rimasta indietro rispetto a BMW nelle vendite di veicoli elettrici, si sta preparando a lanciare diversi nuovi modelli per sostenere la domanda e potrebbe recuperare terreno. Invece Volkswagen, che aveva fatto meglio di altri nell’aumentare la produzione dopo la pandemia e annunciato un piano per un nuovo stabilimento da 2 miliardi di euro in Germania dedicato alle BEV, ha dovuto accantonare il progetto l’anno scorso, quando le vendite hanno iniziato a rallentare. E due mesi fa ha dichiarato che potrebbe dover chiudere un impianto a Bruxelles a causa della scarsa domanda per l’Audi Q8 e-tron prodotta lì.

Gli effetti a catena del calo della domanda di vetture elettriche si sta diffondendo un po’ ovunque. Le case automobilistiche tra cui la stessa VW e Volvo hanno rallentato le ambizioni di completa elettrificazione della gamma, lasciando i fornitori esposti. Il CEO di Stellantis Carlos Tavares, che Bloomberg definisce “un accanito tagliatore di costi“, è anche lui sotto pressione dopo che gli utili di Peugeot e Fiat sono crollati nella prima metà dell’anno e Jeep arranca negli Stati Uniti. I tedeschi devono affrontare venti contrari in Cina per l’aggressività dei produttore locali e anche Renault ha ridotto le sue ambizioni negli ultimi anni.

Produzione auto Europa

NON È FACILE CHIUDERE UNO STABILIMENTO AUTO IN EUROPA

C’è da dire che la chiusura di stabilimenti auto in Europa non sarebbe una novità: tre anni fa Honda chiuse il suo sito di Swindon nel Regno Unito tagliando circa 3.000 posti di lavoro. Ma di solito la chiusura di una fabbrica rappresenta davvero l’ultima spiaggia in un contesto come quello europeo dove politica e sindacati hanno un’influenza considerevole sul processo decisionale delle aziende. Ad esempio l’eventuale piano di chiusura della VW dovrà superare un consiglio di sorveglianza in cui i politici statali e i funzionari sindacali detengono la maggioranza dei seggi. E il governo francese, che detiene una quota del 15% in Renault, ha avviato la trasformazione di un impianto nella regione settentrionale del paese in un hub di fornitura di batterie. In Italia, Tavares sta battagliando da mesi con il Governo di Roma sulla possibilità di aumentare la produzione nel Paese, quando invece si è capito che vorrebbe diminuirla e spostarla dove costa meno. “Le case automobilistiche dovranno chiudere alcuni stabilimenti per tagliare i costi e mantenere la competitività“, ha ricordato l’analista Schmidt. “E la sfida maggiore sarà proprio quella di eludere i sindacati”.

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