
Il CEO di Mercedes-Benz chiede di rivedere i dazi europei sulle auto elettriche cinesi e propone una soluzione alternativa per garantire uguali condizioni di mercato
I nuovi dazi sull’import in UE di auto elettriche cinesi sono vigore da fine ottobre e hanno già avuto i primi effetti, ma il dibattito sull’opportunità di aumentare le tariffe doganali è ancora vivo. Come è noto, infatti, il provvedimento non è stato adottato all’unanimità essendo sorte diverse voci contrarie, una su tutte quella della Germania. Non è quindi un caso che nelle ultime ore sia tornato sull’argomento proprio il CEO di Mercedes-Benz, il finlandese Ola Kallenius, chiedendo alla Commissione europea di rivedere la decisione sui dazi alle BEV cinesi a vantaggio di un approccio più collaborativo con le aziende orientali. Questo perché a suo parere col protezionismo c’è solo da perdere.
KALLENIUS (CEO MERCEDES): “NO AI DAZI, COLLABORARE CON LA CINA”
In un’intervista al Financial Times, Kallenius, che dall’inizio di gennaio è anche presidente di ACEA, l’associazione delle case automobilistiche europee, ha precisato che sebbene sia giusto garantire uguali condizioni di mercato per tutti (che è l’obiettivo dei dazi contro l’indebito sostegno del Governo cinese alle aziende locali), bisognerebbe nel contempo chiedersi quale sia lo strumento giusto da adottare. Per il CEO di Mercedes lo strumento giusto non sono i dazi, che hanno già innescato azioni di ritorsione da parte di Pechino, ma scgliere un approccio più cooperativo che aiuterebbe anche a promuovere la concorrenza e l’innovazione. Secondo Kallenius questo potrebbe tradursi nell’incoraggiare le case cinesi ad aprire più stabilimenti di produzione in Europa.
MERCEDES: “APRIRE IL MERCATO EUROPEO AI CINESI, COME FECERO LORO CON NOI NEGLI ANNI ’80”
Basandosi su parallelismi storici, Källenius ha suggerito che l’UE potrebbe adottare un approccio simile a quello adoperato dalla Cina negli anni ’80, quando le case automobilistiche tedesche furono invitate a formare joint venture con partner cinesi per ottenere l’accesso al mercato locale: “Quando siamo arrivati in Cina, le autorità politiche ci hanno chiesto di portare nel Paese i nostri stabilimenti se volevamo conquistare il mercato, e così abbiamo fatto. Ora occorrerebbe fare il percorso inverso con i cinesi, invitandoli a produrre in Europa e a condividere con noi il loro know-how tecnologico sulle auto elettriche“. A dire il vero alcune aziende cinesi, come BYD e CATL, hanno già iniziato a investire in Europa. E non è un mistero che l’Italia accoglierebbe volentieri un produttore di veicoli cinese sul nostro territorio accanto a Stellantis, rispettando determinate condizioni.
IN UNA GUERRA COMMERCIALE CON LA CINA, L’EUROPA USCIREBBE PERDENTE
Källenius ha infine messo in guardia sul fatto che i dazi potrebbero danneggiare l’industria automobilistica globale, soprattutto perché la Cina svolge un ruolo cruciale nella catena di fornitura di materie prime, chip avanzati e componenti. Insomma, in una guerra commerciale coi cinesi, a perderci sarebbe soprattutto l’UE e, a cascata, le case automobilistiche del vecchio continente. Certo, qualche maligno potrebbe pensare che Kallenius abbia parlato più da CEO Mercedes, che ha interessi enormi in Cina, e poco da rappresentante dei costruttori europei. Ma le perplessità sui dazi non hanno solamente origine tedesca. Anche Tavares, quando ancora comandava in Stellantis, si è sempre detto contrario a queste forme di protezionismo, giudicandole un boomerang per l’economia europea.