
Nulla di fatto dal voto del Consiglio UE sui dazi alle auto elettriche cinesi. La palla adesso passa alla Commissione, che sembra intenzionata a confermare la misura
Il voto del Comitato difesa commerciale del Consiglio UE, che oggi avrebbe dovuto ratificare l’introduzione definitiva dei dazi sull’importazione di auto elettriche cinesi, è finito clamorosamente (ma forse neanche tanto) con un nulla di fatto: non è stata infatti raggiunta una maggioranza qualificata né a favore né contro la proposta della Commissione europea che, a questo punto, potrà decidere direttamente se approvare o meno la maggiorazione dei dazi. Ora l’esito diventa un rebus: se è vero che la proposta per l’applicazione di nuove tariffe doganali è partita proprio dalla Commissione, che sembrerebbe orientata a confermare i dazi (la decisione arriverà entro il 30 ottobre) è altrettanto vero che il massimo organo europeo non potrà non tener conto del voto di oggi, che ha visto ben 17 Paesi membri su 27 votare contro o astenersi. Non a caso la stessa Commissione UE ha già fatto sapere che “i negoziati con Pechino proseguono“, lasciando aperta la porta per un accordo in extremis che eviti i nuovi dazi.
DAZI UE SU AUTO ELETTRICHE CINESI: COME È ANDATO IL VOTO
A quanto si apprende da fonti diplomatiche, durante la votazione in Consiglio UE solo 10 Stati membri si sono pronunciati a favore della maggiorazione dei dazi contro le auto elettriche prodotte in Cina, 5 hanno votato contro e ben 12 si sono astenuti. Numeri che hanno reso impossibile il raggiungimento della maggioranza qualificata nell’uno o nell’altro senso, per la quale occorre soddisfare contemporaneamente due condizioni: deve pronunciarsi il 55% degli Stati membri, che devono tuttavia rappresentare almeno il 65% della popolazione totale dell’Unione Europea.
Tra i 10 Paesi UE che hanno votato a favore del via libera ai dazi aggiuntivi definitivi sulle auto elettriche cinesi ci sono anche Italia e Francia, i 5 Paesi contrari sono guidati dalla Germania (gli altri sono Malta, Slovacchia, Slovenia e Ungheria), mentre tra i 12 astenuti compare la Spagna. Subito dopo la votazione, il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner ha scritto su X che la Commissione UE, chiamata adesso a esprimersi sui dazi, non dovrebbe innescare una guerra commerciale con Cina alla luce del voto di oggi, trovando invece una soluzione negoziata.
Die @EU_Commission von Ursula von der Leyen sollte trotz des Votums für mögliche Strafzölle gegen China keinen Handelskrieg auslösen. Wir brauchen eine Verhandlungslösung. Ich setze auch auf @_FriedrichMerz, seiner Parteifreundin zu erläutern, was hier auf dem Spiel steht. CL
— Christian Lindner (@c_lindner) October 4, 2024
COMMISSIONE UE APPARE ORIENTATA A CONFERMARE I DAZI
“La proposta della Commissione europea di imporre dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli elettrici a batteria dalla Cina“, si legge nel comunicato diffuso dopo la votazione di oggi, che lascia presagire l’intenzione di applicare comunque i dazi, “ha ottenuto il sostegno necessario dagli Stati membri dell’UE per l’adozione delle tariffe. Questo rappresenta un ulteriore passo avanti verso la conclusione dell’indagine antisovvenzioni della Commissione. Parallelamente, l’Unione Europea e la Cina continuano a lavorare sodo per esplorare una soluzione alternativa che dovrebbe essere pienamente compatibile con l’Organizzazione mondiale del commercio, adeguata per affrontare le sovvenzioni pregiudizievoli accertate dall’indagine della Commissione, monitorabile e applicabile. Un regolamento di esecuzione della Commissione che includa le conclusioni definitive dell’indagine sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale entro il 30 ottobre 2024“.
DAZI UE SU BEV CINESI: LE NUOVE ALIQUOTE
In base all’ultima revisione, e se saranno confermati dalla Commissione europea, i dazi aggiuntivi sull’import nell’UE di auto elettriche prodotte in Cina (non solo da case cinesi ma anche da aziende occidentali che hanno aperto fabbriche nel Paese asiatico, come Tesla e molte tedesche), di durata quinquennale, sono così determinati. Le percentuali variano in base al grado di collaborazione durante le indagini:
- SAIC: 35,3%
- Geely: 19,3%
- BYD: 17%
- Tesla: 7,8%.
Geely possiede marchi come Volvo (e quindi Polestar), Lynk, Proton, Lotus e il 50% di Smart. Mentre SAIC è proprietaria di MG, che sta vendendo molto bene in Italia e in Europa.
Gli altri produttori cinesi di auto elettriche che hanno collaborato all’inchiesta dell’UE, ma non sono stati inclusi nelle ispezioni e nelle richieste di informazioni da parte dei funzionari europei, saranno invece soggetti a un dazio medio supplementare del 21,3%. Tra questi ci sono Xpeng, Nio, Leapmotors, Great Wall, Chery, Aiways, Voyah e Seres, oltre a diverse joint-venture tra case cinesi ed europee. Invece i produttori che non hanno collaborato all’inchiesta subiranno un dazio aggiuntivo del 35,3%.
Ricordiamo che a queste percentuali deve sempre aggiungersi un ulteriore 10% che rappresenta l’attuale tariffa doganale. Quindi, ad esempio, per le auto prodotte da SAIC la nuova tariffa sarà del 45,3%.
Ovviamente non è detto che le aziende cinesi accolleranno la maggiorazione dei dazi sui prezzi di listino, totalmente o parzialmente, perché potrebbero avere margini sufficienti per assorbire gli aumenti. Lo sapremo nelle prossime settimane.