Dieselgate. L'accordo USA svuota il salvadanaio VW: via i primi 18 miliardi

Volkswagen si prepara a pagare il Dieselgate il doppio di quanto previsto: l'accordo USA costa molto, mentre i sindacati minacciano Diess

 
Dieselgate. L'accordo USA svuota il salvadanaio VW: via i primi 18 miliardi Volkswagen si prepara a pagare il Dieselgate il doppio di quanto previsto: l'accordo USA costa molto

Volkswagen si prepara a pagare il Dieselgate il doppio di quanto previsto: l'accordo USA costa molto, mentre i sindacati minacciano Diess

26 Aprile 2016 - 03:04

Cosa si può ancora dire del Dieselgate, dopo mesi di copertura mediatica? Molto, anzi moltissimo dato che l'affaire dell'imbroglio di Volkswagen sta entrando ora nel vivo: delle modifiche, dei richiami e, ultimi ma non ultimi, dei pagamenti!

I MILIARDI VENGONO AL PETTINE Le ultime notizie vertono proprio su quest'ultimo aspetto, quello finanziario: fra costi dei richiami, risarcimenti e sanzioni l'importo di tutte queste uscite potrebbe essere più del doppio di quanto preventivato. Le ultime cifre sono infatti tutt'altro che tranquillizzanti e si aggirano intorno a 18 miliardi di dollari, pari a circa 16,2 miliardi di euro: una cifra che purtroppo eccede i 12 miliardi di autonomia superati i quali poterebbero iniziare i tagli del personale. L'importo, che stabilisce il poco invidiabile record della più grande perdita nella storia dell'industria automobilistica tedesca, ha comunque una certa utilità nel senso che comincia a delineare l'ordine di grandezza dell'impatto finanziario del Dieselgate. Gli azionisti cominciano a soffrire: Volkswagen ha infatti sforbiciato il suo dividendo annuale del 97%, abbassandolo a 0,17 euro per azione privilegiata ma, del resto, la mossa era quasi obbligata vista la perdita operativa di 4,07 miliardi di euro per il 2015.

IMPATTO PESANTE A completare il quadro sono arrivate la discesa, venerdì scorso, del 5,6% del titolo alla Borsa Francoforte e le dichiarazioni dell'amministratore delegato Matthias Müller: “L'attuale crisi – come evidenziato anche dagli ultimi dati presentati – sta avendo un enorme impatto sulla posizione finanziaria di Volkswagen. Le ripercussioni del problema delle emissioni sono però ora quantificabili”. Volkswagen prevede consegne piatte nel 2016 e un calo del fatturato pari al 5% in uno scenario che la Casa ha chiamato “sfidante”. Volkswagen USA, ricordiamolo, ha presentato giovedì un accordo per le auto con il TDI 2.0, un primo (oneroso) passo verso l'uscita dalla crisi che sta squassando la casa automobilistica da ormai sette mesi; esso prevede la correzione o il riacquisto di circa 500.000 vetture “contaminate” negli Stati Uniti. La casa di Wolfsburg è comunque ben lungi dal risolvere il grande scandalo delle emissioni: la maggior parte delle auto che hanno il famigerato defeat device sono ancora in circolazione, sia negli Stati Uniti sia nel resto del mondo e, a parte il caso dell'Amarok, i richiami delle auto (sono circa 8,5 milioni solo in Europa) vanno molto a rilento: la Passat, per esempio, non ha la soluzione facile.

RATING APPANNATO Sempre negli Stati Uniti, la casa automobilistica deve anche affrontare un'inchiesta penale federale e le indagini di procuratori generali di vari Stati. Ma anche la sua ponderosa indagine interna – 480 esperti stanno controllando 102 Terabyte di dati – ha delle difficoltà perché risalire alle origini della manipolazione e alle persone che l'hanno ordita si sta rivelando complicato, sia per l'uso di parole in codice per mascherare azioni e responsabili sia perché i sistemi informatici si sono rivelati insufficienti e obsoleti. Volkswagen fornirà altri dettagli sull'indagine interna la prossima settimana in occasione della consueta – e quest'anno ritardata, doveva svolgersi a marzo – conferenza stampa annuale. Si aggiunge a tutto questo il declassamento che le principali agenzie di rating hanno “appioppato” a VW, notizia resa ancor più amara dal fatto che, nonostante il rallentamento degli importanti mercati di Brasile e la Russia, Standard & Poor's ha innalzato il rating di FCA, Ford e PSA e dato un outlook positivo a Nissan. Si segnala anche la tensione fra l'influente capo del Consiglio di Fabbrica Bernd Osterloh (leggi dei sindacati pronti alla guerra in VW) e Herbert Diess, il nuovo capo del marchio Volkswagen. Un quadro abbastanza fosco, quindi, che ha fra le poche luci l'andamento dell'Italia: se il bimestre gennaio-febbraio ha registrato il balzo di Audi e VW, la tendenza si è confermata anche a marzo, rafforzando l'anomalia italiana!

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