Multe all’estero: accordo UE per facilitare la riscossione

Multe all’estero: accordo UE per facilitare la riscossione

Novità sulle multe all'estero: accordo UE per facilitare la riscossione delle sanzioni per infrazioni commesse in altri Paesi, ma la strada per l'approvazione è ancora lunga

14 Marzo 2024 - 14:00

Grazie a un accordo, per adesso informale, tra Parlamento e Consiglio UE in futuro sarà più difficile sfuggire alle multe prese all’estero, per lo meno nei Paesi dell’Unione. Parliamo di futuro, e tra l’altro neanche tanto prossimo, perché l’iter per la definizione della norma si prospetta piuttosto lungo, nell’ordine di qualche anno, ma intanto è già positivo che se ne discuta. L’obiettivo è quello di ridurre gli episodi di guida spericolata quando si circola all’estero, sapendo di godere di una certa immunità: il 40% delle infrazioni stradali commesse in un altro Paese resta infatti impunito, e questo nonostante l’esistenza fin dal 2016 della direttiva Cross Border che avrebbe dovuto eliminare il problema.

MULTE PRESE ALL’ESTERO: LA DIRETTIVA CROSS BORDER FUNZIONA POCO

In effetti la questione delle multe all’estero non è affatto nuova e in passato è già stata affrontata dalle istituzioni europee con l’entrata in vigore nel 2016 direttiva Cross Border (Direttiva (UE) 2015/413) che ha introdotto il cosiddetto “principio di reciprocità” sul riconoscimento delle sanzioni pecuniarie nei Paesi dell’Unione Europea.

Questo sistema prevede che in caso di multa presa all’estero senza contestazione immediata, il comando di polizia da cui dipendono gli agenti che hanno accertato la violazione contatta il Punto di Contatto Nazionale (in Italia è il Centro elaborazione dati della Motorizzazione) per risalire, tramite il numero di targa, al nome del proprietario del veicolo sanzionato. Una volta acquisite le generalità, l’autorità di polizia comunica al (presunto) trasgressore gli estremi della multa, riportando nella lingua del paese destinatario tutti i dettagli dell’infrazione.

Dopo aver ricevuto la multa a casa, il destinatario ha due possibilità. Pagare la sanzione secondo le modalità riportate nell’avviso (di solito il pagamento è online con carta di credito). Oppure fare opposizione, indicandone chiaramente i motivi in un apposito modulo da rispedire al mittente. Ma diciamo chiaramente che c’è anche una terza possibilità, evidentemente molto diffusa, che è quella di fare gli gnorri ignorando la notifica. Non è tuttavia una buona idea perché, di fronte al rifiuto di pagare, l’autorità giudiziaria del Paese in cui si è verificata l’infrazione può inviare il relativo fascicolo alla Corte d’Appello italiana competente, che dà il via alla procedura esecutiva di riscossione. Molto più spesso, però, lascia in sospeso la sanzione e la applica soltanto se il trasgressore fa ritorno nel Paese, riservandosi in questo caso di infliggergli misure accessorie anche molto severe.

L’attuale sistema d’interscambio tra i Paesi dell’UE dei dati d’immatricolazione dei veicoli è previsto solo in caso di otto specifiche infrazioni stradali (eccesso di velocità; mancato utilizzo della cintura di sicurezza o del dispositivo per i bambini; mancato arresto al semaforo rosso o altro segnale di stop; guida in stato di ebbrezza; guida sotto influenza di sostanze stupefacenti; mancato utilizzo del casco protettivo sulle moto; circolazione su corsia vietata; uso del cellulare o altri dispositivi durante la guida). Questo vuol dire che in tutti gli altri casi non si può trasmettere la multa nella nazione del presunto violatore.

Insomma, una norma per far pagare le multe prese all’estero ci sarebbe già, ma visto che secondo le stime dell’UE il 40% delle infrazioni continua a rimanere impunito, evidentemente si tratta di una norma che funziona poco.

Multe all'estero

MULTE ALL’ESTERO: COSA CAMBIERÀ CON LE NUOVE REGOLE

Ecco dunque il motivo dell’accordo preliminare informale fra Parlamento e Consiglio UE sulla nuova disciplina per facilitare la riscossione delle multe stradali comminate all’estero, che aggiorna e integra la direttiva Cross Border. Ma cosa cambierà con le nuove regole?

Innanzitutto le norme aggiornate amplieranno l’elenco delle infrazioni al Codice della Strada che fanno scattare la cooperazione transfrontaliera, aggiungendo per esempio la sosta vietata, i sorpassi pericolosi, l’omissione di soccorso, la guida contromano, il superamento della linea continua e l’ingresso in zone a traffico limitato.

Poi si cercherà di velocizzare le tempistiche: lo Stato in cui si è verificata la violazione avrà 11 mesi dalla data della stessa per emettere un avviso di infrazione. Successivamente, entro 2 mesi dalla richiesta, il Paese in cui l’auto risulta immatricolata sarà tenuto a fornire le informazioni sul proprietario della vettura, che si vedrà recapitare la multa. E sarà proprio il Paese di residenza del trasgressore a farsi carico della riscossione del verbale, se la multa è superiore a 70 euro e anche quando siano state esaurite tutte le azioni legali per ottenere il pagamento.

Per i conducenti vi sarà invece il beneficio di un più facile accesso alle informazioni stradali attraverso i canali digitali, oltre al diritto di ricevere comunicazioni adeguate e comprensibili nella loro lingua sulle procedure per fare ricorso contro le multe.

MULTE SENZA FRONTIERE: QUANDO ENTRERÀ IN VIGORE LA NUOVA DISCIPLINA?

Come già anticipato, per vedere materializzarsi la nuova disciplina sulla riscossione delle multe prese all’estero, in altri Paesi UE, occorrerà attendere una lunga serie di passaggi legislativi, visto che per il momento siamo solamente a un accordo preliminare e informale. Significa che la norma dovrà ottenere l’ok dall’aula del Parlamento e dal Consiglio UE (nel frattempo a giugno 2024 si vota e la maggioranza all’Europarlamento potrebbe cambiare) e poi serviranno 2 anni e mezzo per recepire le nuove disposizioni negli ordinamenti nazionali e prepararsi all’attuazione. Insomma, prima del 2027/2028 non se ne parla.

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