Rabbia al volante: perché tendiamo a dare il peggio di noi

Rabbia al volante: perché tendiamo a dare il peggio di noi

Quando siamo in auto a volte ci sentiamo legittimati a dare il peggio. Scopriamo il perché della rabbia al volante

24 Marzo 2023 - 08:53

La percezione dei rischi che corriamo alla guida dipende in buona parte da come questi vengono visti e vissuti da chi condivide con noi il sistema strada . Proprio perché spesso non si tratta di una percezione uniforme è facile cadere nel tranello della rabbia. Dopo una lunga giornata al lavoro o una discussione può essere difficile mettersi alla guida senza sfogare la propria frustrazione sugli altri utenti della strada. Particolari condizioni come il traffico intenso che porta con sé rallentamenti e ritardi vanno, poi, ad aumentarne la portata. Ma perché quando siamo al volante ci sentiamo legittimati ad esprimere il peggio di noi?

LA ROAD RAGE: PERCHÉ DIAMO IL PEGGIO DI NOI ALLA GUIDA

Innanzitutto, precisiamo cos’è l’aggressività. Si tratta di una caratteristica della personalità che predispone ad attaccare o a danneggiare gli altri. È influenzata da fattori biologici, psicologici e sociali e si manifesta in diversa misura a seconda dei contesti. Nell’ambito della guida viene definita “road rage”. Si tratta di una sindrome di aggressioni verbali o fisiche da parte di un guidatore verso un altro utente della strada (un altro automobilista, un motociclista, un ciclista o un pedone). Ne nascono discussioni che possono degenerare in offese e, alla peggio, in scontri fisici molto pericolosi. La Road Rage, ovvero “rabbia al volante”, è un fenomeno che si sta diffondendo sempre più. Per contrastarla la National Highway Traffic Safety Administration ha deciso di classificare la rabbia al volante come un reato penale. Essa può manifestarsi nelle seguenti forme:

IMMAGINARE L’AUTO COME UNA BOLLA: UNA STRATEGIA EFFICACE?

Nelle manifestazioni della “road rage” quello che è fuori dall’auto viene visto come un nemico e causa del nostro nervosismo, specie se già si è sotto stress per questioni che riguardano salute, rapporti interpersonali, lavoro. Alcuni ricercatori sostengono che la rabbia sarebbe stimolata dall’anonimato che deriva dall’abitacolo. L’auto è vissuta come una bolla, un “guscio protettivo”. Ci sentiamo al sicuro, come se fossimo a casa nostra. E questa condizione ci autorizza a tirare fuori anche gli aspetti più caratterizzanti dal punto di vista emotivo, qualora lo strato protettivo venga messo un po’ a rischio. Ma l’elemento critico è il sovraccarico cognitivo. Guidare è sempre più un’attività che c’impegna e ci stressa mentalmente e fisicamente. Un studio dell’Università tedesca di Mannheim evidenzia come il contesto della città e del traffico sia percepito come “ambiente innaturale” dal nostro cervello. Nel traffico urbano si è costretti a vivere in un contesto ostile, con persone sconosciute, rumori, luci. Questo contrasto “primitivo”, con l’aggiunta dell’aria malsana che si respira, agisce a livello nervoso, causando un deficit di ossigeno al cervello che genera risposte comportamentali ed emotive alterate.

RABBIA ALLA GUIDA: PERCHÉ SENTIAMO LA NECESSITÀ DI DIFENDERCI?

Quando siamo alla guida dobbiamo essere prudenti in quanto ci troviamo a stretto contatto con altri che possono rappresentare un pericolo per noi. Dobbiamo, però, tener presente che, per il nostro vicino in coda al semaforo, siamo noi quell’altro da cui deve difendersi. Come ogni altra emozione, anche la rabbia al volante può essere gestita. Per farlo, però, è importante conoscerla e saperla riconoscere nei nostri comportamenti e in quegli degli altri. Possiamo poi passare all’azione con semplici accorgimenti:

  • riposo, la privazione del sonno è sintomo di una maggiore irritabilità e rabbia;
  • no alcol, oltre l’umore, compromette il giudizio, le reazioni e le capacità generali di guida;
  • riflessione, la rabbia può consumare tutto, inibendo la capacità di pensare alle conseguenze delle nostre azioni;
  • buone maniere ed empatia, un comportamento rispettoso e civile incoraggia gli altri conducenti a ricambiare, disinnescare una situazione di tensione e impedire l’inizio di un confronto.

Le parole sono evocative e proprio per questo vanno scelte con cura!

Contributo a cura di Marianna Martini – Psicologa del Traffico

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