Giovani al volante: perché non rispettano le regole? “Questi giovani che corrono e non rispettano le regole”. Un commento tra i più diffusi alle notizie di cronaca. Ma è davvero colpa loro?

Giovani al volante: perché non rispettano le regole?

“Questi giovani che corrono e non rispettano le regole”. Un commento tra i più diffusi alle notizie di cronaca. Ma è davvero colpa loro?

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7 Ottobre 2022 - 11:10

Nel primo dopoguerra la prima auto era il coronamento dei sogni di ogni giovane. Ora i sogni si spostano su altro (telefonino, tablet). Strumenti che ti portano virtualmente ovunque con un click, non richiedono alcuna abilità, ma danno la sensazione di avere il mondo in mano. Le nuove generazioni sono più attratte dal mondo virtuale che da quello reale. Il dato può essere preoccupante: nel virtuale è normale disattendere le regole, nella vita reale no. Il compito più impegnativo è dunque quello di riportarli al reale quando si siedono alla guida di un’auto. Ma come? Ecco entrare in gioco il compimento della maturazione cerebrale e i modelli educativi.

COMPORTAMENTI AL VOLANTE: E SE NON FOSSE TUTTA COLPA DEI GIOVANI?

I fatti di cronaca ci raccontano una triste realtà. I giovani sono di per sé un gruppo ad alto rischio per quanto concerne l’incidentalità stradale. Tutti i dati portano ad affermare che la maggior parte dei giovani mette in atto una modalità di guida non sicura, seppure non lo faccia deliberatamente. I rischi associati ai giovani conducenti e motociclisti derivano da:

– inesperienza;

– immaturità cerebrale;

– stile di vita legato alla loro età e sesso (i maschi sembrano essere più propensi alla ricerca di emozioni forti, etichettati come “sensation seekers”).

Alcuni dati mostrano che più giovane una persona inizia a guidare da solo senza restrizioni, più è probabile che abbia una collisione mortale, in particolare se ha meno di 18 anni. Sembra che per chi si trova in questa categoria sia estremamente difficile rispettare le regole. Ma perché avviene ciò?

I GIOVANI E LE REGOLE: IL RUOLO DEL CERVELLO

In Italia il passaggio anagrafico alla maggiore età è fissato a 18 anni. Sembrerebbe questo il momento giusto per diventare “responsabili”. A differenza di quello che si crede però, il nostro cervello arriva a completa maturazione intorno ai 20 anni. Fino a questo momento infatti:

– il cervelletto continua a crescere, aumentando i loro neuroni e la complessità delle loro connessioni;

– la corteccia prefrontale, fondamentale per molte funzioni cognitive, come la presa di decisione (decision making) e l’inibizione di atteggiamenti e comportamenti inappropriati, è l’ultima area a raggiungere la completa maturazione;

– le fibre nervose del corpo calloso, determinante nella sfera della creatività e nella risoluzione dei problemi (problem solving), durante l’adolescenza si infittiscono ed elaborano le informazioni con maggiore efficienza;

Prima d’ora tutto dipende dall’amigdala, centro emozionale del cervello. Essa è responsabile della ricerca di emozioni forti (sensation seeking), dei comportamenti disinibiti e delle sperimentazioni “oltre il limite”.

RISPETTO DELLE REGOLE E MODELLI EDUCATIVI: QUALE CORRELAZIONE?

Un altro tassello fondamentale è dato dai modelli educativi. Il primo modello educativo a cui facciamo riferimento è, inevitabilmente, quello genitoriale. I dati di alcune recenti ricerche mostrano come i genitori sarebbero meno attenti, ad esempio, a trasmettere un corretto utilizzo dei sistemi di ritenuta man mano che i bambini crescono. Oltre la metà degli intervistati ammette, poi, di aver cambiato il proprio stile di vita in seguito alla nascita di un figlio:

– evitando distrazioni (41%);

– moderando la velocità (36%);

– rispettando il codice della strada (27%).

Allo stesso tempo, però, non percepisce come sufficientemente pericoloso l’utilizzo del cellulare alla guida (solo il 20% afferma di aver abbandonato questa abitudine), l’assunzione di alcolici (18%), le liti con gli altri conducenti (16%) e l’ascolto di musica ad alto volume (11%). Come possiamo pretendere che i bambini apprendano regole corrette se esse non vengono attuate dai loro punti di riferimento?

Contributo a cura di Marianna Martini – Psicologa del Traffico

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