Annunciato lo sciopero benzinai 25 e 26 gennaio 2023: "Stop confermato anche dopo l'ultimo incontro con il Governo, chiusi anche i self-service". Ma si cerca una soluzione in extremis
Com’era prevedibile i gestori delle stazioni di rifornimento carburante non ci stanno a essere additati come gli unici o comunque i principali responsabili dell’aumento della benzina verificatosi dal 1° gennaio, guarda caso a seguito del pieno ripristino delle accise, e in segno di protesta hanno proclamato uno sciopero dei benzinai il 25 e 26 gennaio 2023: due giorni di serrata dei distributori che rischiano di paralizzare o quasi l’Italia, specie nel settore dei trasporti. Lo sciopero resta confermato anche dopo l’incontro decisivo con il ministro delle Imprese e del Made in Italy tenutosi il 19 gennaio. Tuttavia i sindacati dei benzinai hanno manifestato la disponibilità a revocare lo sciopero in extremis se si troveranno margini di manovra nella trattativa con il Governo.
Aggiornamento del 19 gennaio 2023 a seguito della conferenza stampa delle organizzazioni sindacali dopo l’incontro con il ministro Urso, nel corso della quale hanno confermato lo sciopero del 25 e 26 gennaio.
SCIOPERO BENZINAI 25 E 26 GENNAIO 2023 COME REAZIONE AL DECRETO TRASPARENZA SUI PREZZI
“Il Governo aumenta il prezzo dei carburanti (non prorogando il taglio delle accise, ndr) e scarica la responsabilità sui gestori, che diventano i destinatari di insulti e improperi degli automobilisti esasperati. Avviata contro la categoria una campagna mediatica vergognosa”.
Così si sono espressi i sindacati di categoria Faib, Fegica e Figisc annunciando lo sciopero del 25 e 26 gennaio 2023 per denunciare l’inaccettabile, a loro dire, posizione del Governo che sembra voler scaricare la responsabilità dei rincari solamente sui distributori. Evidentemente non è piaciuto il nuovo decreto ‘trasparenza’ del Governo che non interviene sui prezzi e obbliga invece i benzinai a comunicare giornalmente il prezzo di vendita praticato e ad esporre accanto ad esso il prezzo medio regionale fornito dal Ministero, con pesanti sanzioni per gli inadempienti, promettendo nel contempo maggiore sorveglianza per reprimere sul nascere condotte speculative.
- Lo sciopero dei benzinai inizierà sulla rete ordinaria dalle ore 19:00 del 24 gennaio per finire alle ore 19:00 del 26 gennaio 2023, mentre in autostrada sarà dalle 22:00 del 24 alle 22:00 del 26, bloccando i distributori per un totale di 48 ore. La chiusura riguarderà anche gli impianti self-service, ma saranno comunque assicurati i servizi minimi essenziali. Potrebbero restare aperti solamente i distributori self gestiti direttamente dalle compagnie petrolifere.
SINDACATI BENZINAI: DECRETO INUTILE, AGENZIE E MINISTERO GIÀ CONOSCONO TUTTI I DATI SUI PREZZI
“L’impressione che la categoria ha tratto da questa vicenda”, spiegano i sindacati dei benzinai, “è quella di un Esecutivo a caccia di risorse per coprire le proprie responsabilità politiche, senza avere neppure il coraggio di mettere la faccia sulle scelte operate e ben sapendo che l’Agenzia delle Dogane, il Mimit e l’Agenzia delle Entrate hanno, già oggi, la conoscenza e la disponibilità di dati sul movimento, sui prezzi dei carburanti e sull’affidabilità delle comunicazioni giornaliere rese dalla categoria. È un imbroglio mediatico al quale intendiamo dare risposte con la mobilitazione e lo sciopero”.
SCIOPERO 25 E 26 GENNAIO 2023: STOP CONFERMATO MA SI LAVORA A UNA SOLUZIONE IN EXTREMIS
Come detto, lo sciopero benzinai 25 e 26 gennaio 2023 resta confermato anche dopo l’incontro tra Governo (rappresentato dal titolare del Mimit, Adolfo Urso) e sindacati andato in scena giovedì 19 gennaio. I rappresentanti dei benzinai si aspettavano un chiaro segno distensivo dell’Esecutivo per evitare i disagi agli automobilisti che però non c’è stato: “Sono profondamente deluso, ci aspettavamo ben altro per revocare lo sciopero“, ha affermato il presidente nazionale di Figisc Confcommercio, Bruno Bearzi, “C’è stato uno sforzo del Governo per ridurre le sanzioni ma rimane l’obbligo del cartello (con il prezzo medio regionale, ndr), così il messaggio che rimane è che siamo una categoria da tenere sotto controllo perché speculiamo. Lo sciopero è confermato ma fino all’ultimo momento siamo disponibili a vedere se troviamo margini di manovra“.
Dal canto suo il ministro Urso, che sperava in un esito favorevole dal meeting con i sindacati, ha annunciato alcune modifiche al decreto sulla trasparenza dei prezzi dei carburanti, da adottare in fase di conversione in legge, confermando che sarà mantenuto l’obbligo di esposizione del prezzo medio regionale. Si tratta di modifiche abbastanza importanti ma che per ora non hanno convinto le sigle sindacali a revocare lo sciopero.
Tra le modifiche apportate viene stabilito che l’obbligo di comunicazione dei prezzi sarà settimanale (e non più giornaliero) e a ogni variazione del prezzo. La chiusura dell’impianto per omessa comunicazione avverrà solo dopo 4 omesse comunicazioni settimanali nell’arco di 60 giorni (e non più dopo tre violazioni senza limiti temporali anche non consecutivi). L’eventuale chiusura potrà essere decisa da 1 a 30 giorni (prima la previsione era da 7 a 90 giorni). Le sanzioni per omessa comunicazione saranno da un minimo di 200 a un massimo di 800 euro a seconda del fatturato dell’impianto (prima raggiungevano i 6.000 euro).
Inoltre, sempre per favorire la massima trasparenza, è prevista l’istituzione di una app gratuita del Ministero delle Imprese e del Made in Italy che consentirà di conoscere il prezzo medio regionale e, con la geolocalizzazione, anche il prezzo praticato da ciascun distributore nel perimetro desiderato (app del genere in realtà già ci sono).
Il ministro Urso ha infine annunciato che per consentire l’applicazione di queste nuove disposizioni al posto di quelle precedentemente annunciate, contenute nel decreto-legge già pubblicato in Gazzetta Ufficiale, il Governo ha deciso di posporre l’emanazione del decreto ministeriale che definirà le modalità di comunicazione e di esposizione dei prezzi entro 10 giorni dalla conversione del decreto legge (e non più entro 15 giorni dall’entrata in vigore del decreto-legge). Se ne riparla dunque tra qualche settimana.
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