Il software Tutor non è di ASPI: Cassazione dà ragione a Patanè

Il software Tutor non è di ASPI: Cassazione dà ragione a Patanè

Il contenzioso legale sulla proprietà del software Tutor si conclude a favore dell'imprenditore Alessandro Patanè contro Autostrade per l'Italia

 

Il contenzioso legale sulla proprietà del software Tutor si conclude a favore dell'imprenditore Alessandro Patanè contro Autostrade per l'Italia

15 Maggio 2025 - 14:00

Autostrade per l’Italia non è la proprietaria del software di gestione del Tutor: dopo le prime due pronunce già sfavorevoli ad ASPI, anche la Cassazione ha stabilito che la proprietà intellettuale del software del sistema di rilevazione della velocità media appartiene all’imprenditore Alessandro Patanè, che l’aveva sviluppato con due sue società. Si conclude pertanto il secondo fronte del contenzioso legale riguardante il sistema Tutor (l’altro ha visto per anni una piccola azienda toscana, la Craft, reclamare il brevetto del sistema) e adesso Patané ha teoricamente via libera nel procedere con la richiesta di maxi risarcimenti.

LA VICENDA DELLA PROPRIETÀ DEL SOFTWARE TUTOR

La vicenda, ricordiamolo, ha visto contrapposti da un lato la società Autostrade per l’Italia e dall’altro l’imprenditore laziale Alessandro Patanè, sia in proprio che in qualità di legale rappresentante di due sue società. Il cuore della disputa era la rivendicazione, da parte di Patanè e delle sue aziende, del pagamento di corrispettivi per lo sfruttamento dei diritti di proprietà intellettuale relativi al software del sistema SICVe (Sistema Informativo per il Controllo della Velocità), meglio conosciuto come Tutor. Questo software, sviluppato originariamente da Patanè, è stato impiegato per anni sui tratti autostradali gestiti da ASPI, ma anche su altre infrastrutture.

Le lagnanze dell’imprenditore di Latina erano già state accolte sia nel giudizio di primo grado del 2019 che in secondo grado nel 2022, quando la Corte d’Appello aveva confermato la titolarità del software in capo a Patanè. E questo nonostante ASPI abbia sempre sostenuto che il suo diritto alla proprietà del software si dovesse desumere dagli ordini impartiti alle società riconducibili a Patanè, in cui si prevedeva che tutto il software prodotto sia come eseguibile che come sorgente sarebbe rimasto di esclusiva proprietà intellettuale e industriale di Autostrade per l’Italia. ASPI avrebbe dunque commissionato a due distinte società la realizzazione del programma riservandosi il diritto d’autore. Circostanza che sarebbe stata confermata da un accordo transattivo tramite scrittura privata intercorso tra Autostrade e le società di Patanè e l’imprenditore stesso.

PERCHÉ LA CASSAZIONE HA DATO RAGIONE A PATANÈ

Queste tesi sono state tuttavia rigettate dalla Corte di Cassazione, che con la sentenza n. 12850/2025 ha confermato integralmente le decisioni pro-Patanè dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Suprema Corte ha ribadito infatti che la negoziazione tra soggetti terzi non è di per sé idonea a dimostrare l’ effettiva titolarità del diritto di proprietà, anche perché ASPI avrebbe potuto fornire ben altre prove del suo diritto, come ad esempio la registrazione del software presso il registro pubblico speciale tenuto presso la Sezione Olaf (Opere Letterarie e Arti Figurative) della SIAE.

Invece la ragione per cui la scrittura privata deve considerarsi non adeguata a provare il diritto di ASPI è che un accordo che definisce aspetti economici o operativi di un rapporto non implica automaticamente il trasferimento o il riconoscimento della proprietà del codice sorgente o dei diritti d’autore, a meno che ciò non sia specificato in modo estremamente chiaro e con le forme dovute.

Nei vari gradi di giudizio è dunque emerso un principio importante: per cedere validamente un diritto di proprietà intellettuale su un software non è sufficiente una generica transazione su aspetti economici, ma occorre una specifica licenza d’uso o un atto pubblico di cessione dei diritti, regolarmente registrato presso la SIAE.

Non è passato neppure il concetto avanzato da Autostrade secondo cui avrebbe sviluppato un software del tutto nuovo rispetto a quello precedentemente realizzato dalle società facenti capo al Patanè e relativo agli anni 2006-2008: evidentemente le prove tecniche e documentali presentate non sono state ritenute sufficienti a dimostrare una reale e sostanziale discontinuità dall’opera originaria.

Tutor autostrade italiane

IL SOFTWARE TUTOR NON È DI ASPI. CI SARANNO RISARCIMENTI MILIONARI?

E adesso che succede? Succede che Alessandro Patanè potrebbe legittimamente richiedere il pagamento a enti e società di tutta Italia che hanno utilizzato abusivamente le tecnologie da lui sviluppate. Come si legge in un articolo pubblicato l’anno scorso su Latina Today, l’imprenditore era talmente sicuro delle sue ragioni da aver già inserito nel fatturato della sua azienda queste voci “con fatture emesse dopo una lunga, attenta e ponderata azione di discovery, seguita da contestazioni e inviti alla conformità della licenza d’uso del software“.

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