Risarcimento danni superiore al valore dell’auto: che succede?

Risarcimento danni superiore al valore dell’auto: che succede?

Cosa succede in caso di risarcimento danni superiore al valore dell'auto? L'assicurato può ottenere un rimborso per riparare la vettura? Ecco tutti i casi

19 Marzo 2020 - 06:03

Non è raro che in un incidente stradale un’auto subisca un danno superiore al valore della macchina stessa. E che il risarcimento danni proposto dall’assicurazione risulti insufficiente per riparare la vettura. Succede spesso perché in Italia circolano molte automobili vecchie dal valore commerciale ormai scarso (secondo una recente stima il parco auto del nostro Paese ha un’età media di quasi 10 anni) ma che, tuttavia, richiedono spese ingenti per la riparazione. Nelle prossime righe cercheremo di capire se ci sono possibilità di ottenere un rimborso che consenta il completo ripristino della vettura incidentata.

CHE COS’È IL RISARCIMENTO EQUIVALENTE

In genere le compagnie assicurano un’auto in base al valore commerciale. Tenendo conto del degrado e dello stato d’uso del veicolo (l’auto si può assicurare anche ‘a nuovo’, ma costa di più). Una vettura vecchia 10/15 anni o di più che vale per esempio 2.000 o 3.000 euro potrebbe subire danni per 4.000 o 5.000 euro. Circostanza che renderebbe la riparazione antieconomica (ovviamente per l’assicurazione). In pratica il costo da sostenere risulterebbe superiore al valore complessivo della vettura stessa, e per il quale è stata assicurata. In questi casi le compagnie assicurative provano a cavarsela offrendo al danneggiato un ‘risarcimento per equivalente’, ossia un indennizzo pari al valore della vettura prima del sinistro. Che però è quasi sempre inferiore all’importo necessario per riparare la macchina. Alcuni clienti accettano, all’insegna del ‘meglio che niente’, altri no e pretendono l’intero valore del danno. Chi ha ragione?

RISARCIMENTO DANNI SUPERIORE AL VALORE DELL’AUTO: COSA DICE LA LEGGE

Secondo il nostro Codice Civile, specificatamente l’articolo 2056 che richiama a sua volta gli articoli 1223. 1226 e 1127, chi subisce un danno ha diritto a ricevere un rimborso pari alla perdita che ha subito. Tuttavia il risarcimento non deve rappresentare una fonte di arricchimento per la parte lesa. Ossia il rimborso non deve superare di parecchio il valore della cosa danneggiata. Si sottintende quindi che non si può pretendere un indennizzo, per esempio, di 3.000 euro se la cosa danneggiata ne valeva appena 1.000. Come conferma una sentenza di qualche anno fa della Corte di Cassazione. Secondo cui l’assicurazione, “allorquando il costo delle riparazioni superi notevolmente il valore di mercato del veicolo, è tenuta alla sola corresponsione di una somma pari alla differenza di valore del bene prima e dopo la lesione“. Un’altra sentenza, molto simile, dispone che “in caso di notevole differenza tra il valore commerciale del veicolo incidentato e il costo richiesto delle riparazioni necessarie, il giudice può condannare l’assicuratore al risarcimento del danno per equivalente”. Bisogna comunque dire che ci sono anche sentenze molto più favorevoli agli automobilisti.

Risarcimento danni superiore al valore dell'auto

RISARCIMENTO DANNI NON CONGRUO, COSA PUÒ FARE L’ASSICURATO

Ovviamente se l’assicurato non è soddisfatto della proposta d’indennizzo dell’assicurazione ha piena facoltà di rifiutarla, ricorrendo alla procedura di conciliazione per le controversie (nei casi previsti) oppure direttamente in tribunale. Come detto, negli ultimissimi anni la tendenza giurisprudenziale sembra orientarsi maggiormente a favore degli automobilisti. Accordando sempre più spesso il risarcimento specifico (ossia corrispondente al valore del danno anche se superiore a quello dell’automobile). E ammettendo il risarcimento per equivalente (vantaggioso per le compagnie) solo in caso di notevole differenza tra il valore di mercato del veicolo e il costo della riparazione del danno. Solitamente nella valutazione del risarcimento specifico i giudici considerano numerosi fattori, a cominciare dalle spese a cui andrebbe incontro l’assicurato se fosse costretto a cambiare macchina a causa della mancata riparazione (immatricolazione, eventuale passaggio di proprietà, demolizione della vecchia vettura); nonché dei disagi subiti per il mancato utilizzo dell’auto incidentata.

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