Chery in Italia nell’ex stabilimento Maserati di Grugliasco?

Chery in Italia nell’ex stabilimento Maserati di Grugliasco?

Vedremo Chery in Italia nell'ex stabilimento Maserati di Grugliasco? La casa cinese è in lizza per diventare il secondo produttore di auto in Italia

22 Aprile 2024 - 12:30

Continuano le grandi manovre per l’approdo di un secondo produttore di auto in Italia: dopo gli ultimi rumors su Dongfeng, peraltro prima confermati e poi smentiti dal gruppo cinese, nelle ultime 48 ore è tornato prepotentemente di moda il nome di Chery, che era uscito un mesetto fa e poi sembrava essersi dissolto dopo l’accordo per l’apertura di uno stabilimento in Spagna. Pare infatti che il colosso di Wuhu non abbia affatto abbandonato l’idea di approdare in Italia, e che anzi abbia messo nel mirino uno degli impianti più noti della nostra industria automotive, voluto fortemente da Sergio Marchionne e chiuso ingloriosamente da Stellantis a fine 2023.

CHERY IN ITALIA NELLO STABILIMENTO DI GRUGLIASCO? LA SITUAZIONE

L’impianto in questione è ovviamente l’Agap (Avvocato Gianni Agnelli Plant) di Grugliasco, dove venivano prodotte le Maserati prima della dismissione. Il numero uno di Chery, Yin Tongyue, avrebbe parlato della possibilità Grugliasco direttamente con il ministro delle imprese Adolfo Urso in un colloquio riservato tenutosi qualche giorno fa. Nonostante l’accordo già raggiunto per produrre negli ex stabilimenti Nissan di Barcellona, Chery vorrebbe aprire una seconda fabbrica in Europa e da questo punto di vista l’Italia potrebbe offrire tanto sia in termini di impiantistica che di indotto, oltre che di eccellenza della manodopera. Lo stabilimento ex Maserati di Grugliasco (Torino), che peraltro Stellantis ha messo in vendita, sarebbe perfetto per un’operazione del genere. Alla pari degli impianti ex Fiat di Termini Imerese, anch’essi citati nel colloquio tra Tongyue e Urso come possibile soluzione per Chery in Italia.

STABILIMENTO DI GRUGLIASCO AI CINESI? CI SONO ALTRI PRETENDENTI

Come dicevamo, lo stabilimento ex Maserati di Grugliasco, di proprietà Stellantis, è in vendita dallo scorso mese di novembre, con tanto di annuncio su un noto sito di compravendite immobiliari. L’impianto, costruito nel 1959 dalla Bertone, la storica carrozzeria italiana fondata a Torino, è stato acquistato nel 2009 dalla FCA di Sergio Marchionne per produrre le Maserati Ghibli e Quattroporte. Ma con la dismissione della fabbrica decisa nel 2022 dall’AD di Stellantis, Carlos Tavares, la struttura da 205 mila mq (di cui 100 mila a uso produttivo) è stata messa in vendita. Per il sindaco di Grugliasco, Emanuele Gaito, lo stabilimento deve restare un’area industriale nel settore automotive, non è previsto alcun cambio di destinazione d’uso.

Vedremo se l’interesse di Chery si rivelerà reale. Intanto sappiamo dell’esistenza di un altro pretendente dello stabilimento, l’imprenditore Gianfranco Pizzuto, che si è fatto avanti da alcuni mesi con una proposta di rilancio. Pizzuto, noto al mondo dell’auto per aver contribuito alla nascita della Fisker Automotive e allo sviluppo della Karma, negli ultimi anni ha fondato l’Automobili Estrema e nel 2021 ha presentato l’Estrema Fulminea, l’avveniristica hypercar a batteria che vorrebbe produrre proprio nella fabbrica ex Maserati. Più in generale l’idea di Pizzuto è quella di creare a Grugliasco un hub per sostenere progetti nel campo della mobilità e dell’energia. Il progetto è suggestivo ma di non facile realizzazione, lo stesso Pizzuto ha stimato un investimento tra i 50 e i 60 milioni di euro e una percentuale di riuscita pari al 51%. E ora incombe pure l’interesse dei cinesi.

Chery in Italia

LA CINESE CHERY PRESTO IN EUROPA CON TRE MARCHI

Comunque vada, i progetti di Chery per l’Europa appaiono davvero importanti, da qui la necessità di avere non uno ma due stabilimenti produttivi nel Vecchio Continente. Come riporta Il Giornale, sono tre i marchi, specializzati nella produzione di Suv, sui quali l’azienda cinese punta per il mercato europeo: Omoda, Jaecoo ed Exlantis. I primi due con un’offerta mista, tra elettrico e ibrido, il terzo solo con alimentazioni a batteria. Finora Chery si era vista in Italia con i modelli poi assemblati da DR Automobiles, ma adesso vuole produrre in proprio e se la proposta risulterà adeguata i suoi marchi, oggi sconosciuti, diventeranno presto popolari. Ovviamente per convincere Chery a produrre in Italia (poi si vedrà con quali numeri, l’obiettivo è sempre quello di un milione di unità tra Stellantis e il secondo produttore) occorre presentargli un’offerta attrattiva, ed è probabile che Urso e Yin Tongyue abbiano discusso anche di questo.

 

CHERY SI ACCORDA ANCHE PER LA DISTRIBUZIONE DEI VEICOLI. MA INCOMBONO I DAZI…

La visita del numero uno di Chery in Italia è risultata piuttosto fruttuosa perché oltre al ministro ha incontrato e avviato trattative con i vertici di Diventa, la nuova società frutto della joint venture siglata dai due big della distribuzione di veicoli in Italia: Autotorino e Intergea. L’obiettivo è la creazione di un grande hub italiano per l’importazione e la distribuzione di auto e veicoli commerciali cinesi, ibridi ed elettrici. Non solo di Chery ma anche di Baic, Jac e altri. Tuttavia se le vetture fossero prodotte direttamente in Italia eviterebbero il problema dei dazi sulle importazioni che l’Europa si prepara a varare. Da qui la strategia di Yin Tongyue di giocare su più tavoli.

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