La CO2 fa davvero male? La risposta scientifica sull'inquinamento

La CO2 fa davvero male? La risposta scientifica sull'inquinamento Il mondo dell'auto sconvolto dal delirio emissioni CO2 ma diversi pareri scientifici scoperchiano il business del cambiamento climatico

Il mondo dell'auto sconvolto dal delirio emissioni CO2 ma diversi pareri scientifici scoperchiano il business del cambiamento climatico

1 Agosto 2017 - 08:08

I Governi nazionali e l'ONU sposano per convenienza politica e ideologica le tesi più catastrofiche terrorizzando l'opinione pubblica. Cosa si nasconde dietro i discutibili provvedimenti  scaturiti dal protocollo di Kyoto e dalla Conferenza di Parigi sul clima? Esperti climatologi e scienziati da diversi anni smentiscono i catastrofisti e i Governi che non accettano il confronto. Cosa si nasconde rispetto a questa strategia unilaterale che condiziona le economie dei Paesi e le scelte dei consumatori? Ecco l'altra verità suffragata da vari studi scientifici sull'inquinamento da CO2 prodotto dalle auto.

LA CORSA AI DIVIETI I Governi delle principali nazioni europee, ormai contaminati dal morbo ambientalista di facciata sancito dal protocollo di Kyoto e dal COP21 di Parigi, hanno dichiarato guerra alle Case automobilistiche minacciando tra una ventina d'anni (la Norvegia dal 2025, ne abbiamo parlato qui) lo stop alla circolazione di auto con motore diesel e benzina (al momento non è dato sapere se fra queste sono comprese anche le ibride). L'ultima in ordine di tempo è la Gran Bretagna il cui governo ha annunciata nei giorni scorsi il blocco, nel 2040, della circolazione e la produzione di vetture dotate di motore termico. In questo non breve lasso di tempo le cose potrebbero cambiare (ce lo auguriamo), come accaduto negli USA ove il neo eletto presidente Trump ha sconfessato il Trattato di Parigi sul clima ratificato dal suo predecessore Obama. Le Case costruttrici per non inimicarsi il potere statale (in certi casi presente come azionista di maggioranza o addirittura finanziatore salva-crisi), hanno sempre rinunciato, anche in tempi meno critici, ad un braccio di ferro con le istituzioni che in questa fase le vedrebbe perdenti  a causa del discredito derivante dai recenti scandali sulle emissioni truccate. Quindi le Case si stanno adeguando, obtorto collo (onde evitare multe pesanti per sforamento dei limiti di emissioni della CO2), annunciando a loro volta nuovi modelli ibridi o totalmente elettrici (per ottenere i famosi bonus) o addirittura (vedi Volvo che ha annunciato la fine del diesel) lo stop a breve scadenza della produzione di vetture dotate esclusivamente di motori endotermici diesel o benzina. Inutile dire che tali decisioni divulgate in anticipo sull'onda emotiva o per ricostruire un'immagine deteriorata (leggi qui tutte le novità sul dieselgate VW), possono essere pericolose e destabilizzanti per le Case interessate e il mercato automobilistico in generale poiché creano notevole disorientamento nei consumatori che rischiano di impegnare denaro per l'acquisto di un bene costoso che in breve tempo (salvo ripensamenti) non avrà più mercato né valore commerciale. Buono solo per la rottamazione forzata.  A chi giova tutto ciò? Certo non al consumatore.

GLOBAL WARMING: LA PIU' GRANDE BUGIA DEL SECOLO Ma chi decide queste politiche e su quali basi scientifiche? Quanti sanno che migliaia di esperti climatologi e scienziati smentiscono le teorie catastrofiste su cui si basa l'assioma che le emissioni di anidride carbonica di origine antropica (prodotta dalle attività umane) sono la causa unica del “Global Warming”, oggi mutuato in un più generico “cambiamento climatico”? E quest'ultimo è reale o costruito ad arte solo per ideologia di facciata o per difendere grossi interessi economici? I media della carta stampata, salvo rare eccezioni, e le tv generaliste non hanno alcun interesse a dar voce ad un confronto costruttivo e trasparente con i climatologi e gli scienziati che esprimono  convinzioni diverse. Chi scrive si è già occupato ampiamente su SicurAUTO.it delle contraddizioni e delle false convinzioni (leggi qui dell'auto tartassata rispetto alle altre fonti inquinanti) che hanno portato le pubbliche amministrazioni a criminalizzare ingiustamente la motorizzazione privata come unica causa di inquinamento dell'aria nelle città. Ora vogliamo allargare l'orizzonte a livello globale e capire cosa si nasconde dietro questo pensiero solo in apparenza unico che condiziona sempre più le scelte industriali ed economiche dei singoli Paesi ma anche la libertà (e il portafogli)  di tutti noi. Cercheremo quindi di approfondire certi argomenti, rivelando peraltro procedure quanto meno sospette, retroscena scomodi e sconosciuti a gran parte dell'opinione pubblica. Per la nostra analisi ci affidiamo principalmente alla ricca documentazione contenuta nel recente libro del prof. Mario Giaccio “Il Climatismo: una nuova ideologia” ed. 21mo Secolo. Il Prof. Mario Giaccio, docente ordinario di Tecnologia ed economia delle fonti di energia nel Dipartimento di Scienze dell'Università di Chieti-Pescara, è stato Preside della Facoltà di Scienze manageriali, ha diretto la rivista scientifica Journal of Commodity Science, Technology and Quality. E' inoltre responsabile scientifico del Research Centre for Evaluation and Socio-Economic Development, membro dell' United Nation Academic Impact. Ha pubblicato oltre 100 lavori scientifici su riviste italiane ed internazionali.

I GAS SERRA I gas ad effetto serra presenti nell'atmosfera, in primo luogo il vapore acqueo e nuvole (pari al 97%), permette al pianeta di trattenere una parte di energia solare e di mantenere una temperatura media di circa 15°C (tra estate e inverno). Senza gas serra la temperatura scenderebbe a -18°C, rendendo impossibile la sopravvivenza (vedi parere del Prof. Zichichi a fine articolo). Il restante 3% dei gas serra è costituito da anidride carbonica (CO2), metano (CH4), ossidi di azoto (NOx) e ozono (O3). La CO2, spiega il prof. Giaccio nella sua trattazione, è presente nell'atmosfera per circa lo 0,035-0,040 %. Vapore acqueo e nuvole incidono per il 75-80% dell'effetto serra totale. Vari studi scientifici hanno stabilito che la CO2 permane in atmosfera dai 5 ai 7 anni, valori ben distanti dagli oltre 100 anni previsti dalla IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) solo con un modello matematico. Anche il metano, come detto, è un gas serra con effetti maggiori rispetto alla CO2, tuttavia non viene mai chiamato in causa dai catastrofisti poiché non adattabile alle cause antropiche del riscaldamento da combustione.

L' ACCORDO DI  PARIGI (COP 21) SENZA CONFRONTO L'accordo di Parigi, approvato da 195 Paesi più la UE,  il cui testo è stato firmato a New York il 22 aprile 2016, prevede di limitare l'aumento del riscaldamento globale tra 1,5 e 2°C, secondo quanto stabilito dall' IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change). La teoria sostenuta da questo organismo voluto dall'ONU nel 1988 è quella ben nota di tipo catastrofista: le emissioni antropiche di anidride carbonica (CO2) dovute essenzialmente all'utilizzo dei combustibili fossili (petrolio, carbone, gas) sono causa del riscaldamento globale con relative conseguenze disastrose (desertificazioni, innalzamento del livello marino, scioglimento dei ghiacci polari, ecc.). A partire dal 2020 i Paesi in via di sviluppo riceveranno da quelli ricchi finanziamenti per 100 miliardi di dollari l'anno (?!). Tuttavia tale accordo, come rileva il prof. Uberto Crescenti, docente emerito di Geologia applicata presso l'Università di Chieti-Pescara, non precisa chi dovrà controllare il rispetto dei limiti sulle emissioni, né i provvedimenti che verranno presi in caso di sforamento. Emblematico il commento sull'accordo di Parigi di James Hansen, considerato il padre del riscaldamento globale: “E' davvero un falso. E' solo una grande stupidaggine. Sono parole senza valore, solo promesse. Finché i combustibili fossili saranno i più economici sul mercato, continueranno ad essere utilizzati”.  Il prof. Crescenti sottolinea inoltre che l'IPCC, gestito da un piccolo gruppo di catastrofisti, forzando alcuni elementi forniti da modelli matematici (quindi non prove rigorosamente scientifiche), ha fatto credere all'umanità che dovrà affrontare catastrofi dovute alle emissioni antropiche di CO2. Queste, precisa Crescenti, rappresentano soltanto il 5% dell'anidride carbonica presente in atmosfera, una frazione irrilevante rispetto a quella contenuta negli oceani e nel terreno sotto forma di carbonati o bicarbonati. Il prof. Crescenti sottolinea altresì l'assenza del confronto, di contrapposizione di idee nella discussione scientifica bloccata unilateralmente dai catastrofisti che vogliono condizionare la vita dell'umanità riportandola all'era pre-industriale. In questo modo, osserva Crescenti,”si sconfina in scelte politiche e ideologiche senza alcuna pretesa di scientificità”.

PARLA L'OPPOSIZIONE Il Global Warming Petition Project, come riporta il prof. Giaccio nel suo libro, rappresenta “il più ampio dissenso all'ideologia del climatismo” e si è concretizzato in una Petizione guidata da Frederick Seitz, ex presidente della National Academy of Science degli Stati Uniti. Il documento fu sottoscritto inizialmente da 17.800 scienziati in occasione della conferenza sul clima a Buenos Aires nel 1998. Attualmente  sono più di 31 mila (tra i quali diversi Premi Nobel) gli studiosi di fisica, geofisica, climatologia, meteorologia, oceanografia, chimica, biologia, biochimica i quali sostengono che ” non ci sono prove scientifiche sufficienti che il rilascio di CO2, metano o altri gas serra, prodotti dalle attività umane stia causando, o lo farà nel prossimo futuro, un catastrofico riscaldamento dell'atmosfera terrestre o un eventuale cambiamento climatico. Al contrario, ci sono sostanziali evidenze scientifiche che l'aumento dell'anidride carbonica nell'atmosfera produce molti benefici per la crescita delle piante e lo sviluppo dell'ambiente animale.” Lo scopo principale del “Progetto Petizione” è quello di dimostrare che non solo non esiste unanimità di consenso a favore del global warming (come sostiene l'IPCC), ma un gran numero di scienziati rifiuta questa ipotesi in quanto priva di validità scientifica.

LINDZEN IL GLADIATORE Richard Lindzen, professore di Fisica dell'Atmosfera presso il Massachussets Institut of  Technology (M.I.T.) di Boston, è considerato uno dei maggiori esperti di clima a livello internazionale. Da tempo contesta l'esistenza del riscaldamento globale denunciando l'allarmismo strumentale dell'IPCC  che condiziona buona parte degli organi di informazione. ” Tutta la faccenda è intorbidita con ogni mezzo, inclusa la creazione di centri di “ricerca” fittizi come i centri Tyndall in Inghilterra e Potsdam in Germania, tutti sostanzialmente controllati da varie organizzazioni Non- Governative, come Greenpeace ed il Wwf, che nulla hanno a che vedere con la scienza”. Nel maggio scorso Lindzen ha scritto un articolo molto interessante il cui titolo tradotto è:  “Riflessioni sulla Narrativa del Climate Change”.

Le conclusioni a cui giunge Lindzen, come riporta Massimo Lupicino (pseudonimo dell'autore) in un suo eccellente articolo sul sito webClimatemonitor, sono le seguenti:

  • “Oggi si attribuisce alla CO2 e al relativo global warming qualsiasi evento infausto, sfidando il buon senso e il senso stesso del ridicolo. Ad esempio, la “velenosa” CO2 è talmente tossica che livelli superiori di 10 volte (e oltre) a quelli atmosferici sono comunque ritenuti sicuri per l'uomo [per non parlare degli effetti ovviamente benefici per le piante e per l'agricoltura in generale].
  • Il circo della politica salvamondo ha speso risorse enormi per cercare di contenere temperature e CO2, per altro fallendo miseramente nel raggiungere l'agognato obbiettivo. Fallimento provvidenziale, alla luce dell'evidenza che aumenti di CO2 e temperature terrestri sono decisamente più benefici che dannosi per l'uomo. Resta, tuttavia, l'immane spreco di risorse dilapidate per una causa sgangherata, alla luce delle tante cause più giuste e più urgenti di questa, sul nostro pianeta.
  • Un raddoppio del tenore di CO2 in atmosfera ha un peso pari a circa il 2% del bilancio energetico terrestre. Ritenere che questo 2% legato ad una singola variabile prevalga sull'infinità di fattori che influenzano il clima terrestre equivale a credere nella magia. Eppure vi raccontano che credere a questa assurdità equivale a credere nella “scienza”. C'è qualcosa di palesemente sbagliato in questa presunzione, conclude Lindzen, perché la scienza è una modalità di indagine conoscitiva, e non una religione.”

Massimo Lupicino conclude ironicamente la sua lucida esposizione riportando il grafico dell'andamento dei prezzi sul mercato dei futures del frumento, crollati del 50% in 4 anni a causa dell'elevata offerta. “Se questo è l'effetto dell'incremento della CO2, non ci resta che bruciare montagne di carbone per avere pane e pasta gratis per tutti.”

IL FILM- BUGIA DI AL GORE Un episodio emblematico quello del film-menzogna di Al Gore, all'epoca vice-presidente degli Stati Uniti che nel 1997 nell'incontro di Kyoto firmò il trattato che prevedeva il razionamento dell'energia basato sulla paura del riscaldamento globale. Come è noto, quel trattato non fu mai ratificato dal Senato degli Stati Uniti. Nel 2007 Al Gore ci riprova e produce il film di propaganda “An Inconvenient Truth” (Una scomoda Verità) con il quale, rivolgendosi in particolare agli studenti delle scuole pubbliche e all'uomo della strada, ripropone il tema del disastro ambientale causato dal riscaldamento globale per colpa dell'uomo. In realtà il film contiene molte gravi inesattezze spacciate per verità assolute e viene quindi giudicato scientificamente inattendibile. Per questo motivo un tribunale britannico ha imposto che la proiezione del film  nelle scuole venga preceduta dalla precisazione che si tratta di fantascienza e non di scienza.

LA COMPRAVENDITA DEI CREDITI DELLA CO2 Uno degli aspetti più inquietanti su cui si basa il protocollo di Kyoto riguarda la compravendita dei permessi di emissione di anidride carbonica (ETS= Emission Trading System). Fissato un limite di CO2 che ciascun firmatario dell'accordo può emettere, nel caso si superi la quota assegnata, si possono acquistare sul mercato i permessi di emissione da quelli che ne emettono di meno. In pratico il produttore di CO2 non necessariamente è tenuto a ridurre le proprie emissioni, ma può comprare i crediti in modo da rientrare nei limiti assegnati. Questo sistema di compensazione è definito CDM (Clean Development Mechanism). Chi produce CO2 in realtà non riduce le proprie emissioni ma dovrebbe finanziare progetti di riduzioni in altri Paesi. I crediti di emissione che si generano sono chiamati CERs (CertifiedEmissionReductionUnits). Tale procedura è stata avviata nel 2005 ed ha prodotto un mercato di decine di miliardi di dollari, soprattutto in Europa il cui peso sul mercato globale della CO2 rappresenta il 90%. Nel 2013 sono state scambiate 10 miliardi di t di CO2 per un valore di 62 miliardi di euro. Le operazioni vengono condotte da intermediari finanziari peraltro, alcuni studi stimano che circa due terzi dei certificati sul mercato europeo, non rappresentano reali riduzioni di emissioni di CO2.

LE TRUFFE Naturalmente un sistema siffatto, poco controllabile, che comporta un giro enorme di denaro, si presta facilmente ad essere manipolato a scopo fraudolento.  Si sconfina insomma nel campo delle truffe. Il caso dell'Ungheria è abbastanza clamoroso: il governo ungherese ha utilizzato certificati (i citati CERs) per cancellare gli obblighi di alcune società ungheresi che, a loro volta, li hanno rivenduti ad altre società. Quando si è scoperto l'uso illegale dei CER le agenzie di scambio ne hanno bloccato il commercio con il conseguente crollo del valore del CER da 12 € per tonnellata a meno di 1€. Ma le vere truffe sono ben altre e la dinamica tipica è la seguente: i broker o società fittizie acquistano crediti da Paesi extraeuropei e poi li piazzano sul mercato UE ad un prezzo comprensivo di IVA. Al momento di versare l'IVA al fisco, scompaiono. L'Europol stima che le perdite dovute alla frode dei crediti di CO2 nel periodo giugno 2008-dicembre 2009 si aggirino intorno ai 5 miliardi di euro. Esistono quindi delle società fantasma che comprano in blocco questi diritti (spesso con riciclaggio di denaro sporco) e li rivendono ad altro Paese comunitario, incamerando l'IVA non dichiarata per poi sparire nel nulla. L'Europol ha scoperto che gran parte delle società fantasma sono rumene ed offrono enormi volumi di CO2 ed ottime “commissioni” alle società compratrici. Naturalmente le operazioni di polizia sono ormai numerose; il primo processo a truffatori della CO2 si è tenuto in Francia nel 2012 ma nel fenomeno criminoso sono coinvolte anche Germania, Regno Unito, Italia, Austria, ecc. Un tribunale tedesco ha condannato a pene detentive 6 persone per aver truffato 300 milioni di euro per vendita illegale di crediti di CO2 tramite la DeutscheBank. Nel dicembre 2014 è stata scoperta una frode dalla Guardia di Finanza di Milano per un ammontare di 3,5 miliardi di euro con fatture false. Sono state arrestate 9 persone per associazione a delinquere. La frode è stata realizzata tramite il mercato telematico dei certificati di emissioni della CO2. Per accedere a questa piattaforma, spiega il prof. Giaccio, basta l'iscrizione alla Camera di Commercio e l'indicazione di conto per gli acquisti e le vendite. Si ha quindi la possibilità di riciclare senza controlli grandi somme di denaro di provenienza ignota. Diverse indagini hanno appurato che i milioni di euro truffati con tali sistemi, venivano dirottati in vari paradisi fiscali tra cui Cipro, Hong Kong, Dubai, Emirati Arabi. In buona sostanza, come annota il prof. Giaccio, i mercati europei della CO2 sono fortemente manipolati e viziati da un numero impressionante di frodi a danno degli Erari.

IPCC: BUFALE  E CONFLITTI  D'INTERESSI Per capire certi intrecci diabolici bisogna partire dalla bufala dei ghiacciai dell'Himalaya. Il IV rapporto dell'IPCC del 2007 riferisce quanto segue: ” I ghiacciai dell'Himalaya si stanno ritirando più velocemente di quanto accade in ogni altra parte del mondo; continuando con lo stesso ritmo la probabilità che possano scomparire già nel 2035, o anche prima, è molto alta, se la terra continuerà a scaldarsi con l'andamento attuale.” In realtà si trattava solo di propaganda catastrofista. Infatti l'IPCC ha dovuto ammettere che tale previsione non aveva basi scientifiche ed era stata ripresa da un rapporto del WWF del 2005, che a sua volta riportava elementi di un intervista del 1999 ad un ricercatore indiano. Ma nel  rapporto originale, che risaliva al '96, la riduzione dei ghiacciai era prevista per il 2350 e non per il 2035. Il refuso fu ripreso dal prof. Syed Iqbal Hasnain dell'Università di Nuova Delhi fino ad arrivare al rapporto dell'IPCC senza che nessuno abbia verificato le fonti. Come se non bastasse, il rapporto precisa che uno dei ghiacciai si è ritirato di ben 2840 metri tra il 1845 e il 1966 alla media di 134 metri l'anno. In realtà si sarebbe ritirato di 23 metri l'anno (2840/121). Chi ha fatto i calcoli (una semplice divisione) per L'IPCC ha sbagliato, un fatto incredibile e ridicolo (ma volutamente non corretto, per esplicita ammissione dell'IPCC, allo scopo di far pressione sulla politica) se si considera che l'IPCC si presenta unico depositario della verità scientifica a livello mondiale. A seguito di questi falsi dati allarmanti l'India avviò un'indagine scientifica in proprio su 20 ghiacciai himalayani appurando che non ci sono elementi per affermare che i ghiacciai si stiano ritirando in modo anomalo. Nonostante gli evidenti gravi errori del rapporto (segnalati peraltro da altri scienziati), Hasnain subito dopo viene assunto dal TERI (The Energy and Resources Institute), il colosso indiano di cui è presidente Rajendra Pachauri a lungo presidente dell'IPCC. Inoltre la teoria del finto scioglimento dei ghiacciai è servita ad ottenere un finanziamento di 500 mila dollari da una fondazione americana ed una buona parte dei 3 milioni di euro stanziati dall'Unione Europea per una ricerca (l'ennesima) sullo stato dei ghiacciai. “Le nostre tasse servono anche a finanziare le bugie sul clima”, commenta amaramente il prof. Giaccio. Il citato TERI, con sede a Delhi, nasce nel 1974 dal colosso indiano Tata Group impegnato attualmente in vari settori industriali e commerciali: acciaio, automobili, chimica, telecomunicazioni, informatica, assicurazioni, hotel, tè, ecc. Tata Group controlla Corus, la principale acciaieria della Gran Bretagna e dal 2008 è proprietaria di Jaguar – Land Rover. TERI dal 1997 ha allargato i propri interessi nelle tecnologia delle rinnovabili (in particolare insediamenti eolici) dove risultano coinvolte varie divisioni del Tata Group.  Pachauri è consigliere della filiale europea di TERI insieme a Sir John Hougton, uno degli ideologi dell'IPCC e capo dell'ufficio di meteorologia britannico. Tata Group è inoltre coinvolto nel mercato mondiale della compra-vendita dei crediti per le emissioni di CO2 e ciò ha permesso al gruppo indiano di guadagnare 1,2 miliardi di sterline di “crediti di emissioni” trasferendo la produzione di acciaio Corus da Redcar (UK) ad un nuovo impianto nell'Orissa (India orientale). Alla luce di tali presupposti, non c'è da stupirsi del forte impegno di Jaguar-Land Rover sul fronte delle auto ibride ed elettriche.

CARBONE PER LE AUTO ELETTRICHE E in tema di auto elettriche giova segnalare una notizia riportata dal col. Guido Guidi, noto esperto meteorologo dell'Aeronautica Militare che collabora da vari anni con la Rai. Il col. Guidi in suo pezzo su Climatemonitor dal titolo: “Nel Paese dei mulini a vento le auto elettriche vanno a carbone” segnala che in Olanda, Paese molto sensibile ai problemi dell'ambiente e all'avanguardia nella diffusione delle auto elettriche accade questo:

Non può essere una sorpresa il fatto che l'aumento del numero di auto elettriche circolanti abbia fatto crescere molto la domanda di energia. Del resto, la ricarica completa di un'auto consuma quanto un frigorifero in 40 giorni. Come soddisfare quindi tale accresciuto fabbisogno? Con le pale? Niente di tutto questo: per far fronte all'aumento della domanda, che per il 2030 si prevede cresca del addirittura del 50%, nel paese dei mulini a vento sono state costruite tre nuove grandi centrali a carbone, di cui due proprio a Rotterdam. Le risorse rinnovabili, sono troppo più care di quelle tradizionali, dicono. A patto poi di trovare anche il posto per tutte le pale che servirebbero, c'è da aggiungere.” Se lo dice l'Olanda… Ma come la mettiamo con le regole dell'IPCC e soprattutto la coerenza?

L'AUTOREVOLE PARERE DEL PROF.  ZICHICHI E in tema di emissioni ci sembra opportuno completare la nostra esposizione riportando il parere del Prof. Antonio Zichichi, scienziato che non ha bisogno di presentazioni (Presidente della World Federation of Scientists),  in merito al presunto riscaldamento globale causato, secondo i “catastrofisti”,  dalle attività umane e non da fenomeni naturali di vasta portata  al di fuori del nostro controllo, come sempre avvenuto nel corso dei secoli e dei millenni. “Sfido i climatologi – sostiene Zichichi –  a dimostrarmi che tra cento anni la Terra sarà surriscaldata. La storia del climatechange è un'opinione, un modello matematico che pretende di dimostrare l'indimostrabile. Noi studiosi possiamo dire a stento che tempo farà tra quindici giorni, figuriamoci tra cento anni. In nome di quale ragione si pretende di descrivere i futuri scenari della Terra e le terapie per salvarla, se ancora i meccanismi che sorreggono il motore climatico sono inconoscibili? Divinazioni”. Alla domanda del perché molti scienziati concordano sulle cause umane del riscaldamento globale, Zichichi risponde:  “Perché hanno costruito modelli matematici buoni alla bisogna. Ricorrono a troppi parametri arbitrari. Alterano i calcoli con delle supposizioni per fare in modo che i risultati diano loro ragione. Ma il metodo scientifico è un'altra cosa”.”Ma attribuire alla responsabilità umana il surriscaldamento globale è un'enormità senza alcun fondamento: puro inquinamento culturale”. In un recente articolo pubblicato da “Il Giornale” il 1 giugno di quest'anno e ripreso nel fascicolo di giugno 2017 della rivista “21° Secolo. Scienza e Tecnologia”, il Prof. Zichichi afferma fra l'altro: “L'atmosfera è come un grande mantice che assorbe ed espelle anidride carbonica. Il mantice è azionato da 3 pompe: l'oceano globale, la terra solida (piante e suolo) e l'uomo. Le tre pompe hanno potenze diverse, le prime due sono decine di volte più potenti di quella umana. Ecco perché è difficile attribuire alle attività umane effetti tali da produrre variazioni climatiche. Infatti su Marte la Nasa registra variazioni climatiche senza che ci sia alcuna attività umana. Sbagliare sull'evoluzione del clima vuol dire buttare a mare miliardi di dollari/euro”. Prosegue  Zichichi: ” E' un errore clamoroso demonizzare l'anidride carbonica e l'effetto serra. Se nell'atmosfera non ci fosse la CO2 non potrebbe esistere la vita vegetale. Senza l'effetto serra la temperatura media sul nostro satellite sarebbe 18°C sotto zero. Questo effetto ci regala i 33°C necessari affinché sulla terra ci sia la temperatura media di 15 gradi”.

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