Volkswagen sospende due ingegneri per le emissioni fasulle del 3.0 TDI

La Maledizione delle Emissioni continua e, oltre ad aver spazzato miliardi di euro di capitalizzazione del Gruppo Volkswagen, continua a mietere teste, nel senso che colpisce il personale che potrebbe aver avuto a che fare con quel defeat device che ha causato la tempesta planetaria nota come DieselGate.

ANCHE IL GRANDE È MALATO – Sono passati poco più di due mesi ma lo scandalo iniziato a settembre quando si seppe delle centraline modificate per aggirare le leggi antismog ha fatto già versare tonnellate di inchiostro (e acceso migliaia di miliardi di pixel nei display di PC/tablet/TV/smarphone). La gravità dello scandalo si è accentuata con il passare del tempo, allargandosi un po' a tutti i mercati e raggiungendo anche la Corea dove VW rischia una multa di 11 milioni. Le ondate provocate dal sasso-DieselGate caduto nello stagno dei TDI hanno raggiunto anche il tre cilindri TDI 1.2, montato in alcuni degli 80 modelli che saranno controllati dal Ministero, e il grande V6 montato sulle berline top e sui grandi SUV del Gruppo, inducendo Audi a sospendere due ingegneri tecnici che si occupavano del prestante 3 litri.

INDAGINI IN CORSO – Una domanda fastidiosa sale subito alla mente: Matthias Müller (attuale CEO del Gruppo, salito sul trono dopo che lo scandalo ha travolto il suo predecessore Martin Winterkorn), che ha preso lo scettro dopo anni di comando alla Porsche, anni nei quali i TDI V6 sono stati montati anche sulle auto di Stoccarda, non sapeva nulla del software truffaldino? Per intanto uno dei marchi premium del Gruppo, Audi, ha sospeso due tecnici dopo che la Casa, insieme a Volkswagen, ha notificato alle autorità statunitensi che il V6 diesel da 3.0 litri di circa 85.000 vetture era dotato di un “equipment” di controllo delle emissioni del quale i regolatori degli Stati Uniti non erano a conoscenza. La notizia arriva dopo che il grosso diesel è stato accusato di avere emissioni oltre i limiti prescritti dalle norme degli Stati Uniti e proviene da Rupert Stadler, CEO di Audi, tramite il quotidiano regionale Donaukurier. Queste ultime sospensioni dovrebbero aver portato ad 8 il totale dei dipendenti e manager sospesi dall'inizio dello scandalo. Ricordiamo che il dieselGate ha finora bruciato circa 20 miliardi di euro del valore in Borsa del Gruppo.

TENSIONE E APPRENSIONE – Il V6 sembra aver già portato discordia in seno al gruppo: esso è stato infatti progettato da Audi e viene assemblato nella sua fabbrica di Neckarsulm, in Germania. L'unità è ampiamente utilizzata, fin dal 2009, nei modelli top di VW, Audi e Porsche ed è proprio quest'ultimo marchio che manifesta crescente irritazione: una lettera dagli avvocati di Porsche negli Stati Uniti contiene, fra le altre cose, questo passaggio per nulla accomodante “Porsche è in attesa di ulteriori informazioni dal fornitore dei motori, Audi AG, per quel che riguarda le misure necessarie per riportare nei limiti il motore diesel da tre litri”. Anche se non è difficile pensare come Audi e Porsche si guardassero già in cagnesco – basta pensare alle sovrapposizioni delle rispettive gamme – questa situazione non può che peggiorare i loro rapporti. Nel frattempo il California Environmental Protection Agency (CARB), mette sotto pressione il Gruppo Volkswagen, concedendogli 45 giorni di tempo per presentare un piano di “risanamento” del V6 montato da VW, Audi e Porsche. Anche i sindacati tedeschi sono preoccupati e qualche commentatore mette in dubbio l'efficacia della modifica proposta da VW per il TDI 1.6 (la montagna ha partorito il topolino!), che per giunta potrebbe essere rifiutata da molti clienti. Scriveremo ancora molto riguardo il DieselGate, parola di Facile Profeta!