
Tesla ha atteso 9 giorni prima di comunicare alle autorità l'incidente con l'Autopilot. Poche parole da Musk per proteggere l'affare SolarCity?
Il confine fra speculazione e oggettività è labile e molto spesso viene attraversato senza esserne consapevoli. Cosa pensare, ad esempio, dei giorni trascorsi prima che Tesla comunicasse alle Autorità dell'incidente fatale che ha visto coinvolta una Model S condotta dall'Autopilot?
INDAGINI IN CORSO Gli eventi sono pressappoco questi: l'incidente che è costato la vita a Joshua Brown è avvenuto il 7 maggio di quest'anno e Tesla Motors ha allertato le autorità di regolamentazione riguardo questo urto fatale il 16 maggio. L'Azienda stessa non è venuta subito a conoscenza dell'accaduto perché l'urto è stato così violento da strappare il parabrezza e distruggere il modulo che trasmette i dati dell'auto; Tesla ha così saputo dell'incidente “poco dopo” tramite le autorità locali che erano intervenute per i rilievi. NHTSA ha poi annunciato, il 30 giugno, l'apertura di un probe, ossia un'indagine. Ieri Tesla ha difeso la sua decisione di non rendere pubblico l'incidente comunicando, per bocca di una portavoce, che non voleva farlo prima dell'annuncio dell'apertura di un'indagine federale. Sempre nella giornata di martedì scorso, il CEO di Tesla Elon Musk ha ha difeso il ritardo nella divulgazione della notizia sostenendo, su Twitter, che la divulgazione dell'incidente di maggio “non era materiale” per Tesla.
COMUNICAZIONI E AUMENTO DI CAPITALE Pochi giorni dopo la comunicazione dell'evento alle Autorità federali, Tesla ha raccolto circa 1,46 miliardi di dollari offrendo azioni; la vendita si è svolta il 18 e 19 maggio, quindi pochi giorni dopo della comunicazione alla autorità. Tesla sapeva quindi del disastroso urto quando ha venduto le azioni ma, secondo la ricostruzione della portavoce, la sua indagine interna non era ancora completa e, nello stesso tempo, l'indagine federale non era ancora iniziata. La fonte aziendale ha anche aggiunto che la Società avrebbe dovuto dichiarare l'accaduto entro il terzo trimestre ma lo ha comunicato prima, il 16 maggio appunto, a trimestre non ancora iniziato. La portavoce ha aggiunto che: “Tesla ha fornito a NHTSA altri dettagli circa l'incidente nelle settimane successive mentre stava completando la sua indagine, conclusa definitivamente durante l'ultima settimana di maggio”. Il portavoce di NHTSA Bryan Thomas, dal canto suo, ha dichiarato che l'indagine è ancora in corso e che l'agenzia non avrebbe rilasciato ulteriori commenti.
TEMPISTICHE SOSPETTE? Alla domanda sul perché la società non abbia rivelato l'incidente, che è avvenuto prima della vendita delle azioni e prima della sua offerta (per questa offerta si parla di circa 3 miliardi di dollari) per acquisire SolarCity, Tesla ha risposto così: “Tesla non ritiene necessario, così come alcun costruttore di veicoli, condividere i dettagli di ogni incidente che si verificano in un suo veicolo. Più di un milione di persone muoiono nel mondo ogni anno in incidenti stradali ma le case automobilistiche non rivelano ognuno di questi incidenti agli investitori”. In effetti – e qui Tesla ha esagerato con il marketing – il nome Autopilot ha indotto almeno qualche automobilista a pensare che si trattasse di un sistema di guida autonoma mentre era un ADAS piuttosto sofisticato (leggi come esso abbia evitato un incidente ad una Model S) ma che non poteva fregiarsi della qualifica di “autonomous”. In ogni caso i segnali contrastanti su quel che potrebbe accadere si stanno già creando. Gail L. Gottehrer, socio di un importante studio legale, ha detto che nessuno può impedire eventuali class action ma “sarà difficile dimostrare che Tesla stava cercando di ingannare qualcuno. Un forte punto a loro favore è che non nascondono nulla, dichiarando come sia necessario tenere le mani sul volante, rimanere attenti e ed essere pronti a riprendere il controllo”. Di diverso parere è Wayne Cohen, che insegna alla Facoltà di giurisprudenza della George Washington University: “Credo che nessuno sia rimasto sorpreso che ci sia stato una fatalità. La questione è se e come questa tragedia influirà sul panorama normativo e io penso che ciò accadrà dato che una persona e una tragedia reali si sono “proiettate” sulla guida autonoma. Ritengo che Tesla si troverà ad affrontare una causa a seguito dello schianto ma ad essa si potrebbero aggiungere alle potenziali class-action che potrebbero coinvolgere altri proprietari. La questione centrale sarà se l'Autopilot di Tesla sia è difettoso e se tale difetto abbia causato la fatalità. Se evidenze di questo tipo dovessero emergere questo potrebbe esporre Tesla a danni ben più gravi di quelli che potrebbero derivarle da questo singolo caso”. La ridda mediatica non si ferma e si è già scatenata anche per il recente ribaltamento di una Model X: se le evoluzioni di questi episodi appaio imprevedibili, il danno d'immagine è assicurato.