
Caccia agli investitori per il salvataggio di Takata, i Costruttori tacciono e le sorti sono nelle mani di una banca di investimenti
Le proporzioni raggiunte dallo scandalo degli airbag Takata sono planetarie e il produttore giapponese sta annaspando, rischiando il tracollo finanziario. Per scongiurare il fallimento servono fondi “pesanti” e Takata ha affidato il suo futuro ad una banca di investimenti, ma l'appeal dell'azienda scarseggia e trovare finanziatori non sarà un'impresa semplice.
NECESSARI FONDI PER LA RISTRUTTURAZIONE Takata lo scorso mese di marzo ha chiuso l'esercizio finanziario 2015 con una perdita netta di 13,1 miliardi di yen, al cambio di oggi 107 milioni di euro. Questa batosta è poca cosa rispetto alle cifre che vengono pronunciate riguardo ai risarcimenti che l'azienda nipponica dovrà pagare, se mai ne sarà in grado. Il rischio di crack finanziario è tangibile e servono, anche con una certa urgenza, fondi per ristrutturare l'azienda e continuare l'attività, che ricordiamo basata principalmente sulla produzione di dispositivi di sicurezza per il comparto automotive. Il comitato direttivo esterno di Takata ha deciso di affidare la ricerca del “salvatore” alla banca di investimenti Lazard Ltd. il cui compito sarà quello di trovare investitori e mantenere i rapporti con le case costruttrici, le quali, in seguito ai richiami per la messa in sicurezza delle vetture, continuano ad accumulare crediti nei confronti del produttore di airbag.
ACCORDO CON LE CASE COSTRUTTRICI, SI FARA? La questione con i costruttori d'auto rimane un nodo cruciale dell'intera vicenda. Takata nei mesi scorsi ha invocato la collaborazione e l'aiuto dei propri clienti, ma l'appello è rimasto finora praticamente inascoltato (Leggi l'appello ai costruttori d'auto per fronteggiare lo scandalo). Il comitato direttivo però non intende abbandonare l'intento di raggiungere un accordo proficuo con le Case automobilistiche. A rimarcare il concetto provvede il presidente del Comitato Hideaki Sudo: “Si tratta di situazioni difficili e complesse, ma il comitato è fermamente convinto che è nell'interesse di tutte le parti coinvolte, Takata e i suoi clienti del settore automobilistico, giungere a una risoluzione consensuale per affrontare in maniera congiunta i costi dello scandalo airbag”. Questo consentirà a Takata di rimanere un partner vitale e prezioso per i costruttori”. Secondo il comitato direttivo i costruttori hanno “bisogno” di un fornitore con la capacità produttiva di Takata per mantenere i ritmi delle linee di assemblaggio e contare su un rifornimento continuo di componenti e dispositivi di sicurezza.
TENTATIVI DI SCALATA DALL'ESTERO Secondo Autonews qualcosa si sta già muovendo sul fronte della ristrutturazione. Sembrerebbe che il fondo d'investimento americano Kohlberg Kravis Roberts (KKR) abbia formulato una prima proposta per il salvataggio di Takata. KKR avrebbe proposto l'acquisto del 60% delle quote dell'azienda, presentando al contempo anche un piano di ristrutturazione. Secondo il quotidiano giapponese Nikkei si tratta di proposte preliminari, non conformate ufficialmente dalle parti, alle quali non è stato data al momento una risposta. La reazione del mercato azionario è stata comunque veemente, il titolo Takata, dopo essere sprofondato negli ultimi mesi (Takata accantona fondi preparandosi al peggio), ha avuto una impennata del 21%. L'eventualità che sia un fondo straniero a salvare il produttore di airbag non è l'ipotesi più felice, secondo Mitsuo Shimizu, della società di investimenti Japan Asia Securities Group, una cordata straniera finirà con il vendere a terzi l'azienda, mentre l'opzione più conveniente per il futuro di Takata sarebbe l'intervento deciso e generoso di una Casa automobilistica.