La guida autonoma darà la libertà di viaggiare ai non vedenti

La sfida della mobilità per i non vedenti passa anche attraverso la guida autonoma. Negli USA nasce un movimento per l'auto robot per i disabili

 
La guida autonoma darà la libertà di viaggiare ai non vedenti La sfida della mobilità per i non vedenti passa anche attraverso la guida autonoma. Negli USA nasce un movimento per l'auto robot per i disabili

La sfida della mobilità per i non vedenti passa anche attraverso la guida autonoma. Negli USA nasce un movimento per l'auto robot per i disabili

19 Luglio 2017 - 06:07

La guida autonoma promette di rivoluzionare molte delle cose connesse all'automotive: pensiamo alle norme della circolazione stradale, alle assicurazioni, alla mobilità in generale. Sembra ormai assodato che il parco circolante, per esempio, potrebbe contrarsi dato che un'auto robot potrebbe “lavorare” a tempo pieno e soddisfare da sola le esigenze di un'intera famiglia. Con un meccanismo simile a quello delle fotocamere degli smartphone (hanno falcidiato il mercato delle fotocamere ma scattano molte più foto) possiamo aspettarci che le auto robot percorreranno più km, anche perché trasporteranno le persone, come i bambini, gli anziani e i non vedenti, che non hanno la patente. Negli USA se ne parla già.

MOBILITÀ CHE PRIMA NON C'ERA Il discorso di Anil Lewis, direttore esecutivo della Federazione Nazionale del Blind Jernigan Institute (che mira a sviluppare tecnologie e servizi che aiutano i non vedenti), è chiaro e preciso: “Se i veicoli autonomi sono progettati correttamente e risultano accessibili, allora creeranno una capacità di viaggiare che attualmente non esiste”. Questa rivoluzione nell'automotive promette infatti molto ad un segmento della popolazione che non avrebbe mai potuto gestire un veicolo per strada: i non vedenti. Essi sono 1,3 milioni negli Stati Uniti e, insieme ai rappresentanti di altri milioni di persone con altre disabilità, si sono uniti alle Case e alle aziende tecnologiche in una trasparente attività di lobbyng verso il Congresso per spingerlo a stimolare il lancio dei veicoli autonomi.

A COSA SERVE LA PATENTE? Secondo quanto riportato da Bloomberg, una commissione della Camera sta esaminando oggi la prima legislazione sulle automobili senza guidatore e i sostenitori dei non vedenti hanno diverse preoccupazioni. Essi vogliono, per esempio, che l'accessibilità sia “nativa” nel design dell'automobile e che gli Stati eliminino le leggi che proibiscono ai non vedenti di sedersi al posto di guida. Questo movimento lotta contro il paradigma normativo e industriale che presuppone che i conducenti debbano comunque vedere la strada.

I politici e le società che lavorano sui veicoli completamente autonomi stanno iniziando ad affrontare nuove sfide per garantire che i ciechi possano beneficiare di questa nuova tecnologia ma alcuni ostacoli si stanno già presentando. Florida, Michigan e New York, per esempio, hanno già norme che richiedono agli operatori di veicoli autonomi di avere una patente, cosa che implica un test sull'acuità visiva, e anche altri Stati potrebbero probabilmente ispirarsi alle leggi in vigore, creando di fatto il prerequisito di avere una patente di guida: a dirlo è Amanda Essex, specialista in Politica dei trasporti alla National Conference of State Legislatures. Richiedere che i passeggeri di un veicolo autonomo di Livello 5 (che non ha quindi alcun bisogno di intervento umano) abbiano la patente di guida è una “restrizione inutile” che impatterebbe molto negativamente sulla comunità dei disabili. A dirlo, nero su bianco, è Securing America's Future Energy (SAFE) in uno studio commissionato dalla Ruderman Family Foundation, un gruppo di difesa dei disabili.

TANTISSIME OPPORTUNITÀ IN PIÙ SAFE sta esercitando pressioni piuttosto aggressive per promuovere i veicoli autonomi. Nel suo studio ha stimato che la migliore mobilità consentita dai veicoli completamente autonomi avrebbe fatto risparmiare 19 miliardi di dollari soltanto diminuendo i costi sanitari derivanti da appuntamenti medici saltati; le driverless car migliorerebbero inoltre le prospettive occupazionali per circa 2 milioni di persone disabili.

Il progetto di legge in esame lascerebbe agli Stati la responsabilità di aree quali le immatricolazioni, l'assicurazione e la patente ma assegnerebbe in esclusiva al Governo federale la definizione delle norme di sicurezza per i veicoli autonomi. Nell'attuale stesura si è “perso” un capitolo che promuoveva l'accesso ai veicoli autonomi da parte dei disabili ma i loro sostenitori hanno ottenuto altre disposizioni favorevoli, fra le quali la creazione di un comitato consultivo all'interno della NHTSA che discuta sull'accessibilità per i disabili (sapevi che Palermo ha dato il via al car sharing per i disabili?).

I COSTRUTTORI APRONO GLI OCCHI L'industria sta prendendo atto di queste tematiche: David Strickland (ex NHTSA, è a capo della lobby delle Aziende che spingono per la guida autonoma), parlando alla Conferenza nazionale della National Federation of the Blind, ha detto che: “considerando gli aspetti del trasporto dei disabili, non si è mai dovuto pensare su larga scala all'interfaccia persone disabili-veicoli. Con la guida autonoma i Costruttori dovranno affrontare la questione su una scala molto ampia”. Anche Renee Arrington-Johnson, ingegnere non vedente di General Motors ora in pensione, considera che “in passato le aziende non consideravano veramente le persone non vedenti o ipovedenti (leggi che la silenziosissima Nissan Leaf Tekna emette un suono apposito per rendersi percepibile anche agli ipovedenti) perché non costituivano un mercato rilevante. Oggi invece si sta aprendo un grande mercato perché la guida autonoma rappresenta la libertà per le persone che ora dipendono dal trasporto pubblico o dai taxi”.

Commenta con la tua opinione

X