NCC: incostituzionale il divieto di rilasciare nuove licenze

NCC: incostituzionale il divieto di rilasciare nuove licenze

La Corte Costituzionale dichiara incostituzionale il divieto di rilasciare nuove licenze agli operatori NCC. Scopriamo le conseguenze di questa storica sentenza

19 Luglio 2024 - 16:55

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 137 depositata il 19 luglio 2024, ha dichiarato incostituzionale l’articolo 10-bis comma 6 del decreto legge n. 135 del 2018 (convertito poi nella legge n. 12/2019), che ha limitato per oltre 5 anni l’entrata di nuovi operatori nel settore NCC, bloccando di fatto l’ampliamento dell’offerta di questo servizio. Si tratta di una sentenza a suo modo storica che potrebbe rivoluzionare in Italia la proposta del servizio pubblico non di linea, mettendo la parola fine all’egemonia dei tassisti.

NCC: L’ARTICOLO DEL D.L. 135/2018 DICHIARATO INCOSTITUZIONALE

L’articolo ‘incriminato’ vietava di rilasciare nuove autorizzazioni per il servizio di noleggio con conducente (NCC) sino alla piena operatività del registro informatico nazionale delle imprese titolari di licenza taxi e di autorizzazione NCC. Guarda caso questo registro è stato istituito proprio nelle scorse settimane, stabilendone la piena operatività a 180 giorni dalla sua pubblicazione, ma ciò non ha influenzato il giudizio della Corte Costituzionale, visto che le questioni sollevate si sono concentrate sulla ‘struttura’ della legge a prescindere dagli sviluppi ‘di fatto’ o dalle circostanze contingenti legate alla sua attuazione.

IGNORATA LA PREOCCUPAZIONE DELL’AGCM SULLA CARENZA DEL SERVIZIO NON DI LINEA

Secondo la Corte Costituzionale, infatti, è proprio la configurazione della norma ‘ censurata’ che ha consentito all’autorità amministrativa di bloccare l’ingresso dei nuovi operatori nel mercato NCC, posticipando continuamente la piena operatività del registro informatico attraverso l’emissione e la sospensione successiva dei decreti. Questa situazione è stata oggetto di preoccupazione anche da parte dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM), che più volte ha sottolineato la necessità di espandere l’offerta di servizi non di linea per rispondere a una domanda alta e largamente insoddisfatta, specialmente nelle aree metropolitane.

App Uber

LA NORMA DICHIARATA INCOSTITUZIONALE HA CAUSATO UN GRAVE PREGIUDIZIO ALLA COLLETTIVITÀ

La norma incostituzionale ha pertanto causato, in modo sproporzionato, un grave pregiudizio all’interesse della cittadinanza e dell’intera collettività. Questo perché i servizi di autotrasporto non di linea concorrono a dare effettività alla libertà di circolazione, che è la condizione per l’esercizio di altri diritti, per cui la forte carenza dell’offerta ha indebitamente compromesso non solo il benessere del consumatore, ma qualcosa di più ampio, che attiene all’effettività nel godimento di alcuni diritti costituzionali, oltre che all’interesse allo sviluppo economico del Paese.

SENTENZA NCC: LA SODDISFAZIONE DEI SINDACATI DI CATEGORIA E DI UBER

Come era lecito attendersi, la sentenza della Corte Costituzionale a favore degli NCC  ha immediatamente riacceso il dibattito sul tema. “Chiediamo alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni di convocare rapidamente un tavolo di concertazione per una nuova legge quadro sul trasporto pubblico non di linea“, ha subito commentato Andrea Romano, presidente di MuoverSi’ Federazione NCC e Mobilità, che riunisce le principali associazioni del settore, aggiungendo che la sentenza “assesta un colpo definitivo alla già traballante credibilità della legge gravemente punitiva verso decine di migliaia di operatori e aziende“. Positivo anche il commento di Uber, piattaforma molto interessata allo sviluppo del servizio di trasporto: “La sentenza pone fine a uno stallo durato 6 anni e rimuove gli ostacoli all’endemica scarsità di servizi di trasporto delle città italiane. Speriamo che il governo prenda atto della decisione“, ha dichiarato il GM Lorenzo Pireddu.

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