La gestione del fermo amministrativo illegittimo comporta considerazioni legali e economiche con la Cassazione che ha fissato un punto fermo
Il fermo amministrativo illegittimo, nonostante la sua natura temporanea, può avere conseguenze rilevanti nell’organizzazione della vita quotidiana. La routine di molti di noi ruota spesso attorno all’uso dell’automobile, sia per raggiungere il luogo di lavoro sia per svolgere attività di tutti i giorni. Oltre a richiedere una riorganizzazione delle proprie abitudini, il fermo amministrativo auto comporta anche obblighi burocratici ineludibili, che possono avere un impatto rilevante anche dal punto di vista economico. Proprio su quest’ultimo aspetto vogliamo concentrare l’attenzione. Cosa succede in caso di fermo amministrativo illegittimo? Il proprietario dell’auto ha diritto a un risarcimento? Nei prossimi paragrafi riportiamo il parere della Cassazione che chiarisce come si calcola l’eventuale risarcimento e quali sono i parametri da considerare.
FERMO AMMINISTRATIVO AUTO: QUALI CONSEGUENZE
Il fermo amministrativo illegittimo è una misura restrittiva. Il veicolo soggetto a questo provvedimento non è autorizzato a circolare. L’impatto di questa misura è di gran lunga più ampio di quanto possa apparire a prima vista. Il divieto di utilizzo del mezzo impedisce praticamente ogni azione relativa alla sua proprietà e disposizione. Non si tratta solo dell’uso in sé. Il proprietario di un veicolo sottoposto a fermo amministrativo non può esportarlo, demolirlo o procedere con la sua radiazione presso il Pubblico registro automobilistico. Il fermo amministrativo auto è una misura cautelare che viene adottata quando i tentativi precedenti di riscossione di un credito non hanno avuto esito positivo. In altre parole, questa misura viene attivata quando il proprietario del veicolo ignora i tentativi di recupero delle somme non versate. Questi tentativi possono includere l’invio di una cartella esattoriale o l’emissione di un avviso di accertamento da parte dell’Agenzia delle entrate. Se il debitore, proprietario dell’auto, non ha risposto in alcun modo a tali notifiche o non abbia provveduto a saldare il debito o presentare ricorso, scatta il fermo amministrativo. Questo provvedimento si attiva automaticamente dopo 60 giorni dalla ricezione della notifica dell’atto di accertamento.
LA DECISIONE DELLA CASSAZIONE SUL RISARCIMENTO PER FERMO AMMINISTRATIVO ILLEGITTIMO
L’ordinanza numero 13173 della Corte di Cassazione sul fermo amministrativo illegittimo fa luce sulla questione del calcolo del risarcimento del danno subito dal proprietario del mezzo. La Terza Sezione Civile ha ampliato il concetto di risarcimento, superando la mera indisponibilità del bene e considerando la necessità di trovare alternative per l’autotrasporto. Questo riconoscimento è stato ottenuto da un avvocato di Catanzaro che aveva contestato la persistenza del fermo amministrativo nonostante l’ordine di sospensione emesso dal Giudice di pace. L’avvocato aveva richiesto a Equitalia un risarcimento di 25.000 euro, una cifra corrispondente alla diminuzione del valore subita dalla sua auto dal momento del fermo, nel settembre 2004, fino alla data della vendita del veicolo avvenuta nel 2010. Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione all’avvocato, riconoscendo il danno subito. Ma la Corte d’Appello aveva poi ribaltato questa decisione, sostenendo che non c’erano prove sufficienti riguardo all’acquisizione di un veicolo sostitutivo. La Corte di Cassazione ha analizzato il caso in modo differente. Se il ricorrente avesse limitato la sua richiesta di risarcimento del danno “per aver dovuto provvedere altrimenti, negli anni in cui si è protratta l’indisponibilità del bene, al proprio autotrasporto”, anche in assenza di prove delle spese sostenute, la decisione della Corte d’Appello di respingere la richiesta per mancanza di prove del danno sarebbe stata legittima.
FERMO AMMINISTRATIVO ILLEGITTIMO, LE MOTIVAZIONI DELLA CORTE DI CASSAZIONE
Nel contesto del fermo amministrativo illegittimo, la Corte di Cassazione ha affrontato il tema del danno patrimoniale e del suo risarcimento. La Suprema Corte ha posto l’attenzione sulla distinzione tra la semplice indisponibilità del bene e la perdita di valore documentata del veicolo causata dalla prolungata indisponibilità. La Corte ha sottolineato che il danno patrimoniale richiesto non si limitava all’indisponibilità del bene. Ma era principalmente legato alla dimostrata perdita di valore del mezzo a causa della prolungata indisponibilità. Nel caso in esame, il ricorrente aveva presentato documentazione riguardante il valore dell’auto al momento del fermo amministrativo e aveva documentato il prezzo di vendita, avvenuto non appena aveva recuperato la disponibilità materiale e giuridica del bene dopo la rimozione del fermo amministrativo.