Direttiva MIT limiti di velocità urbani: salta Bologna città 30?

Direttiva MIT limiti di velocità urbani: salta Bologna città 30?

Arriva l'annunciata direttiva MIT sui limiti di velocità nei centri urbani: salta il progetto Bologna città 30? Ecco cosa prevede

24 Gennaio 2024 - 14:00

L’esperimento di Bologna città 30, che peraltro non è il primo di questo genere in Italia ma il primo effettuato in una grande città, rischia di durare pochissimo. La direttiva del MIT sui limiti di velocità nei centri urbani, annunciata dal ministro Salvini e e preparata in brevissimo tempo con celerità quasi sospetta, interviene infatti sul potere degli enti proprietari delle strade di fissare limiti massimi di velocità inferiori a quelli previsti dal Codice della Strada (nel caso specifico 50 km/h per le strade nei centri abitati, con possibilità di elevarlo a 70 km/h), mettendo dei paletti contro l’imposizione ‘generalizzata’ e ‘arbitraria’ di limiti di velocità ‘eccessivamente ridotti’.Scopriremo nelle prossime ore o al massimo nei prossimi giorni quali conseguenze porterà questa direttiva anti-Città 30 del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Siamo probabilmente solo all’inizio di uno scontro nato più per questioni politiche, tra fazioni di diverso colore, che per effettivo interesse verso le problematiche stradali di Bologna. E che quasi certamente finirà nelle aule dei tribunali tra ricorsi e contro ricorsi.

IL PROGETTO BOLOGNA CITTÀ 30

Com’è noto, dallo scorso 16 gennaio a Bologna è partito il progetto Città 30, che ha abbassato il limite massimo di velocità in tutte le strade urbane da 50 a 30 km/h, ad eccezione delle principali vie di scorrimento dove è rimasto a 50 km/h. Di fatto i 30 km/h sono diventati a Bologna la nuova normalità, andando a coprire il 70% delle strade del centro abitato e il 90% di quelle della parte di città più densamente vissuta dalle persone. Gli obiettivi della Città 30 sono principalmente quelli di aumentare la sicurezza stradale e di ridurre le emissioni di smog.

Nei primi giorni di applicazione dei nuovi limiti di velocità ci sono stati un po’ di problemi, con ripercussioni sul traffico cittadino e segnalazioni generalizzate di code e rallentamenti, con coinvolgimento pure dei mezzi pubblici. Ma c’era comunque da aspettarselo trattandosi di un cambio epocale che ha messo in discussione abitudini consolidate da decenni. Per un giudizio più attendibile su Bologna Città 30 occorrerebbe aspettare quanto meno 6 mesi.

LIMITI DI VELOCITÀ IN CITTÀ E CODICE DELLA STRADA

Ma Bologna 30 rischia di non arrivarci nemmeno a 6 mesi di vita vista la direttiva del MIT che, di fatto, restringe la possibilità di creare zone 30 estese a interi centri abitati. Come abbiamo già anticipato qui il problema è soprattutto politico, con Salvini che ha colto la palla al balzo per scagliarsi contro un provvedimento di un’amministrazione di diverso colore, cavalcando la protesta degli automobilisti insoddisfatti (senza però considerare i tanti che magari hanno apprezzato la riduzione dei limiti).

Il nocciolo della questione verte sull’art. 142 del Codice della Strada, che al comma 1 fissa i limiti di velocità massimi nei vari ambiti (come detto, 50 km/h nei centri abitati o 70 km/h nelle strade urbane le cui caratteristiche costruttive e funzionali lo consentano), e al comma 2 autorizza gli enti proprietari delle strade (che nelle città è il Comune) a fissare limiti di velocità minimi e massimi diversi da quelli fissati al comma 1, seguendo  tuttavia “le direttive impartite dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti”. A questo proposito lo stesso comma 2ricorda che il ministro “può modificare i provvedimenti presi dagli enti proprietari della strada, quando siano contrari alle proprie direttive e può anche “disporre l’imposizione di limiti, ove non vi abbia provveduto l’ente proprietario; in caso di mancato adempimento”. Inoltre il ministro “può procedere direttamente alla esecuzione delle opere necessarie, con diritto di rivalsa nei confronti dell’ente proprietario”.

Direttiva MIT limiti di velocità urbani

DIRETTIVA MIT CONTRO I LIMITI DI VELOCITÀ MASSIMI TROPPO BASSI: COSA PREVEDE?

Ed è esattamente quello che ha fatto Salvini, con una rapidità, ribadiamolo, che forse avrebbe meritato miglior causa: preparare una direttiva che nei fatti gli consente di cancellare Bologna Città 30.

Come riporta l’Ansa, la direttiva MIT(qui la bozza inviata all’Anci) fissa il principio secondo cui “qualsiasi fissazione generalizzata di limiti di velocità nel contesto urbano risulta di per sé arbitraria”, soprattutto considerando che “l’imposizione generalizzata di limiti di velocità eccessivamente ridotti potrebbe causare intralcio alla circolazione e risultare pregiudizievole sotto il profilo ambientale, nonché dell’ordinata regolazione del traffico, creando ingorghi e code stradali”.

Ecco gli altri passaggi fondamentali della direttiva che rischia di affossare non solo quella di Bologna ma tutte le Città 30 d’Italia, anche quelle future.

  • La regolazione della circolazione stradale deve essere operata in maniera capillare, in ragione delle precipue caratteristiche di ciascuna strada o tratto di strada.
  • La ponderazione dei limiti di velocità deve essere valutata non solo rispetto all’innalzamento del limite massimo di velocità da 50 km/h a 70 km/h, ma anche rispetto all’introduzione di limiti massimi inferiori a 50 km/h.
  • Le principali condizioni per abbassare il limite di 50 km/h sono:
    – assenza di marciapiedi e movimento pedonale intenso;
    – anormali restringimenti delle sezioni stradali;
    – pendenze elevate;
    – andamenti planimetrici tortuosi tipici di nuclei storici e vecchi centri abitati;
    – frequenza di ingressi e uscite carrabili da fabbriche, stabilimenti, asili, scuole, parchi di gioco e simili;
    – pavimentazioni sdrucciolevoli o curve in vario modo pericolose (ad esempio durante la cattiva stagione o in condizioni metereologiche avverse).
  • Nell’eventuale perimetro che circoscrive tutte le zone a velocità limitata contigue deve essere mantenuta una rete di strade con limite a 50 km/h tale da garantire i collegamenti tra punti estremi di detto perimetro.
  • I provvedimenti adottati dagli enti proprietari delle strade devono essere informati, a pena di illegittimità degli stessi, a un approccio capillare, consistente nell’introduzione di deroghe rispetto al limite generale dei 50 km/h solo per aree delimitate, perché solo tale approccio consente di fornire adeguate motivazioni in ordine alle ragioni che giustificano il ricorso a una diversa regolazione del traffico, a tutela di primarie esigenze della collettività.
  • Analogamente, si giustificano anche deroghe al predetto limite generale dei 50 km/h temporalmente delimitate, ad esempio in ragione dell’esigenza di imporre limiti diversi da quelli previsti dal legislatore in presenza di afflussi turistici nei periodi di alta stagionalità, ovvero in coincidenza con flussi straordinari di traffico.

Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore nelle ultime ore si è confrontato con Salvini in un video collegamento durante il quale i due esponenti politici hanno confermato, in un clima definito “cordiale e costruttivo”, i rispettivi punti di vista. Lepore ha poi dichiarato di aver preso atto della direttiva del MIT, ribadendo che il provvedimento della Città 30 risulta coerente sia con le norme vigenti che con lo schema della direttiva stessa, e assicurando comunque ampia disponibilità al confronto e alla collaborazione. Comune di Bologna e Ministero dei Trasporti hanno quindi deciso di scambiarsi i materiali tecnici dei provvedimenti e di proseguire insieme nel lavoro di monitoraggio.

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