Il comportamento alla guida viene spesso valutato sulla probabilità di prendere una multa. È questa la strategia efficace per la sicurezza?
La sanzione a seguito di un comportamento errato alla guida è la soluzione preponderante, almeno in Italia. Spesso la correttezza e la legittimità dei comportamenti messi in atto quando ci troviamo alla guida vengono valutate in base alla probabilità di essere multati. Ma è davvero la strategia efficace per aumentare la sicurezza stradale? Quali alternative potrebbero rivelarsi più funzionali ad evitare la reiterazione di un comportamento scorretto? Le sanzioni, solitamente, costituiscono la fase finale della strategia di politica penale nell’ambito della sicurezza stradale. Molto poco, però, sappiamo della loro efficacia e dei loro effetti nel ripresentarsi di comportamenti recidivi.
SANZIONI ALLA GUIDA: LO STUDIO
I dati raccolti dall’istituto Vias hanno delineato il profilo del “recidivo” come uomo con un’età media di 39 anni. Celibe, con almeno un figlio e condizione socioeconomica precaria. Vanta almeno un processo per eccesso di velocità, guida in stato di ebbrezza e/o guida senza patente. In particolare:
– Guida in stato di ebbrezza: più spesso si tratta di uomini (31%, contro il 17% delle donne), autisti di età compresa tra 25-34 anni (29%).
– Eccesso di velocità: è il comportamento rischioso più socialmente accettato. Più frequente tra i giovani (tra i 25 e i 34 anni) appartenenti a classi sociali medio-alte.
– Guida senza patente: è un gruppo abbastanza eterogeneo. I trasgressori tendono a recidiva più spesso e più rapidamente rispetto agli altri profili.
NON SOLO MULTE: QUALI STRATEGIE E SANZIONI SI POSSO ATTUARE?
Il termine sanzioni viene troppo spesso associato alle multe. Nel campo della sicurezza stradale, però, la multa non è il solo deterrente di comportamenti scorretti al volante. Tra le varie opzioni troviamo:
– Multe: strategia efficace per ridurre gli eccessi di velocità.
– Informazione: volantini d’informazione sui rischi sembrano avere effetto mediocre nella riduzione delle infrazioni, a fronte di un’ampia diffusione e bassi costi attuativi.
– Programmi educativi e riabilitativi: con elementi informativi e terapeutici hanno un impatto positivo sulla recidiva, in particolare per la guida in stato di ebbrezza.
– Programmi di confronto: gruppi di auto aiuto sembrano avere un effetto positivo a breve termine sulla recidiva delle donne.
– Sospensione della patente: una sospensione breve, combinata con elevate esigenze di essere nuovamente indipendenti, sembra essere più efficace di una sospensione lunga.
– Supporto medico-psicologico: sembra essere essenziale tra i grandi consumatori di alcol o problemi di dipendenza.
L’EFFETTO DELLE SANZIONI SULLA RECIDIVA
Le tipologie di sanzioni che possono essere attuate a seguito del non rispetto del codice della strada sono molte. Ma quali posso considerarsi davvero efficaci? Lo studio ha evidenziato che la prima sfida è dovuta ai limiti legislativi, all’individuazione dei profili di rischio e alle conoscenze gli effetti delle sanzioni. Per quanto riguarda i tipi di infrazione, i principali ostacoli riguardano l’ambito legislativo e l’inefficacia di alcune sanzioni poiché i trasgressori sono spesso soggetti a recidiva. Per quanto riguarda l’identificazione dei profili di rischio, una visita medica/psicologica integrativa e un’indagine sociale si rivelerebbero utili per poter individuare la strategia più adatta.
PERCHE’ LE SANZIONI DA SOLE NON BASTANO?
Una punizione/sanzione per essere efficace dovrebbe avere tre caratteristiche:
– Contingenza: più la sanzione è vicina al comportamento in termini di tempo più è efficace. Successivamente la probabilità di non ricordarsi la trasgressione è elevata, quanto la sua inefficacia educativa.
– Sistematicità: deve essere emessa ogni qualvolta si presenta il comportamento sbagliato. La probabilità di essere sanzionati è però nettamente inferiore al numero di comportamenti errati messi in atto.
– Proporzionalità: deve essere un effettivo costo per la persona per far sì che estingua il comportamento. Il prezzo da pagare dovrebbe includere anche l’aspetto socioeconomico.
Affinché si possa considerare ridotto il rischio di recidiva, quindi, emerge la necessità di implementare la formazione sugli effetti dei comportamenti messi in atto. L’obiettivo non deve essere punitivo, ma propositivo, valutando periodicamente l’efficacia misure adottate. Ancora una volta sembra che porre la persona al centro, a cui unire le conoscenze tecniche, sia la strategia vincente.