Batterie al litio: USA più attraenti, a rischio 66% di produzione UE

Batterie al litio: USA più attraenti, a rischio 66% di produzione UE

L’Europa meno efficace degli USA nell’incentivare la produzione di batterie al litio e autorizzare la costruzione degli stabilimenti. Lo studio T&E

7 Marzo 2023 - 15:43

La crisi delle materie prime e della componentistica ha fatto emergere tutti gli svantaggi della dipendenza dalla Cina per approvvigionamenti che impattano sulla stabilità produttiva delle industrie. La produzione di celle e batterie al litio è una delle dipendenze strategiche che già in Cina permettono a CATL di condurre la partita. L’Europa, in ritardo, sul piano di incentivi alle imprese, rischia di far scappare capitali attratti dagli USA, molto più veloci nell’approvare il piano Inflation Reduction Act (IRA) da 370 miliardi di dollari per incentivare la produzione di tecnologie green. Un’analisi di Transport & Environment stima che il rischio di delocalizzazione degli investimenti verso gli USA potrebbe falciare il 66% della produzione di batterie programmata in Europa e il 48% di quella in Italia. Ecco i dati in dettaglio.

GLI USA HANNO GIA’ UN PIANO DI INCENTIVI PER LA PRODUZIONE DI BATTERIE

Il 14 marzo 2023 è prevista la pubblicazione del piano Net Zero Industry Act con cui la Commissione europea si allineerà ai sussidi USA  per incentivare la produzione delle batterie al litio e altre tecnologie a ridotte emissioni. Da solo questo piano potrebbe non bastare se l’azione non sarà volta a semplificare anche le autorizzazioni e i permessi per costruire gli stabilimenti. Un caso emblematico di quanto sta accadendo è ItalVolt, secondo il rapporto di T&E: “il progetto inizialmente previsto a Scarmagno vicino Torino potrebbe subire ritardi o venire ridimensionato a favore del suo gemello Statevolt in California. Al momento sullo stabilimento che dovrebbe sorgere in Piemonte persistono incertezze in merito ai finanziamenti e ai permessi necessari alla costruzione”.

L’ANALISI T&E SULLE 50 GIGAFACTORY DI BATTERIE PREVISTE IN EUROPA

L’organizzazione ha analizzato i dati pubblici dei progetti di costruzione dei 50 stabilimenti previsti in Europa valutando:

  • la solidità finanziaria dei progetti;
  • lo status autorizzativo;
  • la certezza (o l’incertezza) di una localizzazione della produzione.

Secondo il report 1,2 TWh di produzione europea di batterie al litio, destinata ad equipaggiare 18 milioni di auto elettriche, sarebbe ad alto o medio rischio di interruzione o delocalizzazione. I Paesi che rischiano maggiormente di perdere la capacità industriale attualmente prevista sarebbero Germania, Ungheria, Spagna, Italia e Regno Unito. Clicca l’immagine sotto per vederla a tutta larghezza.

Alcuni esempi concreti citati nello studio:

  • Germania, con Tesla (a Berlino), corre un rischio alto di perdere l’intera produzione di batterie, dopo l’annuncio dell’azienda di voler sfruttare gli incentivi IRA e concentrare la fabbricazione di celle negli USA;
  • Germania, con Northvolt (a Heide), corre un rischio medio, perché l’azienda ha ottenuto solo una parte dei finanziamenti e non è ancora iniziata la costruzione dell’impianto. Inoltre, secondo T & E l’amministratore delegato di Northvolt ha dichiarato che potrebbe ritardare il progetto per dare priorità all’espansione negli Stati Uniti;
  • Regno Unito, con Britishvolt (nel West Midlands), corre il rischio di perdere una gigafactory che deve evitare il tracollo.
  • Serbia e Spagna, con Inobat, che avrebbe rallentato i piani in UE dopo l’ottenimento degli incentivi nello Stato dell’Indiana (USA) per una joint venture.

Clicca l’immagine sotto per vederla a tutta larghezza.

PER COMPETERE CON LE ECONOMIE MONDIALI NON BASTA BLOCCARE L’IMPORT

Il rapporto di T&E cita i dati di BloombergNEF, secondo cui la quota europea di nuovi investimenti nella produzione di batterie al litio su scala globale è scesa dal 41% nel 2021 al 2% nel 2022. L’abilità dei governi sarà quella di attrarre capitali, come sta accadendo negli USA e in Cina. Non bisogna sottovalutare il potere nelle mani dei Paesi che controllano i giacimenti di materie prime necessarie alla produzione delle celle e delle batterie. In questo la Cina non ha molti rivali, nonostante la campagna politica per le presidenziali 2024 di Donald Trump sia basata sulla promessa di bloccare tutte le importazioni dalla Cina. “La risposta dell’Europa dovrebbe rispecchiare quanto più possibile l’Inflation Reduction Act americano in quanto a focalizzazione degli investimenti, semplicità e visibilità”, ha dichiarato Carlo Tritto, Policy Officer di T&E Italia. “Per competere, l’UE deve dotarsi di una politica industriale solida incentrata sull’aumento della produzione e capace di premiare e accelerare i progetti ambientalmente sostenibili”.

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