Stop auto 2035: la Polonia ricorre alla Corte di Giustizia UE

Stop auto 2035: la Polonia ricorre alla Corte di Giustizia UE

Ancora in forse lo stop auto 2035: la Polonia ricorre alla Corte di Giustizia UE contro la decisione di mettere al bando i motori a scoppio

13 Giugno 2023 - 13:10

La partita che riguarda lo stop benzina e diesel dal 2035 non è affatto chiusa, nonostante l’ok definitivo del Consiglio UE giunto a fine marzo. La Polonia, il Paese più scettico di tutti (l’unico ad aver votato contro la ratifica del regolamento, mentre Bulgaria, Romania e Italia si sono soltanto astenute), ha infatti manifestato l’intenzione di ricorrere alla Corte di Giustizia europea per bloccare la norma che metterà al bando i motori a scoppio. La mossa di Varsavia potrebbe indurre altri Paesi ad accodarsi in questa battaglia giudiziaria che si annuncia senza esclusione di colpi.

LA POLONIA SEMPRE CONTRARIA ALLO STOP DEL 2035

Le intenzioni del governo polacco sono state anticipate dalla ministra per il clima e l’ambiente Anna Moskwa in un’intervista alla radio locale Zet. “Non siamo d’accordo con lo stop del 2035 e con altri passaggi del pacchetto Fit for 55”, ha dichiarato la ministra polacca, “e ora ci rivolgeremo alla Corte di giustizia europea (il massimo organo giudiziario dell’UE, ndr) per far valere le nostre ragioni. Presenteremo la mozione nei prossimi giorni e spero che altri Paesi si uniscano alla nostra iniziativa”.

Ricordiamo che la Polonia ha sempre votato contro durante tutto l’iter legislativo, sostenendo l’assenza di un’adeguata analisi sulle conseguenze sociali e industriali del provvedimento, e non ha accettato neanche l’inserimento della deroga agli e-fuel fortemente voluta dalla Germania. Inoltre, come ha sottolineato la Moskwa, le perplessità polacche riguardano altri aspetti del pacchetto Fit for 55, in particolare la riforma dell’ETS (il sistema di scambio di quote di emissione), il fondo sociale per il clima e la Carbon Tax alle frontiere.

STOP BENZINA E DIESEL 2035: L’IMPORTANZA DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA NELL’ECONOMIA POLACCA

Occorre dire che le preoccupazioni della Polonia hanno valide ragioni vista l’importanza dell’industria automobilistica nel Paese: secondo dati recenti, il settore automobilistico costituisce circa il 10,5% della produzione industriale polacca per un volume d’affari calcolato in 153,42 miliardi di zloty (circa 34 miliardi di euro). In Polonia, inoltre, 202.700 persone lavorano nella produzione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi e 124.700 nella produzione di macchinari e attrezzature. Le aziende del settore con almeno 49 dipendenti sono 342 e annualmente vengono prodotte 451.000 autovetture, 202.000 veicoli commerciali e 5.900 autobus. Il volume delle esportazioni è stimato in 28,7 miliardi (3,8% su base annua). Le seguenti infografiche mostrano la geografia del settore automobilistico polacco e i maggiori subappaltatori di primo e secondo livello.

Stop auto 2035 Polonia ricorso

STOP AUTO 2035: COSA SUCCEDE ADESSO?

Di fronte a numeri di questo genere si intuisce perché la Polonia non veda di buon occhio la conversione forzata verso l’elettrico, che potrebbe fargli perdere posizioni importanti nell’industria automobilistica europea, con conseguenti gravi ricadute sul piano economico e occupazionale. Da questo punto di vista i prossimi mesi potrebbero risultare alquanto incandescenti. Ad esempio molti osservatori vedono nel ricorso alla Corte di Giustizia europea un modo per ‘guadagnare tempo’ in vista delle elezioni europee del 2024. Elezioni che, stando ai sondaggi, potrebbero consegnare una maggioranza diversa dell’Europarlamento, decisamente più pragmatica verso la cosiddetta ‘svolta ecologica’.

Allo stesso tempo c’è da dire che secondo un esperto di diritto UE, il professor Alberto Alemanno dell’Università HEC di Parigi, il ricorso della Polonia poggerebbe su basi traballanti, visto che al governo polacco era stata data la possibilità durante l’iter legislativo, come a qualsiasi altro Stato membro e parte interessata, di avere voce in capitolo sulla proposta originale e di modificarla. Inoltre le reazioni alla controversa riforma del sistema giudiziario attuata nel 2019 dal governo di Varsavia, hanno portato la Corte suprema polacca a non riconoscere più l’autorità della Corte di giustizia UE, rivendicando il primato del diritto nazionale su quello comunitario. È dunque quanto meno curioso che la Polonia voglia appellarsi a un organo giudiziario che ha di fatto disconosciuto.

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