La fusione FCA – PSA è stata come una partita a poker, sul piatto le posizioni di comando e i ruoli chiave nel gruppo Stellantis
Les jeux sont faits, rien ne va plus: i giochi sono fatti per il colosso automobilistico nato dalla fusione tra FCA e PSA. La citazione dal mondo del casinò e la lingua francese non sono casuali, infatti, la trattativa è stata tesa fino all’ultimo e in definitiva ha premiato il versante transalpino, anche se l’azionista di maggioranza è la holding della famiglia Agnelli. La fusione non è stata per niente scontata, prima per l’autorizzazione dell’Antitrust europeo, poi per i ruoli chiave nel gruppo Stellantis. Più che un braccio di ferro si potrebbe dire che tra FCA e PSA sia stata una trattativa intensa quasi come a giocarsi le carte applicando le migliori strategie di poker. E forse anche qualche “bluff”, per riuscire a piazzare i propri uomini nelle posizioni di comando.
STELLANTIS: I RUOLI CHIAVE DELLA FUSIONE FCA – PSA
Ora che tutto sembrerebbe delineato nel Top Management, le “scommesse” si fanno sui modelli chiave della fusione FCA – PSA. Dalla rinascita della Lancia Delta al ritorno della Fiat Punto, passando per un rafforzamento dei modelli premium, in testa Alfa Romeo e Maserati. Intanto ecco i ruoli di comando del Gruppo Stellantis che guideranno il futuro della nuova società. A capo di Stellantis c’è l’amministratore delegato di PSA Carlos Tavares e nel cda sei componenti su undici sono di provenienza francese. Al tavolo siederanno anche Robert Peugeot come vicepresidente, mentre il presidente Stellantis è John Elkann. Henri de Castries è l’amministratore senior indipendente, e in qualità di amministratori non esecutivi ci sono Andrea Agnelli, Fiona Cicconi, Nicolas Dufourcq, Ann Frances Godbehere, Jacques de Saint Exupéry (già PSA), Kevin Scott e Wan Ling Martello.
I TOP MANAGER STELLANTIS DA ALTRE SOCIETA’
Al di là dei nomi più conosciuti, come quelli di Elkann, Tavares e Agnelli (numero uno della Juventus), il board vede un variegato mondo di uomini e donne d’affari. Tra loro spiccano senza dubbio Robert Peugeot, erede dei fondatori del gruppo di Sochaux, e Fiona Clare Cicconi, numero due della multinazionale farmaceutica AstraZeneca. E ancora: Henri de Castries è stato in vetta al gigante francese delle assicurazioni Axa. Nicolas Dufourcq ha un trascorso in France Telecom e ora è in BPI France. Ann Frances Godbehere vanta una lunga carriera tra banche e assicurazioni di mezzo mondo. Kevin Scott è stato vicepresidente in Microsoft e Wan Ling Martello, con un passato in Walmart e Nestlé, oggi siede anche nel board di Uber. Insomma, le competenze ci sono e anche le prime mosse nei confronti dei lavoratori, con un bonus superiore a quello del 2019 per i 54 mila dipendenti FCA, paiono andare in una direzione positiva.
I NOMI A CAPO DEI BRAND FIAT, ALFA ROMEO, LANCIA E MASERATI
Alcune considerazioni le meritano anche le nomine di carattere industriale, che sembrerebbero guardare più a Parigi che a Torino. Due marchi di punta come Fiat e Alfa Romeo “parleranno” francese con la guida di Olivier François e Jean-Philippe Imparato. Transalpine anche altre tre posizioni di vertice: Michelle Wen, la responsabile acquisti e fornitori, Arnaud Deboeuf, il capo della produzione, e Maxime Picat già capo europeo di PSA. Maserati e Lancia manterranno le sedi di Torino e saranno guidate da Davide Grasso e Luca Napolitano.
LE AZIONI E LE REAZIONI DEI MERCATI
Oltre a questi nomi, però, bisogna vedere anche la compagine azionaria del quarto gruppo automobilistico al mondo, con una ventina di grandi brand in portafoglio e una stazza sufficiente a mettere in campo strategie di lungo termine su aree decisive. L’azionista di maggioranza è Exor con il 14,4% delle quote, il duo transalpino arriva al 13,4% ed è composto da Peugeot (7,2%) e dallo Stato francese (6,2%), l’altro socio di livello è Dongfeng Motor con il 5,6%. Passando poi al lato finanziario della fusione, PSA sarà sullo stesso livello di FCA, mentre dal punto di vista legale saranno i francesi ad acquisire Fiat Chrysler. Un passaggio legato agli standard finanziari internazionali che impongono sempre un compratore ai fini della quotazione in borsa. A tal proposito, i mercati hanno appreso la notizia positivamente, ma bisognerà vedere che fine faranno gli stabilimenti (e i dipendenti) italiani.