Riduzione inquinamento Cina e Lombardia per Coronavirus? Abbiamo indagato Si è registrata una riduzione dell'inquinamento in Cina e Lombardia 'grazie' al Coronavirus? Abbiamo indagato scoprendo che

Riduzione inquinamento Cina e Lombardia per Coronavirus? Abbiamo indagato

Si è registrata una riduzione dell'inquinamento in Cina e Lombardia 'grazie' al Coronavirus? Abbiamo indagato scoprendo che, relativamente a Milano e dintorni, forse non è proprio così

2 Marzo 2020 - 12:03

Ha fatto un certo scalpore la notizia riportata dai maggiori quotidiani italiani secondo cui la NASA avrebbe registrato un’importante riduzione dell’inquinamento in Cina dall’inizio dell’anno. Proprio in concomitanza con la massima espansione del Coronavirus. In particolare le mappe dell’agenzia spaziale americana mostrerebbero un significativo calo dei livelli di biossido di azoto (NO2) nell’atmosfera. Dovuto probabilmente sia alla diminuzione delle attività nelle fabbriche cinesi che alla minor circolazione dei veicoli a motore. Calo concentrato nella regione di Wuhan, epicentro dell’epidemia, e successivamente estesosi a tutto il Paese a livelli che non si vedevano dalla crisi economica del 2008, quando era stato comunque più graduale. La coincidenza temporale non sarebbe un caso. Secondo gli scienziati della NASA, alla ‘pulizia’ dell’aria potrebbe aver concorso in maniera rilevante il rallentamento delle attività economiche provocato dal Coronavirus.

RIDUZIONE INQUINAMENTO IN CINA E LOMBARDIA: UNICO EFFETTO ‘POSITIVO’ DEL CORONAVIRUS?

La notizia della riduzione dell’inquinamento in Cina dovuta probabilmente anche al Coronavirus ha assunto da noi un certo rilievo quando a metà della scorsa settimana l’ARPA Lombardia, l’agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, ha diffuso i dati sulla qualità dell’aria nella regione. Evidenziando, in particolare nella giornata di mercoledì 26 febbraio ma anche in quelle successive, una consistente riduzione delle concentrazioni medie giornaliere di PM10. Che sono risultate inferiori a 50 µg/m3 in gran parte delle stazioni lombarde, con generale rientro delle medie provinciali di PM10 sotto al limite di legge in tutte le province. Insomma l’aria è improvvisamente migliorata in Lombardia e molti, sulla base del precedente cinese, e visto che le restrizioni decise dal Governo italiano per frenare il diffondersi del Coronavirus sono entrate in vigore all’inizio della settimana, hanno fatto 2+2 attribuendo (almeno in parte) alle azioni di contrasto al Covid-19 l’evidente calo di polveri sottili. Per esempio Milano Panoramica ha comparato (immagine in alto) i dati pre e post Coronavirus che riguardano i seguenti parametri: 1) agenti inquinanti nell’aria (fonte ARPA); 2) traffico in città e sulle tangenziali (Google Maps) nel capoluogo. Verificando una netta diminuzione dopo l’entrata a regime delle misure contenitive. Nell’immagine in basso la media di PM10 a Milano (fonte ARPA) che testimonia l’evidente flessione.

Riduzione inquinamento Lombardia coronavirus

SMART WORKING: MENO AUTO, MENO INQUINAMENTO?

In effetti la chiusura totale o parziale in Lombardia, sia nella zona rossa che in quella gialla, di uffici, bar, scuole, cinema, teatri, musei, centri sportivi e spazi d’aggregazione, unitamente al crollo degli arrivi turistici, potrebbe davvero aver portato a una riduzione delle emissioni inquinanti, per quanto di non immediata quantificazione. Si pensi per esempio alle tante persone che invece di recarsi al lavoro in auto stanno lavorando da casa sfruttando lo smart working. Dobbiamo quindi dire ‘grazie’ al Coronavirus per aver indirettamente contribuito a migliorare l’aria? O quanto meno a far comprendere che un modello di società più sostenibile sia realmente possibile? Andiamoci piano.

RIDUZIONE INQUINAMENTO IN LOMBARDIA ‘GRAZIE’ AL CORONAVIRUS? FORSE NON È COSÌ

Innanzitutto i livelli di PM10 non salgono solo per le emissioni inquinanti delle auto. Ma anche, se non soprattutto, a causa degli impianti di riscaldamento domestici. In seconda analisi, i dati ARPA Lombardia relativi alla prima settimana in cui sono state messe in atto le misure di contrasto al Coronavirs, hanno evidenziato valori contrastanti. Per esempio martedì 25 febbraio, con le restrizioni già in vigore, le concentrazioni di PM10 sono rimaste ben sopra ai limiti in buona parte delle stazioni di rilevamento, comprese quelle dentro la zona rossa. Confutando quindi tutte le teorie sull’incidenza delle misure anti-Coronavirus. È probabile infatti che il deciso miglioramento da mercoledì 26 sia stato più il frutto dei forti venti in arrivo da nord, che hanno spazzato l’aria dallo smog su Milano e la Lombardia. Circostanza peraltro confermata dal grafico in basso realizzato da noi di SicurAUTO.it su dati NETATMO in riferimento ai venti su Milano negli ultimi 30 giorni. Come si vede il 26 e 27 febbraio sono stati giorni molto ventosi. È anche vero che il miglioramento dell’aria è poi proseguito fino a domenica 1 marzo, a ventilazione cessata. Per cui è probabile che per una valutazione più attendibile sull’incidenza di questo o di quell’altro fattore si debba esaminare un range temporale più ampio. Cosa che per esempio potrà avvenire al termine di questa settimana, visto che le medesime restrizioni sono state prorogate per lo meno fino all’8 marzo. Attendiamo nei prossimi giorni una nuova panoramica sulla situazione da parte di ARPA Lombardia.

Riduzione inquinamento

COME LEGGERE I NUMERI DI ARPA

A questo proposito giova ricordare che i dati sulla qualità dell’aria disponibili sul sito di ARPA (e dal quale abbiamo tratto i due grafici presenti nell’articolo) sono frutto di una valutazione prodotta con strumenti modellistici e misure della rete, da considerarsi provvisoria fino alla validazione definitiva degli stessi dati. In particolare, i dati relativi agli ultimi 3/6 mesi (dati realtime) contengono ancora valori incerti che possono subire modifiche da parte degli operatori delle reti. Il processo di validazione dei dati prevede una fase di valutazione finale che si conclude entro il 30 marzo dell’anno successivo a quello di misura. Pertanto, precedentemente a tale data, i dati devono considerarsi non definitivi. Non significa che sono inattendibili ma vanno semplicemente presi con le pinze e considerati come delle semplici stime.

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