
Diritto dell’automotive e guida autonoma: nuove regole e nuove sfide
Scopriamo il diritto dell'automotive, essenziale per comprendere le nuove dinamiche dell'industria automobilistica in vista delle sfide future
Scopriamo il diritto dell'automotive, essenziale per comprendere le nuove dinamiche dell'industria automobilistica in vista delle sfide future
La lezione online su Diritto e automotive tenuta dal professor Enrico Al Mureden, ordinario di Diritto civile nel Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università di Bologna, ha rappresentato un’occasione formativa, offerta dalla casa editrice Il Mulino nell’ambito del ciclo GuiridicaMente, per chi desidera orientarsi nel nuovo scenario giuridico dell’industria automobilistica alle prese con le sfide presenti e future dettate dal progresso tecnologico. Ma che cos’è di preciso il diritto dell’automotive? L’espressione indica tutte le discipline che riguardano i veicoli e il loro impatto sociale, economico, ambientale e urbanistico. Nei prossimi anni, sarà chiamato a regolare fenomeni completamente nuovi al fine di creare un ambiente giuridico idoneo a favorire lo sviluppo della guida assistita e automatizzata, anche sottolineando la fondamentale rilevanza dell’obiettivo di proteggere gli utenti vulnerabili quali i pedoni e ciclisti.
L’EVOLUZIONE DELLA SICUREZZA STRADALE TRA PASSATO E PRESENTE TECNOLOGICO
Il professor Al Mureden, che è anche docente di Product Safety, Product Liability and Automotive nel corso di laurea in Advanced Automotive Engineering nella Motorvehicle University of Emilia-Romagna (MUNER) e autore del volume ‘Diritto dell’automotive‘, ha descritto un quadro approfondito e interdisciplinare dell’evoluzione della sicurezza nel mondo dell’auto e del ruolo cruciale che il diritto è chiamato a svolgere in questa trasformazione. Partendo da una riflessione storica, ha evidenziato come per decenni i veicoli fossero progettati esclusivamente per essere funzionali, economici e performanti, senza particolare attenzione alla sicurezza. Solo a partire dagli anni ’60 e per i decenni successivi, grazie all’introduzione di dispositivi come le cinture di sicurezza, gli airbag e i crash test, è iniziata una rivoluzione che ha portato a una riduzione drastica delle vittime sulla strada, nonostante l’aumento esponenziale del numero di automobili circolanti.
Per un ulteriore salto di qualità, però, ci dev’essere un approccio olistico perché non è pensabile scaricare tutte le responsabilità su chi sta guidando o su chi ha acquistato un’automobile, anche perché le persone, per loro natura, sono molto fallibili e tuttora responsabili di oltre il 90% degli incidenti. Per questo motivo, la tecnologia ha iniziato a integrare l’interazione uomo-macchina con sistemi avanzati di assistenza alla guida (ADAS), capaci di correggere o compensare gli errori umani, anticipando quella che sarà l’era della guida autonoma. Tuttavia, queste innovazioni pongono nuove sfide giuridiche e sociali, poiché sollevano dubbi su responsabilità, affidabilità e la necessità di un adeguamento normativo che sia capace di affrontare questioni complesse, come il possibile eccesso di fiducia nei confronti dei sistemi automatizzati o le scelte etiche che gli algoritmi dovranno prendere in situazioni di emergenza.
LA SFIDA DELLA GUIDA AUTONOMA: QUESTIONI ETICHE E GIURIDICHE NEL FUTURO DELLA MOBILITÀ
Il futuro della mobilità sarà dunque dominato dall’avvento della guida autonoma, peraltro già in fase di avanzata sperimentazione in diverse città del mondo, Italia inclusa. Nonostante i progressi tecnologici, però, esiste una naturale diffidenza verso questa novità, un fenomeno noto come bias dello status quo, per cui le persone tendono a preferire ciò che conoscono e a diffidare delle innovazioni. Il diritto, in questo contesto, deve assumere un ruolo fondamentale per accompagnare e rassicurare i consumatori, regolamentando un ambito che coinvolge non solo aspetti tecnici, ma anche profondi dilemmi etici. Ad esempio, in caso di incidenti inevitabili, è necessario decidere quali criteri debbano guidare le scelte degli algoritmi: salvare l’occupante del veicolo o i pedoni?
Queste “scelte tragiche”, come le definisce il professore, non possono essere lasciate solo agli ingegneri o ai programmatori, ma devono coinvolgere filosofi, giuristi e tutti gli attori della società in un dialogo interdisciplinare e costante. Inoltre, il tradizionale sistema di responsabilità civile, basato sulla colpa, è oggi messo in crisi dalla complessità dei prodotti tecnologici e dalla complessità delle catene produttive. Si è infatti passati a un sistema di responsabilità per difetto del prodotto, ma anche questo diventa limitato quando non è chiaro cosa abbia realmente causato il danno, specialmente in presenza di intelligenza artificiale e sistemi autonomi sempre più complessi.
UN NUOVO MODELLO DI RESPONSABILITÀ E DI RISARCIMENTO
Per rispondere a queste nuove sfide, il prof. Al Mureden propone un modello innovativo di compensazione dei danni basato su un fondo economico alimentato direttamente dai produttori di veicoli, proporzionalmente al numero di macchine vendute. Questo fondo, che funziona come una sorta di “materasso ammortizzatore” per i danneggiati, consente risarcimenti rapidi e senza la necessità di provare colpa o difetto. Allo stesso tempo, incentiva fortemente gli investimenti in sicurezza: chi realizza veicoli più sicuri paga meno, grazie a sconti legati alle performance di sicurezza effettivamente misurate. Si tratta di un sistema che supera i tradizionali schemi del diritto della responsabilità, abbracciando un approccio multidisciplinare e aperto al dialogo tra giuristi, ingegneri, psicologi, economisti e istituzioni. In questo modo, la sicurezza sulle strade si prepara a un salto qualitativo che non riguarda solo la tecnologia, ma la capacità di costruire un sistema normativo e sociale in grado di accompagnare e governare il cambiamento.
Per ulteriori approfondimenti si può ascoltare la lezione Diritto e automotive in versione integrale: