Dieselgate: condanna “definitiva” per 4 ex-manager, ecco perché

Dieselgate: condanna “definitiva” per 4 ex-manager, ecco perché

Quattro ex manager Volkswagen sono stati condannati per il Dieselgate. Un verdetto storico nella lotta alla frode industriale

 

Quattro ex manager Volkswagen sono stati condannati per il Dieselgate. Un verdetto storico nella lotta alla frode industriale

28 Maggio 2025 - 11:55

Il caso Dieselgate Volkswagen resterà nei libri di storia non solo per le ripercussioni che ha comportato per il Costruttore, ma anche per le implicazioni sistemiche che ha evidenziato: la fragilità dei meccanismi di controllo interno, l’opacità nella gestione tecnologica, la vulnerabilità delle istituzioni di sorveglianza e l’urgenza di ripristinare una governance etica, annunciando all’epoca dei fatti una totale dedizione all’elettrico. A distanza di circa 10 anni dall’esplosione del caso, una sentenza del Tribunale Regionale di Braunschweig ha condannato quattro ex manager del gruppo Volkswagen per il loro ruolo nello scandalo Dieselgate. Un verdetto che riaccende i riflettori su uno dei più grandi casi ambientali dell’industria, ma segna anche una nuova svolta verso l’accertamento delle responsabilità individuali all’interno dei vertici aziendali.

UN CASO CHE HA SCOSSO PESANTEMENTE L’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA

Era il 2015 quando le autorità statunitensi rivelarono l’esistenza di un software illecito installato su milioni di veicoli diesel Volkswagen, progettato per ingannare i test sulle emissioni. Da quel momento, Dieselgate è diventato il simbolo del crollo della fiducia nei confronti dei colossi industriali automotive (assieme a VW finirono sotto indagine anche diverse aziende fornitrici). Oggi, dopo anni di indagini, rinvii e udienze, giunge una sentenza di primo grado che mette nero su bianco le responsabilità penali di chi, secondo i giudici tedeschi, sapeva e ha taciuto. In totale sarebbero 31 gli imputati coinvolti nel caso, tra cui anche l’ex CEO Volkswagen Martin Winterkorn, per cui è iniziato il processo separatamente a settembre 2024.

CHI SONO I MANAGER CONDANNATI PER IL CASO DIESELGATE

La condanna più severa secondo quanto riporta Ansa – quattro anni e mezzo di reclusione – è stata inflitta a Jens Hadler, ex capo dello sviluppo dei motori diesel. Segue Hanno Jelden, già ingegnere capo e responsabile della tecnologia dei gruppi propulsori, che dovrà scontare due anni e sette mesi. Heinz-Jakob Neusser, figura di rilievo nello sviluppo tecnico del marchio VW, ha ricevuto una pena di un anno e tre mesi, sospesa con la condizionale. Infine, Thorsten D., il cui nome completo resta coperto da riservatezza, è stato condannato a un anno e dieci mesi, sempre con pena sospesa, in base alle informazioni pubblicate da ADNKronos.

LE ACCUSE: FRODE AGGRAVATA E CONSAPEVOLEZZA TECNICA

Le imputazioni, sostenute da una lunga e articolata istruttoria, sono pesanti: frode aggravata ai danni di consumatori, autorità di controllo e dell’ambiente stesso. Il cuore dell’accusa risiede nella consapevolezza – risalente almeno al 2007 – dell’uso di un software ideato per falsificare i test ufficiali sulle emissioni. In laboratorio, i veicoli sembravano rispettare i limiti imposti dalle normative europee e statunitensi. Su strada, però, i livelli reali di ossidi di azoto superavano anche di quaranta volte i valori ammessi.

La Corte ha ritenuto provato che i manager, ciascuno con responsabilità chiave nello sviluppo e nel controllo della tecnologia diesel, avrebbero mantenuto in esercizio il sistema fraudolento pur conoscendone la natura illecita. Le motivazioni, come spesso accade nei grandi scandali industriali, risiedono in mix di pressioni commerciali, logiche di profitto e mancanza di controllo etico interno.

Sebbene la pronuncia del tribunale rappresenti una sentenza di primo grado – e dunque soggetta a impugnazione entro sette giorni – il significato giuridico e simbolico del verdetto è già enorme. Rappresenta la prima, solida affermazione di responsabilità penale personale per dirigenti apicali coinvolti nella vicenda. Anche se formalmente non ancora definitiva, molti osservatori la considerano quasi “definitiva” perché inizia a scrivere il capitolo finale di un’inchiesta che va avanti da 10 anni.

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