Covid-19: lo smog rafforza il virus, lo studio in 82 città italiane

Covid-19: lo smog rafforza il virus, lo studio in 82 città italiane Scoperta una correlazione tra tasso d'inquinamento e Covid-19: lo smog rafforza il virus

Covid-19: lo smog rafforza il virus, lo studio in 82 città italiane

Scoperta una correlazione tra tasso d'inquinamento e Covid-19: lo smog rafforza il virus, ormai è certo. Ecco lo studio condotto su 82 città italiane

26 Febbraio 2021 - 03:02

Un altro buon motivo per ridurre il tasso di inquinamento nelle città, come se quelli che conosciamo non fossero sufficienti, ce lo dice uno studio condotto dall’Università di Catania e pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Science and Pollution Research, secondo cui lo smog favorisce una maggiore resistenza e una più elevata aggressività del Covid-19. A dire il vero questo sospetto era già sorto a inizio pandemia e adesso ne abbiamo avuta un’ulteriore conferma.

CORRELAZIONE DIRETTA TRA L’INQUINAMENTO NELLE CITTÀ PIÙ POPOLOSE E IL COVID-19

La ricerca (qui il testo integrale in inglese), basatasi sull’andamento dei contagi in 82 città italiane, ha evidenziato infatti una correlazione diretta tra i tassi d’inquinamento dei centri urbani più popolosi e i contagi da Covid-19, soprattutto nella prima fase dell’emergenza, la scorsa primavera. In altri termini il surriscaldamento globale e l’inquinamento atmosferico sono in grado di influenzare la trasmissione e la sopravvivenza del Coronavirus, alterando nel contempo il sistema immunitario umano.

SMOG E COVID-19: IL RUOLO CHIAVE DEL CLIMA E DELLA CHIMICA DELL’ARIA NELLA DIFFUSIONE DEI CONTAGI

Il professor Christian Mulder, titolare della cattedra di Ecologia e docente di Cambiamenti climatici all’Università di Catania, nonché titolare del gruppo di ricerca che ha condotto lo studio insieme con il reparto di Genetica del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dello stesso Ateneo, ha confermato il ruolo chiave del clima e della chimica dell’aria nella diffusione dell’epidemia, con i primi focolai del contagio che hanno fedelmente rispecchiato l’industrializzazione del nostro Paese.

I livelli di particolato fine, la geografia e il clima spiegano molto bene ciò che è accaduto in Italia”, ha detto il prof. Mulder, “E supportano l’adozione di azioni urgenti e mirate per un’aria più pulita, così da individuare, affrontare e controllare in modo efficiente altri focolai. La qualità dell’aria è uno dei parametri più rilevanti che hanno influenzato la diffusione del virus durante la prima ondata, giustificando l’elevato livello di variabilità sulla disseminazione virale osservato nelle diverse aree geografiche”.

Covid-19 smog

ALTRI FATTORI CHE INFLUENZANO L’INFEZIONE VIRALE

La ricerca sulla correlazione tra smog e Covid-19 spiega però che ci sono altri fattori in grado di influenzare la risposta umana all’infezione virale e la gravità della malattia. Ad esempio si è scoperto che in alcuni nuclei familiari erano presenti soggetti positivi al Covid-19 e familiari conviventi che non mostravano sintomi della malattia oppure non erano stati contagiati: ciò suggerisce che l’insorgenza del virus sia chiaramente correlata a una differenza genetica tra gli individui con polimorfismi di geni umani correlati al ciclo di vita del Covid nelle cellule umane.

L’INTERAZIONE TRA PANDEMIA, INQUINAMENTO URBANO E RISCALDAMENTO GLOBALE

L’Università di Catania e il gruppo del professor Mulder non si fermano qui, annunciando che in futuro correleranno i casi di Covid-19 e i tassi di mortalità in diversi Paesi e regioni con polimorfismi del DNA specifici, al fine di comprendere meglio la biologia e l’epidemiologia del virus, unendo un punto di vista genetico ed ecologico. “Con questo studio abbiamo dimostrato che in un insieme di 82 centri urbani, inserendo parametri climatici e chimici geo-etichettati nel database eco-epidemiologico, è stato possibile svelare interazioni tra la pandemia, l’inquinamento urbano e il riscaldamento globale, collegando la conoscenza epidemiologica tratto dalle cartelle cliniche con un’interpretazione biofisica a scala urbana e regionale per la seconda e le altre ondate”.

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