Uno studio collega Coronavirus e smog: perché le città più inquinate sono le più pericolose per i pazienti più a rischio
Coronavirus e smog sembrano legati a doppio nodo e non soltanto attraverso la riduzione del particolato in Italia e Cina da quando c’è l’obbligo di restare a casa, salvo le situazioni di necessità che spieghiamo qui. Un rapporto dell’European Public Health Alliance e altri studi (citati dall’ottimo articolo dei colleghi dell’AGI) sottolineano che il rischio di ammalarsi aumenta nelle città più inquinate. Perché è più facile morire per un contagio da Coronavirus a causa dello smog lo spiega anche un ricercatore americano.
PATOLOGIE RESPIRATORIE, CORONAVIRUS E SMOG
L’European Public Health Alliance ha confermato quello che in queste settimane abbiamo potuto imparare sul Coronavirus. Il rischio di fatalità aumenta dell’84% nelle città più inquinate dopo essere stati contagiati. I dati, sebbene riferiti a uno studio sulla SARS, trovano conferma anche nella ricerca di uno scienziato della Stanford University. Secondo l’EPHA, i vari Paesi UE avrebbero dovuto contrastare in modo decisivo lo smog e il particolato (in Europa ci sono 71 procedure di infrazione sulla qualità dell’aria) facendo scorta di quanto accaduto con la SARS. Il virus SARS-CoV-2 in effetti appartiene alla stessa famiglia dei Coronavirus che hanno scatenato la SAR, ricorda il Ministero della Salute. La conclusione dell’EPHA si basa su uno studio scientifico in Cina che ha trovato un legame tra il Coronavirus SARS e le città più inquinate.
MENO EMISSIONI A LUNGO TERMINE RIDUCONO IL RISCHIO
“L’inquinamento atmosferico può causare ipertensione, diabete e malattie respiratorie, condizioni che i medici stanno iniziando a collegare a tassi di mortalità più elevati per Covid-19”. Ad oggi infatti l’assistenza medica che ricevono i contagiati è per lo più respiratoria, aspettando che il sistema immunitario del paziente combatta la malattia Covid-19. Ed anche per questo che chi ha patologie pregresse deve evitare al massimo il rischio di contagio da Coronavirus, restando a casa. L’EPHA però ha una riflessione a più ampio raggio: “Una volta che questa crisi è finita, i politici dovrebbero accelerare le misure per eliminare i veicoli sporchi dalle nostre strade”. Nonostante si sia sempre sostenuto il contrario (le auto non sono la fonte primaria di inquinamento) le foto satellitari qui sotto però mostrano come è cambiata la qualità dell’aria in Italia, relativamente a NO2 nelle settimane dell’emergenza.
Variazione concentrazione NO2 tra il 24 febbraio 2020 e l’8 marzo 2020.
LO STUDIO USA SU CORONAVIRUS E SMOG
E’ importante ricordare però che con le auto si sono fermate anche molte industrie, sia in Italia che in Cina. Coronavirus e Smog hanno a che vedere con il rischio di morte, ma in modo diverso, anche secondo Marshall Burke, docente della Stanford University che ha analizzato i datai delle sonde USA in 4 città cinesi. Le sue conclusioni numeriche stimano che “le vite salvate a causa della riduzione dell’inquinamento sono all’incirca 20 volte il numero di vite che sono state perse direttamente a causa del virus“, come riporta Forbes. Ma al di là dei numeri, anche un concetto più profondo: “il fatto che l’interruzione di questo trend potrebbe effettivamente portare ad alcuni grandi benefici (parziali) suggerisce che il nostro modo normale di fare le cose potrebbe aver bisogno di un cambiamento”.