Auto a fine vita: tracciarne il riciclo in Europa è quasi impossibile Da anni le auto dovrebbero essere riciclate sino al 95%

Auto a fine vita: tracciarne il riciclo in Europa è quasi impossibile

Da anni le auto dovrebbero essere riciclate sino al 95%, ma in Europa non esiste un sistema comune di tracciamento. In Italia ci prova Percorso Cobat

28 Maggio 2022 - 09:05

Con il parco circolante sempre più elettrificato, il tema dello smaltimento dei veicoli sarà cruciale affinché l’impatto ambientale delle auto nell’intero ciclo di vita sia zero (LCA – Life-cycle assessment). Il recupero delle batterie ad alta tensione non più adatte a muovere veicoli vede Cobat e i Costruttori già attivi. Ma le restanti parti delle auto, incluse quelle ICE e Mild Hybrid, che fine fanno quando il veicolo arriva presso l’autodemolitore? Nell’ambito del report Auto elettriche e connesse: impatto su aftermarket e consumatori, abbiamo scoperto che in Europa non esiste un sistema comune di tracciabilità delle auto a fine vita (e quindi del loro teorico riciclo al 95% imposto dalla normativa vigente). Pertanto non si può davvero controllare quanto la stessa norma prevede, un vero e proprio paradosso. Per risolvere questo problema l’Italia, con il Cobat, è uno dei primi Paesi europei ad avere lanciato una piattaforma dedicata alla tracciabilità dei veicoli a fine vita. Per approfondire la questione abbiamo preso contatti con Andrea Carluccio, Resp. Area Soci & Servizi del Cobat, che ha risposto alle nostre domande sotto.

Quali norme regolano il riciclo delle auto in Europa ed Italia?

“Le direttive europee di riferimento sono 2000/53/CE, 218/849 e 2004/35/CE. Le stesse hanno generato i decreti di recepimento Italiani D.lgs 209/03 e D.lgs 119/20.

Esiste un sistema di tracciabilità europeo del processo di riciclo delle auto vendute dalle Case auto e poi demolite?

“A livello europeo non ci risulta esistere un pannello di controllo comune attraverso il quale sia possibile monitorare, per Brand, i risultati delle demolizioni in relazione alle auto immatricolate. La disciplina regolatoria di cui sopra, del resto, è declinata in maniera abbastanza soggettiva in ogni Paese ed il calcolo stesso delle percentuali e dei tassi di ritorno e riciclo è influenzato da diversi fattori indigeni e relativi all’approccio di ognuno alla gestione dei rifiuti. In Italia questo tipo di tracciamento è affidato alla verifica del Modello Unico Ambientale (MUD) che ogni Casa Auto si riserva di controllare secondo propri marker e KPI, coadiuvata da alcune Associazioni di Categoria, e comunque su dato aggregato fornito dall’autodemolitore sull’intero volume di autoveicoli trattati, non distinti per Brand”.

Cosa si sta facendo per migliorare la tracciabilità dell’economia circolare per l’automotive in Italia e in Europa?

“In Europa l’intero Pacchetto Economia Circolare con il suo sistema di norme e regolamenti ambientali va, ormai da anni, consolidando il principio della Responsabilità del Produttore, EPR – Extended producer responsibility. Anche per i veicoli a fine vita si è fatto lo stesso con l’introduzione dei concetti di tracciabilità e di partecipazione attiva delle Case Auto alla selezione, certificazione e pubblicazione – responsabile – dei Centri di demolizione selezionati ma, enunciazioni a parte, forse si è ancora un po’ in ritardo. In Italia invece, Paese che da sempre ha implementato politiche di recupero, anche in assenza di disposizioni Europee, possiamo dire di essere in vantaggio. Cobat, con alcuni marchi premium già nel 2018, ha avviato un progetto denominato Percorso Cobat che, dopo una lunga fase di sperimentazione, oggi è già in grado di tracciare ogni singolo veicolo avviato alla demolizione presso gli Autodemolitori partner e separare per Brand, modello e anno, i risultati ottenuti in termini di rifiuti prodotti, ricambi eventualmente generati e soprattutto coerenza alle disposizioni di legge. L’intero flusso dei dati gestito da Cobat è infatti certificato ISO 27.001 così come i partner dell’Autodemolizione cui viene rilasciato un sigillo di garanzia da un primario ente terzo di certificazione”.

Riuso e rigenerazione dei ricambi hanno lo stesso valore? Quali sono le altre forme di riciclo permesse dalla normativa?

“Se vogliamo leggerli rispetto ai principi dell’economia circolare, possiamo ritenere che riutilizzo e rigenerazione abitino lo stesso livello di gerarchia. Differenti sono però i criteri che portano a catalogare un componente in un modo o nell’altro: un componente usato può essere reimpiegato tal quale – esclusi quelli per la sicurezza – mentre quello rigenerato deve seguire un processo certificato di rigenerazione. Se parliamo di riciclo parliamo piuttosto della gestione del rifiuto che si genera da componenti che non hanno mercato o che versano in condizioni di non riutilizzabilità. Il riciclo del rifiuto è quel processo, effettuato da aziende/impianti autorizzati, attraverso il quale si recuperano i materiali – ferro, rame, platica, tessuto, gomma, altro – ovvero materie prime seconde per il mercato della produzione di nuove componenti e/o leghe, materiali, etc”.

Il settore degli autodemolitori è ricco di sacche poco trasparenti, come si spera che l’adesione al vostro Percorso Cobat sia massiccia?

“Il fatto che la categoria degli autodemolitori sia poco trasparente per definizione è un luogo comune che i primi risultati ottenuti dal progetto Percorso Cobat stanno molto ridimensionando. In pochi mesi le richieste di adesione, e quindi la voglia di trasferire in chiaro i dati relativi al proprio lavoro, sono state molto numerose e siamo fiduciosi di poter raggiungere il numero di 200 autodemolitori entro la fine dell’anno. Questo testimonia che le aziende stanno evolvendo ed anche questo settore, finora penalizzato da alcuni attori effettivamente poco trasparenti, ha voglia di dimostrare l’importanza del proprio lavoro in ottica di sviluppo e piena applicazione dell’economia circolare che altrimenti, nel settore, sarebbe praticamente irraggiungibile. Riscontriamo da parte degli autodemolitori il forte desiderio di essere parte di una filiera, di poter corrispondere direttamente con le Case Auto, di disporre di strumenti di networking evoluti per far fronte alla crescente complessità tecnologica e del mercato. Non ci sono dubbi che Percorso Cobat vada a colmare questo desiderio permettendo ai sottoscrittori, senza ulteriori costi, la massima visibilità e la certificazione del processo di trasferimento dei dati che, tra l’altro, li aiuta ad allontanare pregiudizi ancestrali”.

C’è un vantaggio in termini economici per gli operatori che aderiscono al Percorso Cobat? Un po’ come avviene per la filiera del recupero batterie?

Per cominciare, l’adesione al Percorso Cobat, che garantisce di disporre della certificazione di processo e di una maggiore visibilità presso le Case auto, è totalmente gratuita per tutti i demolitori. Inoltre, grazie alla multidisciplinarità della piattaforma Cobat, i nostri partner hanno a disposizione gli strumenti per gestire in maniera facilitata e competitiva tutti i rifiuti ed eventualmente i ricambi generati dalla propria attività. Non ultima, gli autodemolitori con insegne Percorso Cobat avranno accesso privilegiato ai canali formativi e consulenziali della Cobat Academy; eccellenza nazionale per l’erogazione di contenuti specifici sulle tecnologie tradizionali, ma anche e soprattutto su quelle più innovative che caratterizzeranno il mercato dei prossimi anni: una su tutte le batterie al litio.

A quali altri operatori sarà eventualmente aperta la piattaforma?

“La piattaforma Percorso Cobat è una piattaforma aperta web based. Gli accessi potranno essere condivisi con tutti gli stakeholders ed ognuno potrà contribuire a migliorare la gestione del veicolo a fine vita dal suo punto di vista. Abbiamo invitato le primarie associazioni di categoria e le aziende pubbliche e private a partecipare al progetto ed intendiamo continuare in questa direzione condividendo i risultati di questo sforzo anche con le Istituzioni – MIMS, MATTM, MISE… -, che presidiano il governo delle disposizioni normative e regolatorie e che spesso, loro malgrado, si trovano in affanno nel rendicontare all’Europa ciò che di buono il Paese consegue, in termini di target specifici, per mancanza di uno strumento di corretta rendicontazione che invece ora c’è”.

Per permettere agli autodemolitori di catalogare i ricambi avete usato un software dedicato?

“Ad oggi la piattaforma nativa Cobat è autonoma ed indipendente da altri ed osserva tutte le richieste compliance ivi comprese le certificazioni, ed adotta i più recenti modelli antitrust. Gli autodemolitori partner che hanno aderito sono completamente indipendenti nel gestire i loro ricambi come meglio ritengono”.

Come funziona la piattaforma riservata ad autodemolitori e Case auto?

“In maniera molto semplice l’aspirante autodemolitore partner si registra sul portale Cobat ed accetta le condizioni di adesione. Completa il proprio profilo inserendo la documentazione richiesta – visura camerale, autorizzazione ambientale, eventuali certificazioni possedute, logo, immagini e descrizione dell’azienda – e si impegna a trasferire mensilmente i tracciati record relativi alle autovetture demolite, i rifiuti ed i ricambi prodotti dall’attività di demolizione. Da parte sua, la casa automobilistica accede alle funzioni di consultazione ed estrapolazione dei dati completi, che si riferiscono unicamente ai veicoli demoliti del proprio marchio, può verificare la correttezza dei flussi e qualora d’interesse richiedere il riacquisto dei ricambi. Può altresì personalizzare tabelle e grafici e visualizzare/contattare direttamente, in ogni momento, uno qualsiasi dei partner aderenti a Percorso Cobat”.

Quanti operatori e Case auto sono già connesse con Percorso Cobat?

“Contiamo di chiudere l’anno con più di 200 autodemolitori partner aderenti a Percorso Cobat e la maggior parte delle Case Automobilistiche Socie di Cobat RIPA – Coordinamento Nazionale Pile e Accumulatori -connesse al sistema”.

Avete dei primi numeri sugli eventi/ricambi tracciati dalla vostra piattaforma?

“E’ presto per pubblicare numeri e movimentazioni ma siamo certi che questi stessi numeri saranno a breve, per questo settore, rappresentativi del sistema Paese e lo aiuteranno a conservare in Europa la leadership per la gestione ambientale e per il raggiungimento dei target di riciclo fissati dalle normative”.

TUTTI GLI APPROFONDIMENTI DEL REPORT

Questo è solo uno degli oltre 40 approfondimenti che compongono il report “Auto elettriche e connesse: impatto su aftermarket e consumatori” realizzato da SicurAUTO.it con il supporto dei nostri sponsor LKQ RHIAG, Arval e Repower.

Il report pubblica originali infografiche con le differenze di manutenzione ordinaria tra 25 vetture elettriche, ibride e tradizionali, nonché dati e analisi inediti grazie alla collaborazione di società leader del settore automotive, tra cui: Europ Assistance, Unipol Sai, McKinsey, Deloitte, GiPA, Axa Partners Italia, Generali, Allianz, CARUSO e Cobat.

Lo studio si arricchisce di interviste esclusive che hanno visto gli esperti di ANFIA, ADIRA, AICA / EGEA, CLEPA, FIGIEFA, FIA, ACEA E AIRC / FEDERCARROZZIERI, rispondere alle nostre domande sui trend e le sfide più significative che l’industria automotive sta già affrontando e si ritroverà a fronteggiare nei prossimi anni con la crescente diffusione delle auto connesse ed elettrificate.

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