ACI: Adas e guida autonoma fondamentali, ma l’Italia è indietro

ACI: Adas e guida autonoma fondamentali, ma l’Italia è indietro

ACI lancia l'allarme: Adas e guida autonoma fondamentali, ma l'Italia è indietro sia come veicoli che a livello normativo

28 Novembre 2023 - 14:30

Grido d’allarme dell’ACI alla 76^ Conferenza del Traffico e della Circolazione tenutasi oggi a Roma, nel corso della quale è stato presentato lo studio della Fondazione Caracciolo dal titolo “L’auto di domani: sicura, sostenibile e accessibile”. Il rapporto, realizzato in collaborazione con l’Automobile Club, evidenzia infatti l’importanza dei sistemi avanzati di assistenza alla guida (Adas) e della guida autonoma per aumentare la sicurezza stradale, sottolineando tuttavia che su questi aspetti l’Italia sconta un forte ritardo perché i veicoli circolanti sono mediamente vecchi e perché l’attuale normativa non è al passo con le nuove tecnologie.

ACI: ADAS E GUIDA AUTONOMA DETERMINANTI PER LA SICUREZZA

Lo studio spiega come le nuove tecnologie possano offrire un contributo determinante in materia di sicurezza stradale, soprattutto considerando che nel nostro Paese l’errore umano è responsabile di circa il 90% degli incidenti stradali. Analizzando le medie Aci-Istat sull’incidentalità stradale degli ultimi 10 anni, i moderni sistemi di sicurezza avrebbero potuto evitare il 28% degli incidenti frontali, il 21% di quelli laterali e l’11% di incidenti che coinvolgono i pedoni. E nei prossimi 15 anni, secondo la Commissione Europea, i sempre più evoluti sistemi di assistenza alla guida e le funzionalità più avanzate di guida autonoma, potranno salvare oltre 25 mila vite ed evitare almeno 140 mila lesioni gravi. Tuttavia l’Italia rischia di non godere appieno di questi benefici, per due ragioni fondamentali:

  • innanzitutto perché da noi oltre il 39% delle auto in circolazione ha più di 15 anni d’età. Sono pertanto vetture notevolmente più insicure (e più inquinanti) di quelle di nuova immatricolazione, in quanto sprovviste dei più moderni sistemi di sicurezza e di assistenza alla guida (che come abbiamo visto salvano, e avrebbero potuto salvare, molte vite umane);
  • e poi, con riferimento alla guida autonoma, nel nostro Paese possono circolare solo auto con sistemi di automazione di livello 1 e 2. La normativa attuale, infatti, non consente ancora l’ingresso sul mercato di mezzi con guida autonoma di livello superiore e le infrastrutture stradali non sono ancora adeguate ai requisiti dei sistemi parzialmente autonomi.

ACI adas guida autonoma

GUIDA ASSISTITA O AUTONOMA POSSONO SALVARE LA VITA: MA GLI AUTOMOBILISTI LO SANNO?

Un altro aspetto decisamente critico riguarda la scarsa conoscenza delle nuove tecnologie. Per loro stessa ammissione, molti automobilisti italiani non sono sufficientemente informati sui sistemi di sicurezza della propria vettura, e pertanto non li sfruttano come dovrebbero. E anche quando i sistemi risultano noti, una parte importante dei conducenti avverte l’esigenza di sottoporsi a percorsi formativi per conseguire un livello di conoscenza e utilizzo più consapevole. La formazione potrebbe, inoltre, aiutare a superare il pregiudizio di coloro che considerano le tecnologie di guida assistita o autonoma dei semplici optional che rendono l’auto più ‘moderna’, invece che sistemi che possono salvare la vita degli occupanti dell’auto, di pedoni e ciclisti.

Un passo importante in questa direzione sarebbe quello di aggiornare i programmi di esame per i giovani che stanno per prendere la patente. Tali programmi, infatti, sono ancorati alle auto di ieri, mentre dovrebbero includere gli elementi di innovazione già presenti oggi sia in materia di guida assistita e autonoma che di nuovi vettori energetici.

RINNOVO PARCO CIRCOLANTE: LE AUTO ELETTRICHE NON SONO UNA SOLUZIONE IMMEDIATA

Tornando alla questione del lento rinnovo del parco circolante in Italia, l’analisi dei dati storici delle radiazioni per fascia d’età ha dimostrato come oltre 1/4 dei veicoli radiati abbia un’età compresa tra i 10 e i 15 anni e la quota più elevata di radiazioni sul totale radiato riguardi i veicoli della fascia 15-20 anni. Per queste ragioni, l’aumento pur significativo nelle vendite di veicoli elettrici e ibridi (in parte indotto dalla generosa politica di incentivi pubblici degli ultimi anni) sta avendo effetti quasi impercettibili sul rinnovo del parco. Al 31 dicembre 2022, infatti, questi veicoli rappresentavano lo 0,4% delle auto circolanti. E in futuro la situazione potrebbe cambiare assai poco, visto che l’85% degli italiani ritiene che, per i prossimi 10 anni, continuerà ad acquistare auto termiche o ibride, mentre solo il 14% pensa all’acquisto di un’auto elettrica.

Ciò significa che per almeno un trentennio, la percentuale di veicoli termici datati che circolerà sulle nostre strade resterà significativa. Per ridurre, entro il 2050, le emissioni inquinanti si rendono pertanto opportuni degli incentivi economici all’acquisto di modelli di bassa gamma (termici, ibridi o elettrici), purché ecologici, indirizzati soprattutto alle categorie meno abbienti. Seguendo l’esempio francese, l’ACI e la Fondazione Caracciolo ritengono che si possa attivare anche in Italia un leasing sociale da parte dello Stato, con facoltà per le famiglie a minor reddito di usufruire da subito di un’auto più sostenibile, tramite il pagamento di un modesto canone mensile e la possibilità (facoltativa) di riscattare il mezzo con una rata finale.

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