Anas nella bufera per tangenti su appalti. Gdf: “Deprimente”

Il blitz della Guardia di finanza in 11 Regioni per appalti truccati si è concluso con 10 arresti, tra cui un ex sottosegretario ai Trasporti

 
Anas nella bufera per tangenti su appalti. Gdf: “Deprimente” Il blitz della Guardia di finanza in 11 Regioni per appalti truccati si è concluso con 10 arresti

Il blitz della Guardia di finanza in 11 Regioni per appalti truccati si è concluso con 10 arresti, tra cui un ex sottosegretario ai Trasporti

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23 Ottobre 2015 - 08:10

Corruzione a tutto spiano, situazione “deprimente”, secondo la Guardia di finanza. Parliamo dello scandalo tangenti Anas (già nell'occhio del ciclone per i ripetuti e misteriosi crolli di ponti e viadotti), che ha portato all'arresto di ben 10 persone. Addirittura, il Coordinamento tecnico amministrativo di Anas era diventato la scuola della corruzione, dice un indagato intercettato. Il reparto viaggiava su un doppio binario: da una parte c'era quello di facciata. Dall'altra la logica criminale, che dietro tangenti si veicolavano gli atti in favore di imprenditori anche sponsorizzati dall'ex sottosegretario ai Trasporti Pd Luigi Giuseppe Meduri (foto lastampa.it), con i quali avrebbe organizzato anche un incontro con un ministro per far ottenere loro ulteriori appalti, come spiega il Sole 24 Ore.

INCHIESTA DAMA NERA – È il marcio che emerge dall'inchiesta Dama Nera della Procura della Repubblica di Roma, in cui si ipotizzano i reati di associazione per delinquere, corruzione e voto di scambio. È stata azzerata un'organizzazione radicata in Anas, che fino a settembre scorso manipolava le decisioni dell'ente. Chi sarebbe il numero uno? Antonella Accroglianò, responsabile del Coordinamento in rapporti poco trasparenti con la criminalità organizzata calabrese. Il condizionale è d'obbligo, perché sino a un'eventuale condanna definitiva non ci sono certezze. La signora è stata intercettata mentre parlava al telefono: “Speriamo di tenerci forte come abbiamo fatto fino ad adesso e di fare tutti un saltino in avanti per poterci aiutare, perché quello è poi lo scopo, chi cresce, chi fa un salto in avanti si porta gli altri dietro… questa è la scuola”. Ma ecco gli altri: i dirigenti Oreste De Grossi e Sergio Lagrotteria, e i dipendenti Giovanni Parlato e Antonio Ferrante. Ai domiciliari gli imprenditori Concetto Albino Bosco Lo Giudice e Domenico Costanzo, titolari delle società Tecnis spa e Cogip Infrastrutture spa, Giuliano Vidoni, della Vidoni spa, ed Eugenio Battaglia. Stessa misura per Giuseppe Meduri, ex sottosegretario ai Trasporti in carica dal 2006 al 2008 col Governo Prodi, nonché presidente della Regione Calabria dal 1999 al 2000. Il procuratore di Roma ha parlato di una sensazione deprimente della quotidianità della corruzione. 

QUANTE CILIEGIE… – Si parlavano in codice, gli arrestati: le tangenti erano ciliegie. Il Coordinamento tecnico Anas era in grado di risolvere ogni atto richiesto dagli imprenditori. Il tutto ricevendo in cambio “ciliegie” o “antinfiammatori”, come chiamavano in gergo le tangenti, per un ammontare di 2 milioni di euro (somma posta sotto sequestro). In più, c'erano le assunzioni di persone a loro vicine, come quando la Accroglianò chiede a Meduri di far avere un ruolo al fratello Guadino, non eletto alle scorse elezioni in Calabria. A far saltare sulla sedia c'è la questione Variante stradale di Morbello, in Piemonte. Una commessa da 145 milioni di euro che gli imprenditori Bosco Lo Giudice e Costanzo intendono trasferire alla Cossi Costruzioni spa. L'operazione finisce sotto il monitoraggio di Anac, presieduto da Raffaele Cantone. Il problema è che il trasferimento del contratto d'appalto sarebbe dovuto avvenire con una camuffata cessione di ramo d'azienda. Questo, per la Procura, in ipotesi di comportamenti fraudolenti, potrebbe dare luogo a un aggiramento delle regole di evidenza pubblica, giungendosi ad assegnare all'amministrazione un contraente che la stessa non ha scelto. Dietro l'operazione ci sarebbe stata una tangente da 150.000 euro. Il mediatore è Meduri, che fa entrare in contatto i due imprenditori con la Accroglianò. Un quadro da incubo, almeno così parrebbe, fatto di tangenti e posti di lavoro regalati in periodo di recessione.

L'ANAS RISPONDE – Il presidente Anas, Gianni Vittorio Armani (ha di recente preso il posto di Pietro Ciucci, dopo un'innumerevole sequela di scandali), esprime piena fiducia nel lavoro della Procura di Roma, con l'auspicio che possa arrivare velocemente a fare chiarezza sui fatti ed aiutare il vertice dell'azienda a voltare pagina.  L'Anas (che si costituirà in giudizio quale parte offesa) sta attivamente collaborando alle indagini della Guardia di Finanza, dando il massimo supporto anche in qualità di parte offesa dai fatti oggetto di indagine, accaduti negli anni passati. Insomma, l'Anas dice di essere vittima.

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