Airbag Takata: vendita vicina, ma l'azienda non andrà ai concorrenti

Il destino di Takata è segnato: il disastro degli airbag difettosi porterà alla vendita da cui l'Antitrust probabilmente terrà lontani i concorrenti

 
Airbag Takata: vendita vicina, ma l'azienda non andrà ai concorrenti Il destino di Takata è segnato: il disastro degli airbag difettosi porterà alla vendita da cui l'Antitrust probabilmente terrà lontani i concorrenti

Il destino di Takata è segnato: il disastro degli airbag difettosi porterà alla vendita da cui l'Antitrust probabilmente terrà lontani i concorrenti

11 Luglio 2016 - 04:07

La tragedia globale degli airbag difettosi sta avendo pesanti ripercussioni anche di tipo economico e industriale, con le Case che devono sostenere ingenti costi per i richiami (Honda sta aiutando i dealer Akura e Honda perché 1,7 milioni di automobili sono bloccate) e danni d'immagine non indifferenti. Questo tragico uragano non poteva non colpire anche il produttore di questi airbag avvelenato, la giapponese Takata, che ora si trova a dover cercare un acquirente per le proprie attività produttive. Fonti informate hanno infatti comunicato che sono in corso colloqui con una ventina di possibili acquirenti.

RISTRUTTURAZIONE PESANTE Takata è in cerca di investitori che credano nell'azienda e la tirino fuori dalle secche infide nella quale gli airbag assassini l'hanno fatta incagliare. La situazione non è però molto facile da dipanare e il fatto che lo scandalo degli airbag sia così scottante non aiuta nel trovare una soluzione. L'incarico di trovare uno o più investitori che abbiano fiducia nella società è stato affidato alla banca d'investimenti Lazard, che si trova sicuramente di fronte ad un compito non facile nel traghettare Takata al sicuro, operazione che comporterà sicuramente azioni drastiche e tagli. Le notizie di fine maggio davano il comitato direttivo di Takata ottimista riguardo un accordo con le Case, che sono poi i clienti dell'azienda, ma le adesioni dei Costruttori non sono sembrate così travolgenti.

UN DOSSIER CHE SCOTTA Fonti citate da Bloomberg parlano di una lista di ben 20 possibili acquirenti che sarà giocoforza ridotta quando si andrà avanti nelle trattative. Queste fonti riferiscono, sotto il vincolo dell'anonimato perché le trattative sono ancora in corso, che la società è aperta alla vendita ad un partner di private equity o ad un fornitore di componenti come pure ad una soluzione “mista”. Un importante fattore che ostacola la vendita è sicuramente la minaccia di cause costose per le responsabilità dell'Azienda che ha messo in circolazione componenti pericolosi e infatti Takata sta predisponendo con i suoi consulenti delle procedure per gestire il “rischio legale” (leggi come Takata sta accantonando 189 milioni preparandosi al peggio). Fra i nomi che circolano per un eventuale acquisto troviamo Bain Capital, PAG Asia Capital, KKR Co. e la cinese Ningbo Joyson Corp., proprietaria di Key Safety Systems, un grosso produttore di componenti per la sicurezza attiva e passiva con stabilimenti in 3 continenti.

L'OCCHIO DELL'ANTITRUST Altri “papabili” sono il fondo di private equity Blackstone, così come produttori globali di componenti come Lear Corp., la tedesca Continental e la giapponese Denso Corporation. Assenti dalle liste di Takata e Lazard diretti concorrenti come TRW e Autoliv perché un eventuale accordo potrebbe essere bloccato dalle Authority Antitrust perché l'Azienda risultante potrebbe avere una posizione dominante (i dubbi erano già venuti: Autoliv potrebbe avere il monopolio degli airbag?). Sollecitata al telefono al riguardo la portavoce di Takata Akiko Watanabe si è trincerata dietro uno stretto riserbo: “Non siamo in grado di fare alcun commento dato che abbiamo nominato una commissione esterna per preparare un piano di ristrutturazione ottimale per tutti i nostri azionisti”. Fra le tappe di quest'intricata vicenda ricordiamo che Takata ha formato un comitato direttivo nel mese di febbraio, proprio per elaborare il piano di ristrutturazione citato dalla Watanabe, mentre l'incarico a Lazard è stato dato a maggio. Per reperire fondi, Takata aveva venduto già ad aprile gran parte dei suoi 2,2 milioni di azioni Honda Motor, il suo più grande cliente, ma nella “pancia” di Takata ci sono (o c'erano) anche pacchetti di azioni di Toyota, Nissan, Fuji Heavy Industries, Mitsubishi e Suzuki per un valore di decine di milioni di dollari. Non stupisce quindi che Takata ha chiesto aiuto ai costruttori per un richiamo miliardario, dato che deve decidere come condividere con loro i costi: gli OEM sembrano però piuttosto tiepidi.

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