Auto aziendale: come funziona l’indennità di trasferta? Come funziona l’indennità di trasferta per i lavoratori con l’auto aziendale? Si tratta di uno strumento comune per aziende

Auto aziendale: come funziona l’indennità di trasferta?

Come funziona l’indennità di trasferta per i lavoratori con l’auto aziendale? Si tratta di uno strumento comune per aziende, dipendenti e collaboratori

7 Novembre 2022 - 04:11

Tutta la comodità di poter disporre di un’auto aziendale. Non solo per il dipendente che può così abbattere le spese di gestione e ottenere una indennità di trasferta, così come evitare l’usura del proprio veicolo. Ma anche per l’impresa stessa in quanto può tenere sotto controllo i costi, offrire un benefit ai lavoratori e sfruttare i vantaggi fiscali previsti dalla normativa vigente. Due aspetti meritano di essere subito evidenziati. Innanzitutto, a poter sfruttare questa opzione sono sia i lavoratori dipendenti e sia i collaboratori. In buona sostanza, tutti coloro che sono chiamati a spostarsi per lavoro per conto della propria azienda. Dopodiché, come abbiamo accennato, il lavoratore ha diritto al rimborso delle spese sostenute per la gestione dell’auto aziendale così come per il vitto, l’alloggio e il viaggio. Allo stesso tempo può ottenere una indennità di trasferta. Ed è proprio su quest’ultimo strumento che vogliamo adesso concentrare l’attenzione. Come funziona l’indennità di trasferta per i lavoratori che utilizzano l’auto aziendale?

INDENNITÀ DI TRASFERTA E AUTO AZIENDALE: QUANDO VIENE RICONOSCIUTA

Quando si parla di indennità di trasferta per i lavoratori che usano l’auto aziendale è subito fondamentale un primo chiarimento. Viene riconosciuta solamente quando lo spostamento per lavoro è temporaneo. Non quando il dipendente o il collaboratore ha cambiato sede a tempo indeterminato. Allo stesso tempo, le norme prevedono che il lavoratore non sia assunto come trasfertista. La ragione è molto semplice: il contratto prevede di svolgere l’attività in sedi sempre diverse e di conseguenza non ci sarebbe l’eccezionalità del caso che giustificherebbe il regime di facilitazione economica riconosciuto ai lavoratori in trasferta. Quando parliamo di facilitazione economica in relazione all’indennità di trasferta per i dipendenti facciamo riferimento alla possibilità per l’azienda di accedere a esenzioni fiscali e contributive. Naturalmente entro certi limiti. In pratica entro una soglia di spesa non si applicano tasse e contributi sugli importi corrisposte dal datore di lavoro per lo spostamento del lavoratore che guida l’auto aziendale.

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AUTO AZIENDALE: SOGLIE DI SPESA PER IL RICONOSCIMENTO DELLA INDENNITÀ DI TRASFERTA

Il taglio delle imposte e dei contributi della indennità di trasferta per i lavoratori che utilizzano l’auto aziendale è ammesso solo entro le soglie di spesa stabilite per legge. Più esattamente ne sono previste 3 per le trasferte in Italia e 3 per quelle fuori dai confini nazionali. Nel primo caso sono:

– 46,48 euro per le sole spese di viaggio;

– 30,99 euro per le spese di viaggio insieme a quelle di vitto o di alloggio;

– 15,49 euro per il rimborso a parte delle spese di viaggio insieme a quelle di vitto e di alloggio.

Se il dipendente o il collaboratore si sposta temporaneamente all’estero per lavoro, sull’indennità di trasferta non si applicano tasse e contributi fino alle seguenti soglie giornaliere:

– 77,47 euro per le sole spese di viaggio;

– 51,65 euro per le spese di viaggio insieme a quelle di vitto o di alloggio;

– 25,82 euro per il rimborso a parte delle spese di viaggio insieme a quelle di vitto e di alloggio.

Facciamo presente anche un caso particolare, quello delle spese di trasporto con i mezzi pubblici. In questo caso, il rimborso al lavoratore è esente da contributi e tasse, così come stabilito dal Testo Unico Imposte sui Redditi. A condizione che il lavoratore documenti le spese sostenute ovvero presenti tutto il materiale utile, come biglietti e ricevute, anche in formato digitale.

REDDITO E AUTO AZIENDALE: COME FUNZIONA

Dal punto di vista reddituale, l’auto aziendale assegnata al lavoratore per lo spostamento al di fuori della sede di lavoro non contribuisce a formare il reddito. Ma solo se l’azienda ha assegnato il veicolo per uso lavorativo. Un caso evidentemente differente è quello dell’auto aziendale per uso promiscuo. Utilizzata cioè sia per motivi lavoratori e sia per ragioni personali. In questo caso il mezzo costituisce reddito per il 30% del costo chilometrico annuo. Punto di riferimento per i calcoli sono le tabelle Aci per ciascuna vettura secondo una percorrenza media di 15.000 chilometri. E come metterla con le spese per il carburante tra gasolio e benzina? Ebbene, se la trasferta è al di fuori del comune della sede di lavoro, viene già contabilizzata nella voce di rimborso del costo chilometrico. Altrimenti un ulteriore rimborso spese rispetto a quello chilometrico è tutto imponibile ovvero soggetto a tasse e contributi.

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