Quanto spendono in strumenti e acquisizione dati RMI le officine IAM italiane?

Quanto spendono in strumenti e acquisizione dati RMI le officine IAM italiane?

Costi di acquisto attrezzature, aggiornamenti e RMI: come se la passano le officine IAM italiane? Il sondaggio con AsConAuto e CNA

di 
28 Ottobre 2024 - 09:34

L’accesso ai dati di riparazione (RMI) e di bordo delle auto più recenti diventa sempre più complesso e costoso, e le attrezzature diagnostiche indispensabili per il lavoro del meccatronico richiedono continui aggiornamenti talvolta anche costosi. Ma quante officine oggi riescono a sostenere i costi degli aggiornamenti? Quante invece preferiscono rivolgersi a colleghi meglio attrezzati o, nel caso delle officine IAM (Independent Aftermarket) alle reti ufficiali delle Case auto? La seconda indagine esclusiva ideata da SICURAUTO.it e realizzata dall’Osservatorio Connected Vehicle & Mobility del Politecnico di Milano, in collaborazione con AsConAuto (Associazione Nazionale Consorzi Concessionari Auto) e CNA, nasce dall’esigenza di comprendere a fondo le sfide che gli autoriparatori italiani affrontano quotidianamente con strumenti di diagnostica e costi.

LE OFFICINE IAM CHE HANNO RISPOSTO AL SONDAGGIO

A differenza dell’indagine pubblicata nel 3° Aftermarket Report, questa survey indaga l’esperienza e la quotidianità legate alla diagnostica e calibrazione dei sistemi di bordo e di sicurezza e come queste influenzino le decisioni operative degli autoriparatori. I risultati, raccolti grazie alla partecipazione attiva delle officine affiliate a CNA e AsConAuto, offrono uno spaccato rappresentativo della situazione attuale del settore IAM.

Al sondaggio hanno partecipato 191 aziende nel settore dell’autoriparazione IAM caratterizzate da una specifica attività, dimensione e specializzazione. Ecco l’identikit delle aziende che hanno risposto al sondaggio.

Il 51% delle officine ha da 3 a 5 addetti. In media il 68% ha almeno 1 addetto abilitato ad effettuare manutenzione e riparazioni su auto elettrificate (Full Hybrid, Electric e Plug-in), cioè circa 185 autoriparatori abilitati. Questa attività, dal 2024 sarà regolamentata dalla prima specifica tecnica CEI C13-17 di cui parliamo in anteprima in questo Report.

Il campione di officine che hanno partecipato alla survey online è ripartito tra meccatronici (37%), multiservice (35%), carrozzerie (22%), Centri Revisione Autoveicoli (4%) e gommisti (2%).

Alla domanda: “Ha fatto riparazioni o calibrazioni di sistemi ADAS?” Il 54% ha risposto di si, con una crescita del +6% rispetto al 2023. 1 azienda su 2 dichiara di aver effettuato riparazioni ai sistemi ADAS, ma meno di 1 su 5 lo fa abitualmente. Il 36% dei rispondenti vede i sistemi ADAS come un’opportunità di guadagno per la propria attività, mentre il 24% pensa che possano portare a un aumento dei costi da sostenere. In questo approfondimento, Launch Italy ci parla dell’importanza degli strumenti diagnostici multimarca per l’IAM.

“Quanti strumenti di diagnosi OBD (On Board Diagnostic) dispone la tua azienda?” La quota maggiore utilizza 2 apparecchiature (33%) e da 3 a 5 apparecchiature (32%), mentre il 23% dispone di una sola apparecchiatura per la diagnosi. Tra i rispondenti però oltre un terzo (36%) è dotato anche di apparecchiatura diagnostica OE (Original Equipment).

Questi numeri si ripercuotono sull’attività dell’officina quando l’attrezzatura multimarca IAM non è aggiornata o adeguata all’intervento da effettuare. In tal caso, il 34% si rivolge alla rete ufficiale del Costruttore auto e solo nel 31% alla diagnosi da remoto tramite attrezzatura in dotazione. In questo caso il 75% spende in media meno di 100 euro al mese per i servizi di accesso o diagnosi da remoto. Chi si rivolge alle reti OE lo fa per aggiornamenti software (47%), programmazione chiavi (43%) o programmazione centralina motore e cambio (35%).

QUANTO È AGGIORNATA L’ATTREZZATURA DIAGNOSTICA DELLE OFFICINE?

Il 91% delle officine ha scaricato nel 2024 l’ultimo aggiornamento software per l’attrezzatura che per il 65% ha in media 2-3 anni. Tuttavia solo il 28% ha accesso a tutte le centraline, mentre il 54% di autoriparatori afferma di poter accedere fino al 90% delle centraline.

I principali ostacoli comunicati dalle officine con la diagnosi OBD sono il blocco del Costruttore (60%), il database non aggiornato con il modello di auto da riparare (40%) e il software non aggiornato (18%).

QUANTO INVESTONO LE OFFICINE NELLE ATTREZZATURE DA DIAGNOSI?

Oltre 3 aziende su 5 investono tra i 2.000 e i 10.000 euro in attrezzature OBD, mentre il 34% ha speso oltre 10.000 euro. I costi non si limitano però al solo acquisto, come abbiamo anticipato: il 51% degli autoriparatori che hanno risposto investe tra i 2 e i 3 mila euro per gli aggiornamenti software delle attrezzature.

INFORMAZIONI TECNICHE RMI: SOLO 1 SU 5 NON HA PROBLEMI A REPERIRLE

Circa la metà dei rispondenti (il 46%) si rivolge al fornitore dell’attrezzatura OBD per ottenere anche le informazioni RMI (Repair and Maintenance Information) necessarie. Il 40% si rivolge al network a cui appartiene, mentre il restante 30% si rivolge ad altri software specializzati in RMI. In media il 46% ha dichiarato di aver avuto problemi a reperire le informazioni tecniche “qualche volta”.

INVESTIMENTI FUTURI PRIORITARI PER LE OFFICINE IAM

Alla domanda Su quali asset prevede di investire maggiormente nei prossimi 5 anni?, formazione e assunzione di nuovo personale specializzato è in testa al 33%, seguita da servizi tecnologici e informatici (26%), nuove certificazioni (24%, in calo del 6% sul 2023), riorganizzazione aziendale (19%) e acquisizioni o fusioni (7%). Tra le skill professionali più richieste dalle officine ci sono esperienze digitali e con le tecnologie per il 25% dei rispondenti.

Commenta con la tua opinione

X