Paradosso Cina: le ICE restano nella “roadmap” fino al 2060

Paradosso Cina: le ICE restano nella “roadmap” fino al 2060

La Cina pianifica una transizione graduale: motore a combustione e combustibili alternativi al centro dell'agenda al 2060

19 Gennaio 2024 - 13:33

La Cina ha davvero poco in comune con i piani di decarbonizzazione dell’Europa, al netto delle ambizioni, la sua strategia si basa su un obiettivo carbon neutrality nel 2060. Restando nell’ambito dell’industria automobilistica, l’Europa ha votato una proposta di Ban alle auto ICE dal 2035, ammorbidita sugli e-fuel solo grazie al braccio di ferro con la Germania. La Cina invece ha pianificato una strategia di riduzione delle emissioni più rilassata, investendo nelle auto elettriche, ma anche nei motori a combustione interna più puliti in Joint Venture con Costruttori stranieri.

IL RAPPORTO DELL’IEA SULLA NEUTRALITA’ AL CARBONIO DELLA CINA

Prima facciamo una parentesi più ampia, sulla neutralità al carbonio in Cina, perché non bisogna lasciarsi illudere dalla presunta inerzia cinese al cambiamento. Secondo le stime dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), la Cina potrebbe raggiungere la neutralità al carbonio anche prima dell’Europa, che l’ha previsto nel 2050. Come è riportato nel World Energy Outlook 2023, in Cina a partire dal 2024 inizierà un declino dell’uso di combustibili fossili. Vuol dire che rispetto alle stime di qualche anno fa, si potrebbe raggiungere il picco di emissioni di carbonio già nel 2024, 6 anni prima rispetto alle previsioni che lo individuavano nel 2030.

Il rapporto dell’IEA afferma che “Negli ultimi dieci anni la Cina ha rappresentato quasi due terzi dell’aumento dell’uso del petrolio a livello globale, un terzo del gas naturale, ed è stato l’attore principale nei mercati del carbone. Ma è ampiamente riconosciuto, anche dalla leadership del paese, che l’economia cinese sta raggiungendo un punto di flesso”. Rispetto a quanto previsto nel WEO 2021, la Cina ha triplicato i suoi obiettivi per solare fotovoltaico ed eolico offshore per il 2030.

LE STRADE DELL’INDUSTRIA AUTOMOBILISTICA IN CINA: ICE, ELETTRICHE, PHEV E IDROGENO

Anche spostando il focus all’ambito automotive l’industria cinese ha puntato a una strategia multilivello. Mentre l’industria tedesca ha battuto i pugni sul tavolo della Commissione europea per raggiungere un accordo sugli e-fuel (su cui sono ancora forti dubbi sul “prezzo alla pompa”), la Cina viaggia a due velocità:

  • la produzione di auto 100% elettriche, spinta dai maggiori Costruttori di autoveicoli (BYD in testa che dal 2022 ha iniziato a produrre solo BEV e Plug-in);
  • assecondare una domanda imponente di auto tradizionali con motore a combustione interna su mercati più lenti o “in crisi”, vedi il Messico, il sud-est asiatico, la Russia, etc. Grazie a questa ha superato il Giappone diventando primo Paese nelle esportazioni di auto al mondo;
  • poi c’è quella che si piazza a metà sviluppando tecnologie meno impattanti sull’ambiente che permettano di prolungare la vita dei motori a combustione interna.

INVESTIMENTI SU MOTORI TERMICI E IBRIDI, COMBUSTIBILI SINTETICI E IDROGENO

La joint venture tra Geely e Renault è emblematica della strategia lungimirante basata sulla neutralità che forse è mancata nella visione politica di misure più drastiche. Renault Group e Geely (proprietaria di Volvo e maggiore azionista di Lotus, Daimler AG, Aston Martin e molti altri Brand) hanno siglato un accordo di joint-venture, con una quota del 50%, per sviluppare gruppi di motopropulsori termici, ibridi e a basse emissioni.

Un comunicato diffuso da Renault nel 2023, parla di 17 stabilimenti meccanici di motori e trasmissioni, nonché 5 centri di R&S, con sede in 3 continenti e 19.000 dipendenti”. Ma è ancora l’IEA a spiegare la strategia a lungo termine della Cina: “La Cina ricopre un ruolo dominante nella formazione delle tendenze nel settore dell’energia a livello mondiale; questa influenza si evolve man mano che la sua economia rallenta, la sua struttura si adegua e l’uso di energia pulita aumenta”.

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