
Proseguono le trattative tra il nostro Governo e Dongfeng per aprire una fabbrica di automobili in Italia, con l'azienda cinese che avrebbe già dettato le proprie condizioni
Il gruppo cinese Dongfeng Motor è tra le case automobilistiche che sono in contatto con il Governo italiano per aprire un sito produttivo nel nostro Paese. Condizione imprescindibile, secondo il ministro delle Imprese Adolfo Urso, per raggiungere o ancora meglio superare la quota di 1 milione di veicoli all’anno prodotti in Italia, assodato che Stellantis, nonostante le promesse, non sembra in grado di farcela da sola (anzi sta diminuendo, e neppure di poco). Negli ultimi mesi i colloqui tra Dongfeng e il Governo si sarebbero infittiti, tanto che i cinesi avrebbero già dettato le condizioni per venire a produrre automobili in Italia. Condizioni che avranno probabilmente fatto sbiancare i nostri rappresentanti…
LE CONDIZIONI DI DONGFENG PER PRODURRE AUTO IN ITALIA: IL RUOLO DI HUAWEI
Infatti, secondo le indiscrezioni riportate dal Corriere della Sera, le richieste di Dongfeng risulterebbero molto impattanti e per larga parte inaccettabili. Ma del resto c’era da aspettarselo, considerando che la Cina di rado accetta un’intesa senza porre le proprie (pesanti) condizioni, che in genere sono sempre di carattere strategico e non solo finanziario o industriale.
Per il Corriere, parallelamente alle discussioni sugli impianti e la logistica, le controparti di Pechino avrebbero per esempio iniziato a sollecitare il nostro Governo su un ruolo di Huawei nelle infrastrutture di telecomunicazioni in Italia. A questo proposito giova ricordare che sebbene Huawei sia già presente da noi con un’ampia offerta di smartphone e altri dispositivi mobili, i suoi servizi di rete sono ormai proibiti da vari Paesi, a partire da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Nuova Zelanda, per i sospetti legami con i servizi segreti cinesi. E la stessa Unione Europea, circa un anno fa, ha annunciato misure (che per ora non si sono viste) per evitare che le comunicazioni delle imprese europee fossero esposte a reti mobili che usano Huawei quale fornitore.
LE RICHIESTE SULL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Da parte cinese si starebbe inoltre provando ad aprire un confronto con l’Italia sull’intelligenza artificiale. Il Corriere della Sera ricorda che quando Giorgia Meloni visitò Xi Jinping a fine luglio, nel comunicato ufficiale si leggeva che i leader di Roma e di Pechino si erano “concentrati su alcune delle grandi questioni di interesse comune, inclusa l’intelligenza artificiale“. Ora i negoziatori cinesi dell’affaire Dongfeng avrebbero chiesto all’Italia di attivare una mappatura della nuova tecnologia nel Paese, ufficialmente per capire dove e come si potrebbe approfondire la cooperazione bilaterale in proposito.
CINA CERCA L’APPOGGIO DELL’ITALIA SUI DAZI UE
L’ultima richiesta, recapitata direttamente dal ministro del Commercio cinese, Wang Wentao, in visita a Roma dieci giorni fa, riguarderebbe l’appoggio di Roma sulla questione dei dazi UE sull’import di auto elettriche cinesi, già varati in via provvisoria dalla Commissione europea e attesi al giudizio definitivo a inizio ottobre. Su questo punto, però, l’Italia avrebbe risposto seccamente di no, confermando il suo parere favorevole all’applicazione dei dazi.
Insomma, anche se i colloqui proseguono, la trattativa tra Dongfeng e il Governo per un secondo produttore di auto in Italia appare in salita, considerate le condizioni ‘capestro’ avanzate dai cinesi. E non risolverebbe nulla cambiare interlocutore, poiché tutte le aziende automobilistiche cinesi, da Chery a BYD, sono direttamente controllate dallo Stato e dal partito dominante. Ma l’eventuale nulla di fatto con la Cina potrebbe non essere un grande danno: sempre secondo il Corriere, anche nell’ipotesi di esito positivo della trattativa, Dongfeng si limiterebbe a portare in Italia dei “centri di assemblaggio di pezzi made in China“, con una “quota di componenti italiane ridotta e a basso valore aggiunto“.