Vendevano auto “fantasma”: quattro arresti in Toscana

Vendevano auto “fantasma”: quattro arresti in Toscana Un trucco vecchio come il mondo dal quale non è facile difendersi. Ai truffati

Un trucco vecchio come il mondo dal quale non è facile difendersi. Ai truffati, non meno di 25, resta una consolazione: i furbi sono stati beccati e attualmente si trovano ai domicliari

28 Aprile 2011 - 05:04

Nell'ambito delle truffe “automobilistiche” è una delle più classiche. Anzi, possiamo dire che quella il cui copione prevede la raccolta dai clienti di anticipi in denaro per l'acquisto delle vetture e poi la fuga a gambe levate del venditore con le tasche piene senza averle consegnate è una truffa vecchia quasi quanto l'automobile stessa. Eppure è proprio questo il giochetto messo in piedi da una banda di malfattori che operavano da un autosalone di Pistoia il cui nome era “Elegance”.

OPERAZIONE “GHOST CAR” – I quattro, tre campani e un toscano, sono attualmente agli arresti domiciliari con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. L'attività investigativa della squadra di Polizia Giudiziaria della Stradale pistoiese, guidata dalla responsabile provinciale Rita Palladino, e del pubblico ministero di Pistoia Gerardo Grieco, è stata battezzata molto opportunamente operazione “Operazione Ghost Car”. Di solito l'espediente di ritardare la consegna delle vetture dopo aver ricevuto l'anticipo o il saldo viene attuato dai commercianti d'auto quale rimedio a un periodo di momentanee difficoltà. Insomma, una boccata d'ossigeno per sistemare i conti in disordine, dopo la quale magari l'attività ritorna normale o quasi. Riguardo alla vicenda in questione, invece, negli inquirenti ha cominciato a far capolino il fondato sospetto, poi confermato, che l'autosalone Elegance fosse stato aperto fin dall'inizio appositamente per servire da base ai truffatori, che di consegnare le vetture promesse sembra proprio non avessero alcuna intenzione.

SOLDI SÌ, CONSEGNA NO – È stato infatti accertato che il trucco consisteva spesso nel vendere una vettura giacente in conto deposito, ossia affidata da altri clienti all'autosalone per tentarne la rivendita. In almeno un caso, la stessa auto è stata piazzata (incassando in tutto o in parte il denaro corrispondente al suo prezzo) almeno quattro volte ad altrettanti acquirenti, senza mai pagarla al vero proprietario che l'aveva affidata in conto vendita all'autosalone truffaldino. I clienti venivano attirati nel negozio, posto al piano terra di un condominio, grazie ad annunci su internet dove le vetture venivano offerte a un prezzo molto allettante. Secondo la Polstrada il sito internet della Elegance risulta attualmente inattivo, ma SicurAUTO.it ha scovato qualche suo annuncio tuttora pubblicato su un portale di inserzioni di vetture, tra i quali quello a corredo di questo articolo, relativo a una Nissan Qashqai 1.5 dCi nuova (o meglio, con km zero) offerta a 19.900 euro.

“VENGA A TROVARCI” – Quando l'interessato, dopo aver visionato l'annuncio, telefonava per ottenere maggiori informazioni un gentilissimo venditore lo invitava con modi ineccepibili a una visita di persona per rendersi conto delle qualità della macchina. Stipulato poi il contratto d'acquisto, la consegna dell'auto veniva continuamente rimandata con i pretesti più disparati, attribuendo i ritardi a difficoltà burocratiche o d'altro genere. Non conosciamo nei dettagli di che genere fossero le presunte “difficoltà”, ma è il caso di ricordare che oggigiorno, dopo l'istituzione dello sportello telematico dell'automobilista, immatricolazioni e passaggi di proprietà sono immediati e si riceve subito la documentazione definitiva. Quindi, se un commerciante parla di disguidi non meglio precisati, è meglio insospettirsi perché quasi certamente si tratta di pretesti inventati sui quali è meglio indagare. Quel che è certo è che ogni auto della Elegance era un vero specchietto per le allodole: veniva venduta a diverse persone, ma nessuno riusciva a ottenerla. Nella trappola sono cadute almeno 25 persone, ma il loro numero è basato sulle segnalazioni e le denunce raccolte dalla Polstrada, alle quali potrebbero seguirne altre. Gli inquirenti hanno accertato che i truffatori non avevano alcuno scrupolo a “spennare” anche persone bisognose o malate, riservando a tutte lo stesso trattamento. Risulta che alcuni di loro, dopo aver versato un anticipo, hanno provveduto ad accendere un finanziamento per le rate dell'auto, un debito che, molto probabilmente, ora dovranno onorare.

PREMIATA DITTA “TRUFFE & RAGGIRI” – I proventi delle truffe, che superano certamente i 300 mila euro e probabilmente sono più vicini ai 500 mila, venivano investiti in altre società (per ora ne sono state scoperte otto, tutte estranee alle attività di commercio d'automobili) che facevano capo alla “banda dei quattro”. L'attività criminosa è proseguita fino a quando la Polstrada, visitando l'autosalone nell'ambito di normali controlli amministrativi, s'è accorta di qualcosa che non andava: non c'era corrispondenza tra il numero dei contratti stipulati e quello delle vetture effettivamente transitate e intermediate dall'azienda. Quando il raggiro è venuto alla luce nelle sue reali dimensioni, però, le denunce avevano cominciato a fioccare e i “commercianti”, ormai in allerta, avevano già provveduto a chiudere l'autosalone e a spostare le loro attività altrove. Per catturare i componenti della banda, infatti, gli inquirenti hanno dovuto ricorrere ai comandi dipendenti di Montecatini Terme e San Marcello Pistoiese, al Compartimento di Firenze e alle sezioni di Prato e Lucca.

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