Uber: il Consiglio di Stato conferma i limiti, ora si va al Tar Il ride hailing non è la soluzione alla CO2 in UK

Uber: il Consiglio di Stato conferma i limiti, ora si va al Tar

Nuova pronuncia contro Uber: il Consiglio di Stato conferma i limiti al settore NCC, ma la partita non è ancora chiusa perché la decisione nel merito spetta adesso al Tar del Lazio.

7 Ottobre 2019 - 10:10

Nuova pronunciamento negativo per Uber: il Consiglio di Stato non ha sospeso l’efficacia della Circolare Interpretativa del decreto di riforma del settore NCC, come invece aveva chiesto l’azienda americana. Restano così in vigore le norme restrittive decise lo scorso mese di gennaio con il DDL Semplificazioni, che impongono severi paletti a chi svolge il servizio di Noleggio Con Conducente (categoria di cui fanno parte gli autisti Uber). Come iniziare e terminare il servizio sempre presso la propria rimessa, o compilare il foglio di servizio anche dopo le prenotazioni online. La partita comunque non è affatto chiusa, dato che il Consiglio di Stato ha soltanto negato la sospensione del decreto rinviando la decisione nel merito al Tar del Lazio, che si esprimerà nelle prossime settimane.

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Ovviamente le rappresentanze sindacali dei tassisti, grandi avversari di Uber, hanno commentato con favore la pronuncia del Consiglio di Stato di non accogliere la richiesta di sospensiva delle norme che regolano il settore NCC, auspicando nel contempo la necessità di una riforma che disciplini in modo chiaro e netto l’operato delle piattaforme tecnologiche, introducendo per esempio nuove misure contro l’evasione fiscale. “Speriamo si possa far pagare regolarmente le tasse ai grandi operatori digitali”, è il commento unanime dei sindacati dei taxi. “Che stanno disarticolando il settore del trasporto pubblico non in linea e più in generale il mondo del lavoro, tutti puntualmente con sede legale in Paesi con un sistema fiscale più vantaggioso”.

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Contrariamente alle attese, l’azienda Uber ha reagito positivamente alla decisione del Consiglio di Stato di negare la sospensione del decreto di riforma del settore NCC, sottolineando che “l’ordinanza, sollecitando un intervento sul merito da parte del Tar del Lazio, ha dato un ulteriore segnale che l’Italia necessita di una riforma organica della mobilità”. Intanto il Codacons si è schierato apertamente dalla parte di Uber, commentando che qualsiasi limite al settore NCC rappresenta un danno per gli utenti: “La decisione del Consiglio di Stato contrasta nettamente con il nuovo mercato aperto alle tecnologie moderne e con le esigenze dei consumatori, che chiedono più scelta e tariffe più basse”.

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Approdata in Italia nel 2013 dopo il successo negli USA e in tanti altri posti, l’app del trasporto condiviso Uber prometteva di rivoluzionare il mondo della mobilità urbana, ma ha dovuto fare i conti con enormi difficoltà burocratiche e soprattutto con l’ostilità dei tassisti e della politica, limitando di fatto il proprio sviluppo nel nostro Paese (ma problemi ne ha incontrati un po’ ovunque). La prima mazzata per Uber è giunta nel 2015 con la sentenza del Tribunale di Milano che ha bloccato il servizio UberPop, accogliendo la denuncia dei tassisti per ‘concorrenza sleale’. Sentenza i cui effetti sono tutt’ora validi, visto che oggi in Italia è attivo soltanto il (costoso) servizio UberBlack, che consente il noleggio tramite app di una berlina nera con conducente professionista. Com’è noto UberBlack deve rispettare le rigide norme che regolano il settore NCC, acuite maggiormente dopo le recenti disposizioni.

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