Trasporti, Eurispes: rischio default in Italia

Trasporti, Eurispes: rischio default in Italia Città congestionate dal traffico

Città congestionate dal traffico, scarsi investimenti sul trasporto pubblico locale, una rete ferroviaria e metropolitana lontana dalla media europea

22 Febbraio 2013 - 07:02

Trasporto pubblico italiano: a leggere il rapporto Eurispes (Istituto di studi politici, economici e sociali, un ente privato che opera dal 1982), c'è da mettersi le mani nei capelli.

SIAMO AL LIMITE – Fra tagli al trasporto pubblico locale, aumento delle tariffe e la crisi economica (che costringe sempre più persone a lasciare la macchina in garage), il sistema della mobilità in Italia nei prossimi mesi rischia il default. Secondo l'Eurispes, il 52,2% dei cittadini per far fronte alla crisi ha ridotto, nel corso dell'ultimo anno, le spese per il carburante utilizzando in misura sempre maggiore i mezzi pubblici: attenzione, è una situazione al limite della sostenibilità, specialmente nelle grandi aree metropolitane, con gravi disservizi soprattutto a Milano, Roma e Napoli. Sono tre milioni i pendolari che ogni giorno per i loro spostamenti usano i treni e i mezzi pubblici; eppure – denuncia l'Eurispes – la politica nazionale dei trasporti e della mobilità in generale continua a scommettere sulla strada. Secondo quanto emerge da un recente studio di Legambiente, negli ultimi dieci anni il 71% dei finanziamenti della Legge Obiettivo sono stati destinati per le strade e autostrade, il 15% per le ferrovie e solo il restane 14% per le reti metropolitane.

INDIETRO IN EUROPA – Sempre stando all'Istituto, ci sono decenni di politiche sbagliate che la crisi economica sta mostrando in tutta la loro gravità. Nel confronto europeo, l'Italia evidenzia deficit strutturali significativi, con ritardi pesanti proprio nel comparto ferroviario: mentre in Europa mediamente ci sono 8 treni km per ciascun abitante, in Italia si scende a 5. Ma lo spread infrastrutturale aumenta soprattutto nelle grandi città. Se, mediamente, le altre metropoli europee possono disporre di circa 54 chilometri di rete metropolitana, in Italia la media crolla a soli 20 km. Perfino la Spagna batte l'Italia 1 a 0: la sola città di Madrid con i suoi 230 km di metropolitana supera l'intera rete di metropolitane del nostro Paese.

CAOS NEI CENTRI URBANI – Tra tutti gli indicatori del sistema dei trasporti, lo studio realizzato dalla Fondazione Caracciolo dell'ACI stima, per la sola congestione da traffico cittadino, un costo pari all'1% del Pil nelle economie avanzate. Una situazione al limite del collasso aggravata anche dal problema tutto italiano delle municipalizzate e della loro cattiva gestione, caratterizzata da alti costi operativi, anche il 30% in più rispetto alla media europea, e basse tariffe, in alcuni casi anche il 50% in meno. Carlo Tosti, direttore dell'Osservatorio Eurispes, utilizza una metafora efficace: “Il sistema dei trasporti per una nazione, può essere paragonato al sistema circolatorio del corpo umano. Se in alcune aree il sangue smette di circolare la parte va in necrosi. Questo è quanto sta accadendo nelle aree urbane e sub-urbane del nostro Paese. Quindi, vista anche l'attuale situazione economica, elaboriamo pure progetti grandiosi per i prossimi decenni, ma interveniamo subito nelle aree a maggior densità di traffico che interessano ogni giorno la vita della quasi totalità della popolazione attiva. Anche a beneficio della sicurezza stradale. Certo che affrontare questo tipo di problemi richiede, in termini d'investimenti, miglioramenti e aggiornamenti delle infrastrutture dei mezzi disponibili, e in termini organizzativi una rivisitazione dei contratti di servizio con gli operatori interessati affinché siano attuate una più efficiente organizzazione del trasporto locale e una più razionale utilizzazione dei mezzi e delle infrastrutture disponibili, facendo più ampio ricorso alle tecnologie informatiche (infomobilità)”. A questo proposito, che cosa propongono i candidati premier alle ormai imminenti elezioni politiche? Poco o nulla, con l'eccezione di Grillo, che comunque vuole fortemente limitare l'utilizzo della vettura privata.

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