Pedone precipita dal viadotto: risponde l'autostrada?

Pedone precipita dal viadotto: risponde l'autostrada? La Cassazione apre alla responsabilità del gestore per i danni al pedone imprudente che cade nel vuoto attraversando le carreggiate di un viadotto

La Cassazione apre alla responsabilità del gestore per i danni al pedone imprudente che cade nel vuoto attraversando le carreggiate di un viadotto

2 Luglio 2013 - 11:07

Interessante pronuncia della Suprema Corte in tema di responsabilità del gestore autostradale. Con la sentenza n. 15302 del 19.6.2013, la terza sezione civile della Corte di Cassazione ha annullato una sentenza della Corte d'Appello di Trieste che aveva rigettato la richiesta danni di una donna precipitata nello spazio vuoto tra una carreggiata e l'altra di un viadotto autostradale. Il ragionamento della corte di merito è semplice: la donna non poteva attraversare le carreggiate a piedi, è vietato. Quindi il volo dal viadotto, conclusosi con gravi lesioni, è stato causato dal suo comportamento imprudente e il gestore dell'autostrada non può risponderne. Un ragionamento semplice appunto, ma forse troppo, almeno così hanno sentenziato gli Ermellini, che hanno accolto il ricorso della danneggiata per difetto di motivazione della sentenza impugnata. Non basta, insomma, dire alla donna precipitata: “non potevi e non dovevi attraversare, quindi è colpa tua”.

UN'IMPRUDENZA CHE SI POTEVA EVITARE – Il fatto si connota indubbiamente per essersi verificato a causa di un'imprudenza evitabile. Non era una situazione di grave pericolo infatti, quella che ha spinto la malcapitata automobilista a scendere dall'auto e a muoversi a piedi per l'autostrada. Le era banalmente finita la benzina e, dopo essersi fatta dare un passaggio per raggiungere il distributore sito sulla carreggiata opposta, aveva deciso di semplificare le cose attraversando velocemente l'autostrada per tornare alla propria auto e riempire il serbatoio. La scarsa illuminazione, la brevità del viadotto, non si sa quali fattori abbiano determinato il dannosissimo errore di valutazione della donna. Non si trattò, comunque, dell'azione insensata di un ubriaco o di un pazzo. Di questi aspetti, ma anche di altri, secondo i Giudici di Piazza Cavour, bisognava tener conto.

NESSUNA ATTENZIONE ALLA DILIGENZA DEL GESTORE – Gli Ermellini snocciolano molte considerazioni sul bilanciamento delle responsabilità tra la donna imprudente e il gestore delle autostrade, ammonendo la Corte d'Appello che doveva fare più attenzione. Il pericolo non era così semplice da avvertire, a causa della scarsa illuminazione e della brevità del viadotto. Tanto che per la Corte era possibile per un pedone, fare affidamento sull'utilizzabilità dello spazio intermedio tra le due carreggiate. Non bisogna infatti fermarsi al caso di specie, che ha riguardato una persona che ha deciso di “prendere una scorciatoia”, ma pensare che possono esserci situazioni in cui uscire a piedi sulla carreggiata può essere necessario per tutelarsi da maggiori pericoli. In quei casi sarebbe necessario che gli utenti dell'autostrada avessero chiaro che buttarsi al di là del guard rail non è una buona idea. Infatti gli Ermellini citano proprio una pronuncia della Suprema Corte precedente a questo caso, in cui un automobilista che aveva cercato di mettersi in salvo dopo un tamponamento in corsia di sorpasso, era caduto nel vuoto. In tale caso, indubbiamente diverso ma non così tanto secondo i Giudici di Piazza Cavour, il gestore autostradale era stato condannato a risarcire. In conclusione, a conclusione di un articolato ragionamento, la Corte annulla la sentenza e rinvia alla stessa Corte d'Appello per una nuova decisione in diversa composizione.

LA COMPARAZIONE DELLE RESPONSABILITA'- In sostanza la Corte invita la Corte di merito che dovrà decidere, a tener conto di tutti gli aspetti della vicenda, analizzando le responsabilità di entrambe le parti. Non a caso gli Ermellini sottolineano che sì, la donna aveva tenuto una condotta vietatissima, ma l'incidente non era avvenuto perchè quella aveva attraversato, non era infatti stata investita, ma bensì perchè quella, una volta sulla carreggiata, aveva ritenuto fruibile uno spazio che poteva sembrarlo. Certo non si può ignorare l'incidenza del comportamento imprudente della danneggiata, ma nemmeno considerarlo come l'unica causa dell'evento. Forse dopo questa sentenza, compariranno cartelli indicanti il vuoto, o protezioni tra una carreggiata e l'altra. L'imprudenza delle persone è difficile da ridurre, ma la sicurezza delle strade può sempre aumentare.

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